Essere generosi offre numerosi benefici: ecco quali
Sarà capitato a molti di noi assistere a scene di generosità, in alcuni casi anche molto eloquenti e toccanti. Anche nelle Sacre Scritture cattoliche, ad esempio, si narra di una anziana donna che dona pochi spiccioli, quelli che le servirebbero per vivere, con umiltà e modestia, mentre la persona benestante dona il superfluo, rumoreggiando e pavoneggiandosi del gesto per essere ammirata e magari anche ringraziata.
Esistono culture in cui il rispetto per l’ospite è sacro al punto che viene trattato con maggiore abbondanza e magnificenza rispetto a come i padroni di casa trattano se stessi.
Quello che colpisce particolarmente l’attenzione è il fatto che le persone più economicamente svantaggiate sembrano anche quelle più predisposte alla generosità, pur relativamente alle loro possibilità. Queste persone, anche se non donano oggetti o denaro in ampia quantità in senso assoluto, regalano una quantità elevata in relazione alle loro possibilità, al punto che talvolta fanno sacrifici, si infliggono privazioni per compiere ciò. Inoltre, anziché essere tristi o vivere questa loro propensione come un peso, un sacrificio, nel compiere questo manifestano grande serenità e gioia.
Al contrario, le persone benestanti, anche se magari donano in senso assoluto maggiori quantità di soldi o oggetti, in realtà quello che offrono è superfluo. Per fare questo non si sottopongono ad alcun tipo di limitazione né privazione.
È solo un’impressione di noi che osserviamo o c’è una verità suffragata dalla scienza in questo? E, nel caso, come mai accade?
Presso il Greater Good Science della Berkley University sono state condotte alcune ricerche tese a comprendere i comportamenti più o meno generosi delle persone, la loro propensione a offrire più o meno al prossimo.
Ogni individuo appartiene ad una classe socioeconomica che si definisce in base all’educazione ricevuta, il reddito, la professione svolta.
Ad esempio, nel corso di un esperimento si è visto che quando venivano dati dieci dollari che si potevano offrire a degli sconosciuti, si è notato che le persone di ceto sociale più basso tendevano ad essere più generose. Questi dati sembrano essere congruenti con quelli che derivano dalle statistiche americane in base alle quali coloro che hanno redditi più bassi donano una percentuale maggiore del loro reddito ogni anno (4,95% versus 2,95%).
Inoltre, tali persone sembrano essere più inclini a fidarsi degli sconosciuti, più propense ad aiutare le persone in difficoltà, a essere più gentili e prosociali, mentre le persone più abbienti figurano come meno etiche, egoiste, propense a mentire e a spettegolare.
Perché le persone meno abbienti sono più generose?
Pare che la compassione sia una delle caratteristiche che rende più inclini alla generosità. Una ricerca ha messo in luce che se alle persone di classe sociale più elevata vengono stimolati vissuti di compassione anche la loro propensione a donare aumenta di conseguenza per arrivare a raggiungere livelli simili a quelli delle persone di status più basso.
Sembra che le persone meno abbienti siano particolarmente connesse tra loro e al mondo circostante, psicologicamente e socialmente. Nella loro vita sono più dipendenti dagli altri e forse proprio in virtù di ciò mostrano più empatia e sono più in sintonia con gli altri e con i loro bisogni. Quando, però, ci si eleva socialmente pare che si tenda a perdere questa abilità di mettersi nei panni del prossimo e delle sue necessità.
Inoltre si è anche rilevato che le persone di status più elevato tendono ad essere più focalizzate su se stesse, il loro stato interiore, gli obiettivi, le motivazioni, le emozioni, pensano al futuro e a risparmiare, invece quelle di status inferiore sono più centrate verso l’esterno, i bisogni altrui e il presente. Al pari delle persone anziane i meno abbienti sono spinti dall’istinto a donare nell’immediato e pensano poco alle eventuali ripercussioni che tale gesto potrebbe avere sul loro futuro.
Questo atteggiamento di maggiore propensione al risparmio delle persone più facoltose comporta il rischio di esacerbare la disuguaglianza economica e sociale, anche se le ricerche hanno dimostrato che stimolando vissuti di compassione si può suscitare in modo concomitante la disponibilità ad essere generosi.
Meglio essere generosi o egoisti?
Secondo la biologia evolutiva la sopravvivenza della nostra specie si basa proprio sulla cooperazione. Esistono nel cervello delle aree che si attivano quando manifestiamo concretamente la generosità e che suscitano piacere in noi. Inoltre, i comportamenti generosi sono contagiosi.
Quando noi collaboriamo si libera nel cervello un neuropeptide chiamato ossitocina. Pare che esistano dei geni specifici sul terzo cromosoma che contribuiscono alla creazione del sistema dell’ossitocina e coloro che hanno una particolare versione di esso appaiono molto generosi. Per certi versi, quindi, è come se fossimo geneticamente programmati per cooperare.
L’ossitocina non solo è coinvolta nel processo di allattamento al seno, ma si è visto che contribuisce a creare legami di fiducia, condivisione e collaborazione. Se si spruzza dell’ossitocina nelle narici delle persone si è visto che sono più inclini a dare più soldi agli estranei, sono più capaci di decodificare le emozioni, si crea un più profondo senso di legame e vicinanza con il proprio gruppo, se si litiga col partner si riesce a risolvere il conflitto in modo più costruttivo.
I benefici dell’essere generosi, secondo le ricerche scientifiche, pare che siano numerosi: oltre ad un’intrinseca gratificazione e piacere che ne derivano, pare che si sia più soddisfatti della propria vita, che si abbia una aspettativa di vita più lunga, che ci si senta più liberi, padroni di se stessi e capaci di esprimersi, che si sia meno stressati e più felici.
In questo senso si è visto che anche i moderni social network come ad esempio Facebook possono essere dei validi contesti in cui alimentare la generosità.
Le occasioni per essere generosi, quindi, volendo ci sono e sono numerose. Sta a noi scegliere quelle in cui ci sentiamo più a nostro agio e agire in esse. Del resto, i benefici sia per chi dà, sia per chi riceve sono notevoli e forse può valere la pena mettersi in gioco.