Elogio delle grandi città: qui, grazie alla biodiversità, natura e tecnologia producono il futuro
Il mondo è in vertiginoso mutamento, stiamo vivendo un’evoluzione antropologica e comportamentale, prima ancora che tecnologica. La password per connetterci col mondo che cambia è: biodiversità. C’è dentro tutto, credetemi. Perché è attraverso la biodiversità, la sua estensione in ogni direzione, che la vita stessa si alimenta, cresce e si espande. Vale per la natura, per quella seconda natura costituita dai prodotti umani, per le idee, per le possibilità di scelta, per gli stili e i linguaggi, per le varietà umane e quelle animali, insomma per tutto quanto.
Provate a guardarvi intorno: è dove ci sono più connessioni, più intrecci, più comunicazioni, più combinazioni, che tutto è più vivo e più vivibile. Perché più ci sono incontri e più si crea varietà, e più si crea varietà più un luogo, una cultura, una società è attraente, dinamica, energetica.
Prendiamo le più grandi città del pianeta: quello che spinge irresistibilmente decine di milioni di noi a vivere a New York, Los Angeles, Londra, Tokyo, Shangai, ma anche più in piccolo a Milano e Roma, è proprio la loro enorme biodiversità. Le grandi metropoli contengono, producono e moltiplicano varietà, funzionano in questo senso come veri e propri organismi viventi.
La dinamica dei movimenti, degli incontri, delle azioni in una grande città è identica a quella dei batteri, dei neuroni, dei codici genetici: si intrecciano, si scambiano, si accoppiano e si respingono. La maggior parte di queste connessioni non porta a nulla (la biodiversità non è affatto “buona”, anzi produce contraddizioni mentre produce evoluzione), alcune creano invece qualcosa di più complesso, nuove forme di vita. È da sempre il metabolismo del processo biologico, che oggi si arricchisce e si espande perché tutte le nuove tecnologie sono fondate sullo scatenamento delle connessioni.
Io credo con tutte le mie forze che su questa essenza, su questo metabolismo, noi dovremmo modellare le nostre forme di pensiero, dovremmo pensare allo stesso modo in cui funzionano gli organismi viventi. Per dirne una, le ideologie producono danni inenarrabili proprio perché pretendono di ridurre e di ingabbiare questa inestimabile rete di combinazioni. Mentre la vita non è ideologica, la vita è biologica e vitale.
Personalmente ho per istinto, molto prima di averne consapevolezza, diffidato dai sistemi di pensiero – la maggior parte di quelli intellettuali e spirituali – che si sono allontanati dal biologico mettendolo sul gradino. A me è sembrato che il loro mondo mentale fosse non più elevato ma più artificioso, più astratto, meno vivo, e mi sono sempre orientato verso quel pensiero che al contrario valorizzava il biologico e anche il fisiologico, il corpo e il movimento (il Tao, Eraclito, Nietzsche).
È per questo che oggi abbiamo assoluto bisogno di pensare che biologico e tecnologico, natura e prodotti umani, sono niente affatto in opposizione ma anzi funzionano in simbiosi e in co-evoluzione. Perché è quando riesce ad abbracciare spinte diverse e a produrre varietà che la nostra esistenza evolve e ci arricchisce.