In viaggio oltre i confini della vita con la Crionica. Siamo sicuri di dovere davvero morire?
«Rilassati David, apri gli occhi»: con queste parole Tom Cruise in Vanilla Sky viene risvegliato dopo essere stato “criopreservato” in attesa che future tecnologie mediche possano curare il suo volto sfigurato a causa di un grave incidente d’auto. Nel film, così come nella realtà, il protagonista doveva essere legalmente morto e diversamente dalla realtà – almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze – sognava e poteva persino decidere se risvegliarsi o meno. Senza accorgercene siamo venuti a contatto con la Crionica, che quando è totalmente naturale chiamiamo Ibernazione e il cui concetto fisico applichiamo quotidianamente nelle nostre cucine.
La Crionica permette invece di preservare un paziente alla temperatura di meno 196°C rallentando a tal punto i vari meccanismi biochimici che sarebbero necessari secoli perché invecchi quanto un secondo a 37°C, cioè la velocità a cui invecchiamo normalmente. Condizione necessaria perché ciò avvenga, dal momento che ad oggi non è legalmente possibile intervenire su un corpo se questo è in vita, è essere clinicamente morti, il che non implica che il paziente lo sia anche biologicamente.
Potremmo infatti definire la morte, che secondo la Teoria dell’Informazione è la perdita irreversibile dell’informazione contenuta nel cervello (memorie, personalità, tratti caratteriali), come un processo. Eccetto in casi limite come un’esplosione fatale, quando la respirazione si ferma e il cuore smette di battere, nella maggior parte dei casi il cervello si deteriora in un lasso di tempo di alcune ore, quindi molto più lungo di quello che generalmente crediamo.
I criteri con cui si stabilisce la morte inoltre sono a tutti gli effetti dinamici: solo pochi decenni fa non si conoscevano metodi per rianimare chi subiva un infarto e si consideravano perdute persone che pochi anni dopo si sarebbero potute salvare grazie a una prima versione di massaggio cardiaco e successivamente al ben noto defibrillatore.
Tutto questo i 200 pazienti già criopreservati nel mondo (a partire dal Dr. James Bedford nel lontano 1967) lo sanno bene, così come sono a conoscenza che singoli organi riportati in vita hanno dimostrato una funzionalità pari al 95% allo stato attuale delle nostre tecnologie. Ecco perché hanno stipulato un contratto crionico, a cui si sono unite altre 2.500 persone ancora in vita. Questo infatti è il primo passo da compiere, versando una somma una tantum – da 10.000 a 150.000 dollari – o tramite un’assicurazione sulla vita a una delle tre compagnie che offrono questo servizio: due negli States, la Alcor in Arizona e il Cryonics Institute nel Michigan, e la Kriorus in Russia. La procedura standard, attuata dopo la dichiarazione di morte del paziente, consiste in un insieme di interventi logistici e medici tempestivi per eliminare qualsiasi problema legale, abbassare la temperatura corporea e proteggere le cellule tramite crioprotettori dalla creazione di cristalli di ghiaccio che causerebbero danni irreversibili. Da quel momento in poi l’individuo è su quella che molti amano definire un’ambulanza verso il futuro, un futuro che seguendo il progresso scientifico (nano-biotecnologie, staminali, robotica) potrebbe vedere eliminate molte cause di morte attuali e risolta una malattia che oggi non consideriamo tale solo perché l’accettiamo per abitudine come inevitabile: la vecchiaia.
Alla fine si tratta di un’etica scommessa razionale: etica perché non basa la vincita sulla perdita di un’altra persona, una scommessa perché se nessuno rischiasse, neanche il vincitore, nonostante le infinitesime possibilità, ne uscirebbe tale. Razionale infine perché se dovesse funzionare proteggerebbe la cosa più importante che abbiamo, la nostra vita. Questa scommessa già oggi ha salvato e donato la vita a moltissime persone: le ricerche condotte in questo settore vengono quotidianamente utilizzate per avere più tempo nel trasporto di organi per il trapianto, per concedere una finestra temporale e un controllo maggiori in operazioni delicate grazie ai crio-interventi e per conservare embrioni da cui nascono persone perfettamente sane. Benché In Italia non ci sia un centro crionico a tutti gli effetti, esiste il LIFEXT Research Group, un gruppo di studio online sulla Crionica che offre anche supporto e informazioni dettagliate sull’argomento. Compito del LIFEXT è analizzare pro e contro e offrire una chiave di lettura oggettiva, ben consci che prima ancora di Crionica come business si deve parlare di Crionica come ricerca scientifica, non potendo esistere il primo senza la seconda. In ogni caso, nonostante ciò che volgarmente chiamiamo Ibernazione si basi molto sulla speranza, una certezza c’è: benché richiamata molte volte non si parla di paura della morte, ma contrariamente di un grande amore per la vita.