Sammy Basso a Cosenza spiega cos’è un salto nel vuoto. Sei pronto a farlo anche tu?
Gli inglesi lo definirebbero “journey”, che non è la stessa cosa di un “travel”. La traduzione letterale in italiano sarebbe la stessa, viaggio, ma se il secondo è inteso come mero spostamento da un luogo ad un altro, il primo comprende un concetto più ampio di viaggio intendendolo anche come esperienza, mutamento, evoluzione.
E’ un vero e proprio journey personale quello che il folto pubblico della serata Centodieci è Ispirazione di Cosenza ha vissuto nella serata di sabato 27 Febbraio 2016. Due ore in compagnia di Sammy Basso, intervistato dal CSR manager di Banca Mediolanum Gianluca Randazzo, sul palco del cosentino teatro Rendano, due ore in cui lasciarsi ispirare nel vero senso della parola.
Sammy colpisce con il suo impatto fisico gli oltre 400 presenti, ma sentimenti come pietà o pena per una persona più sfortunata di noi “normali” lasciano subito il posto ad ammirazione e stima, non appena Sammy si fa conoscere.
«Cosa è la normalità secondo te, Sammy?».
«Io mi sento normale, ma diverso – racconta – in fondo siamo tutti uguali quando sorridiamo».
Applauso in sala, 1-0 palla al centro, non sono passati neanche due minuti.
Sammy si racconta sul palco. Parla delle sue passioni, delle sue esperienze in giro per il mondo, utilizza un viaggio fatto in compagnia della troupe di National Geographic lungo la Route 66 negli Usa per dare spunti che aiutano a comprendere meglio come vive la sua vita godendosi il momento ma guardando al futuro e condividendo con gli altri.
«Cosa è per te il potere, Sammy?»
«Quando abbiamo il potere di fare qualcosa – prosegue – non possiamo non fare nulla e girarci dall’altra parte».
Breve, intenso, come un secondo schiaffo nel giro di pochi minuti. 2-0, altro applauso.
Lui, affetto da una rarissima malattia genetica come la progeria (1 persona colpita su 8mln, 100 casi acclarati a livello planetario) ha accettato la sua condizione di persona normale ma diversa, e vuole guardare avanti e vivere la sua vita con normalità, anzi, con eccellenza perché di eccellenza si parla quando viene approfondito il tema della fede. Sammy è un uomo di scienza, sì, ma fortemente credente nonostante la sua condizione: «Dio ci ha dato tante cose belle come la famiglia, gli amici, il mare, il mondo intero. Sono molte di più di quelle che una malattia ti porta via».
Ok, 3-0, non c’è partita.
Il racconto prosegue e restandolo ad ascoltare viene automatico cancellare il pregiudizio dovuto all’impatto fisico, Sammy è effettivamente “normale ma diverso” e sentire le sue avventure col creatore dei Simpson, col regista di Avatar o i bikers americani è assolutamente piacevole come il racconto di un amico che torna da un lungo viaggio. Un’ora scivola in fretta senza che nessuno se ne accorga e prima di accogliere sul palco i genitori del piccolo grande protagonista non si può non parlare del tempo che «non si può comprare né vendere, bisogna farne tesoro. Grazie di essere venuti ad ascoltarmi».
Sei tu a ringraziare il pubblico, Sammy?!? Chapeau, 4-0.
Sul palco si aggiungono due sedie, è il momento di mamma Laura e papà Amerigo che raccontano i primi momenti, quando venne scoperta la malattia, dal punto di vista dei genitori: «Non eravamo pronti, tendevamo a metterlo in una campana di vetro cercando di proteggerlo da tutto e da tutti, finché a un certo punto non ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di farlo vivere, per davvero».
La mela non cade lontano dall’albero, si dice.
5-0 e triplice fischio. Non c’è arbitro, non c’è partita, solo una grande lezione di vita.