Da soft skill a power skill: il futuro del lavoro
Per avere successo nel mercato del lavoro è fondamentale un mix di competenze hard e soft. Ma quali sono le differenze?
Oltre 120 milioni di lavoratori nelle 12 maggiori economie mondiali potrebbero aver bisogno di essere riqualificati nei prossimi 3 anni. Il futuro del lavoro è legato allo sviluppo delle soft skill. A dirlo è una recente ricerca dell’IBM Institute for Business Value, che evidenzia anche l’importanza fondamentale del talento nelle aziende.
Il futuro del lavoro è legato alle competenze umane
Gli Amministratori Delegati interrogati da IBM hanno dichiarato che l’investimento nelle persone è il primo modo per accelerare le prestazioni. Le competenze trasversali sono quelle più utili nel mondo moderno e sono anche quelle che ci rendono insostituibili (anche dalle macchine).
Per avere successo nel mercato del lavoro è fondamentale un mix di competenze hard e soft (conosciute anche come skill comportamentali). Mentre fino al 2015 le abilità digitali erano tra le più ricercate, oggi si sta verificando una netta inversione di rotta. “Il punto di vista dei dirigenti riguardo alla priorità delle competenze critiche si sono spostate da quelle digitali e tecniche a quelle comportamentali – si legge nello studio IBM – Nel 2018 le soft skill hanno dominato la classifica delle quattro principali competenze fondamentali ricercate dai dirigenti a livello globale”.
Ma da che cosa è determinato questo cambiamento? In gioco ci sono diversi fattori. Negli ultimi anni le aziende hanno compiuto enormi sforzi e hanno fatto investimenti significativi per colmare le lacune dei loro dipendenti in ambito digitale. Ma i dirigenti si sono resi conto che per navigare in un contesto così complesso come quello in cui viviamo oggi, sono necessarie persone in grado di comunicare in modo efficace, di applicare le loro competenze di pensiero critico per guidare l’innovazione utilizzando anche creatività ed empatia, flessibilità, capacità di lavorare in team e propensione alla crescita personale.
Hard Skill versus Soft Skill: le differenze
Da sempre assistiamo a una sorta di “gara” tra hard e soft skill. Le prime sono state considerate per molto tempo le più importanti: sono solide, misurabili, facilmente comprensibili. Mentre le soft skill sono astratte e le aziende faticano a immaginare un ritorno dell’investimento. Fortunatamente le cose stanno cambiando.
Come sottolinea Simon Sinek in un suo recente video: hard e soft sono opposti. Ma quello che ci serve sono sia le competenze tecniche che quelle “umane”. Quelle che ci aiutano a diventare esseri umani migliori e più efficaci. Creatività, capacità di confrontarci con gli altri, di dare e di ricevere feedback, di affrontare conversazioni difficili. “Queste sono tutte abilità che possono essere insegnate – dice Sinek – ma che non insegniamo”.
La strada migliore da percorrere – per un futuro del lavoro che porti innovazione agli individui, le imprese, le economie e le società – è quella di una mentalità orientata alle competenze e in particolare a quelle considerate “morbide”.
“Se un tempo – scrive Jacopo Perfetti sul suo blog – le hard skills contavano di più delle soft skills, oggi vale il contrario. Sapersi re-inventare di continuo. Non smettere mai di imparare. Adattarsi a nuovi contesti. Cambiare idea. Cambiare mentalità. Cambiare strategia. Abbandonare i propri pregiudizi. Sbagliare. Fare test più che fare previsioni. Provare strade differenti e differenti modi di fare le cose”. Anche in un’ottica di “eduployment” e cioè di una visione più integrata di formazione e lavoro, che sta sostituendo quella verticale (prima studio per la carriera che desidero e poi lavoro).
Le università e i programmi di formazione tendono a concentrarsi su competenze come l’utilizzo di strumenti e programmi specifici, ma una carriera di vero successo è determinata più che altro dalle soft skill. Che, nonostante appaiano come più semplici da acquisire e per questo vengano spesso sottovalutate, non hanno niente di semplice. Possono infatti essere particolarmente difficili da padroneggiare, ma una volta acquisite rendono gli individui impiegabili praticamente in qualsiasi campo. In particolare il World Economic Forum ha individuato 10 competenze su cui bisognerà investire entro il 2025 per fare reskilling . Pensiero analitico e innovazione, strategie di apprendimento, problem-solving complesso, pensiero critico, creatività, leadership, resilienza e tolleranza al rischio, capacità di ideazione. A queste si aggiungono capacità di utilizzo delle tecnologie e di programmazione e design.
Le soft skill diventano power skill
L’esperto di risorse umane John Bersin parla in un suo recente articolo di come è cambiato il mondo del lavoro. Nel 2007 i ricercatori di Oxford e del World Economic Forum lanciavano l’allarme dicendo che l’automazione avrebbe eliminato il 45% delle professioni. Ma in realtà queste professioni non sono sparite: sono state sostituite da altre a “intensa capacità umana”.
Il futuro del lavoro è fatto di adattabilità e collaborazione in condizioni di estrema incertezza, velocità e complessità. Secondo Bersin non è più sufficiente saper processare dati e informazioni, ma è necessario sviluppare le competenze che consentono di selezionare ciò che è importante e di saper leggere tra le righe. Per questo rinomina le competenze soft “power skill”.
Le conclusioni a cui è arrivato Bersin non derivano solo da studi e ricerche, ma dalla sua esperienza personale: “Per anni sono stato ingegnere, tecnico commerciale e analista. Le mie competenze tecniche sono nate per via genetica (mio padre era un fisico) e le ho sempre sviluppate facilmente. Ma con l’evolversi della mia carriera, mi sono sempre trovato scavalcato da persone con maggiori competenze manageriali, ambizioni o capacità relazionali. Nel corso del tempo, quindi, ho imparato a essere un leader, a lavorare bene in gruppo e a imparare molte cose sulle dinamiche di gruppo, sul lavoro di squadra, sull’empatia e sullo sviluppo”.
Stiamo diventando un’economia di PowerSkills: guidata non solo da competenze tecniche, ma ancor più da empatia, design, comunicazione e gestione.
Le power skill sono essenziali per tutte le aziende, che oggi sono alle prese con problemi di strategia, etica, cultura, crescita e valori. È necessario quindi parlare di queste competenze e creare occasioni e scuole per insegnare materie come ottimismo, curiosità, tenacia, integrità, generosità, comunicazione, time management, felicità, teamwork.