La parola pronunciata più spesso dai grandi leader è "no"
“No”: solo due lettere nelle quali si nasconde un potere grandissimo. Una delle malattie della contemporaneità, e spesso uno dei corollari del successo, sono le richieste crescenti di chi ci sta attorno. Se stiamo percorrendo la strada corretta, se stiamo giustamente festeggiando ogni tappa e diventiamo via via più più sicuri di noi stessi cominciamo tipicamente a essere subissati di attenzioni; i conoscenti ci chiedono aiuto per trovare un nuovo lavoro, i capi ci invitano a riunioni e conferenze, gli amici (anche quelli che non sentivamo da un po’) vogliono vederci per farsi raccontare tutto senza avidità di dettagli. La verità, però, è che ciascuna di queste attività sottrae tempo prezioso al nostro riposo e alla nostra raccolta di pensieri. Quanto più diamo, quanto più ci impegniamo tanto più funzioniamo dunque… tanto più esausti siamo. Ed ecco perché dire “no” diventa fondamentale. Non esiste parola in grado di rassicurare di più noi stessi sulla nostra stessa assertività, perché pronunciandola mettiamo dei paletti e dei confini indispensabili al nostro benessere. Per questo “no” è la parola dei grandi leader, testimone di forza di carattere e determinazione, una forma di cura nei confronti di noi stessi che si riflette immediatamente sulla percezione degli altri. “No” vuol dire: ci ho pensato e ho deciso. “No” vuol dire: tengo ai miei spazi, che sono solo i miei. “No” vuol dire: rispetto le mie stesse esigenze.