Essere più produttivi lavorando di meno? Si può, in tre mosse
Qual è il numero di ore di lavoro ideale per massimizzare la propria produttività? Sono ancora molte le aziende nelle quali le sere passate su presentazioni e file Excel sono esibite come distintivi d’onore, ma ormai molti studi sostengono che la relazione tra quanto si lavora e quanto si produce non è semplice e lineare. Gli over 40, ad esempio, secondo una ricerca condotta in Australia su un campione di 6.500 persone, dovrebbero lavorare solo tre giorni la settimana per una produttività ottimale. Tutto il contrario di quanto sostiene Marissa Meyer, l’AD di Yahoo, con le sue 130 ore a settimana (18 al giorno, week-end compresi). I deludenti risultati del colosso di Sunnyvale, tuttavia, fanno riflettere sull’importanza del giusto riposo per prendere decisioni migliori e costruire un ecosistema di business più sano.
Senza arrivare a prospettive eccessive come quella di Tim Ferriss, che sostiene che basterebbero quattro ore alla settimana, il problema è diventato all’ordine del giorno tanto che Amazon sta lanciando una sperimentazione di 30 ore, per «creare un ambiente di lavoro tagliato su un orario ridotto e fatto apposta per incoraggiare successo e crescita della carriera».
Appurato quindi che le otto ore quotidiane sono un retaggio del passato, ecco tre suggerimenti per migliorare la propria efficienza e accorciare le giornate lavorative.
1. Darsi dei limiti di tempo
La Legge di Parkinson è un libro degli anni cinquanta di Cyril Northcote Parkinson che sostiene che «il lavoro si espande fino ad occupare tutto il tempo disponibile; più è il tempo e più il lavoro sembra importante e impegnativo». Viceversa quindi un vincolo di tempo “costringe” a impegnarsi con maggiore efficacia e attenzione. Il nemico numero uno in questo caso è il multitasking. Da anni diverse ricerche sostengono che concentrarsi su una sola cosa sia il vero fattore critico di successo nella produttività e che, al contrario, cercare di condurre più attività contemporaneamente possa abbassare il proprio quoziente di intelligenza quanto… fumare uno spinello! Queste, perlomeno, le conclusioni cui sono giunti i ricercatori dell’Istituto di Psichiatria dell’Università di Londra dopo aver analizzato il comportamento di 1.100 lavoratori britannici. Quindi: fare sempre una cosa per volta e porsi obiettivi come “essere a casa per cena”: Obama, ad esempio, non lavora dopo le 18:30, se non in caso di emergenze nazionali, e cerca di trascorrere sempre la sera in famiglia.
2. Imparare a gestire bene le proprie energie
Se il tempo è una risorsa finita, le energie sono uno strumento più flessibile. Uno studio condotto da Draugiem Group ha analizzato le correlazioni tra produttività e ore lavorate, scoprendo che i lavoratori più efficienti sono quelli che a 52 minuti di concentrazione su una sola attività, fanno seguire 17 minuti di pausa. Chi riesce a mantenere questo ritmo nel corso di tutta la giornata ha performance migliori, principalmente perché riesce a gestire al meglio le proprie energie. Secondo The Energy Project, una società di consulenza organizzativa che ha l’obiettivo di creare ecosistemi lavorativi più salutari ed efficaci, «siamo al nostro meglio quando riusciamo a muoverci in modo ritmico impiegando e rinnovando la nostra energia». Fisica, emotiva, mentale e spirituale: quattro sfere da coltivare per ritrovare il giusto allineamento tra le proprie istanze profonde e il lavoro.
3. Combattere il perfezionismo
Questo tratto psicologico, che spesso viene associato al successo, è in genere fortemente correlato alla paura di fallire e, quindi, alla procrastinazione. In La Via dell’Artista, Julia Cameron scrive: «Il perfezionismo è il rifiuto di andare oltre, è quella cosa che impedisce di proseguire, che crea situazioni di stallo in cui si resta impigliati in dettagli, in particolari che fanno perdere la visione d’insieme». Il tutto a discapito del nostro tempo e della nostra produttività. Se da un lato, è necessario superare quella mentalità “tutto-o-niente” per vedere i problemi in modo più equilibrato, dall’altro è utile conservare la cura e l’amore profondo per il proprio lavoro. Da perfezionisti negativi, bloccati dall’ansia, si può diventare perfezionisti positivi, orientati agli obiettivi. Dei… perfetti perfezionisti, secondo una bella definizione di Pshychology Today.
Riuscire a essere produttivi nel minor tempo possibile è sempre più una sfida che ci si presenta nelle nostre giornate intense. Sorridiamone, pensando che Woody Allen, nel 1975 in Effetti Collaterali, aveva già previsto tutto: «Io credo che le nuove tecnologie offrano grandi opportunità, ma anche che nascondano grandi pericoli. Il trucco sta nel cogliere le opportunità, evitare i pericoli e tornare a casa per l’ora di cena».