Non lavori al Pronto Soccorso: guida alle priorità per stressati cronici
Da un giorno all’altro, l’eczema da stress che mi spuntava sulla caviglia ogni volta che cambiavo lavoro, firmavo un contratto nuovo o avviavo una nuova collaborazione mi si è trasferito in faccia. Non bastavano il tic all’occhio, la gastrite e l’ansia: il mio organismo ha deciso che stavo dando veramente poca attenzione al suo benessere, e ha deciso di piazzarmi una specie di post-it in faccia con scritto ANCHE MENO.
Il problema di qualunque adulto impiegato nel settore della comunicazione e dei servizi alle aziende è sempre lo stesso: lo stress. C’è chi lo regge meglio, chi peggio e chi schioppa e se ne scappa a vivere in un villaggio di pescatori asiatico a scelta, ma lo stress non risparmia nessuno. Il problema è sempre quello: troppe cose da fare, troppo poco tempo, e se uno è freelance si aggiunge anche una certa dose di rischio d’impresa, per cui se le cose non vanno bene il lavoro lo perdi tu. Sbagliare non è consentito, sforare neanche. E tutto deve essere fatto contemporaneamente.
Altro che dermatite. C’è da restarci secchi.
Come sopravvivere a un male così intrinsecamente Terzo Millennio come quello dello stress da multitasking? La prima cosa da capire, quella fondamentale, è questa: solo i medici del Pronto Soccorso lavorano al Pronto Soccorso, e per loro la tempestività può fare la differenza fra la vita e la morte. Tutti gli altri, no. E per quanto sia fondamentale fare il proprio lavoro con il massimo della cura, può capitare di sbagliare, di prendere un buco, di non essere sul pezzo. Chi lavora nel digitale, in particolare, è sempre esposto agli errori da fretta: la cosa più comune sono refusi ed errori di ortografia, ma quando si gestisce più di un profilo social può capitare di sbagliarsi, di far andare online post che dovevano essere programmati per un altro orario o di sbagliare l’orario di messa online di un post.
Ecco, in quei casi ricordarsi: non muore nessuno. E questo va ricordato a tutti i livelli: dall’ultimo degli stagisti al primo dei capi. Finché quello che facciamo non mette direttamente a rischio la vita di qualcuno, non è il caso di agitarsi.
Le scadenze sono l’altra grande sfida del lavoratore freelance, che per massimizzare il suo guadagno deve lavorare più velocemente. Lungi da me raccomandarvi di sforare abitualmente o di abusare della pazienza dei vostri clienti e datori di lavoro, ma la maggior parte dei committenti cerca di mantenere un minimo di margine fra la consegna del lavoro e l’effettiva messa online, pubblicazione o utilizzo. Cercate di rispettare le scadenze, ma non fatevi venire un infarto. Non è quasi mai giustificato dalla realtà.
Prendersi cura di sé è un lavoro quotidiano. Soprattutto chi lavora da casa deve imparare a calibrare i tempi, darsi dei limiti, alzarsi spesso per sgranchirsi le gambe o anche solo per focalizzare lo sguardo altrove. Usate la Pomodoro Technique, usate un po’ quello che vi pare, ma lavorate quando state lavorando, non lavorate quando non state lavorando. Il diritto alla disconnessione è stato ampiamente discusso negli ultimi anni come parte fondamentale del benessere dei lavoratori in mobilità: non fatevi problemi a non rispondere a comunicazioni di lavoro che arrivano in orari in cui non avete dato la reperibilità. Non essendo operatori sanitari, non avete l’obbligo di essere a disposizione 24 ore su 24, e il vostro tempo costa: ma più ancora del vostro tempo è la vostra salute ad avere un valore.