Per uscire dalla crisi ognuno (nessuno escluso) deve lavorare su se stesso
La “grande recessione del 2007” è solamente l’effetto della resistenza che in troppi stanno opponendo ad un cambiamento ormai indifferibile. Spetta a ciascuno di noi scegliere il cambiamento che vorremmo, senza aspettare che siano la politica o le aziende a portarci in quella direzione. Come? Ci vuole una strategia.
Quella che verrà ricordata dalla storia come “la grande recessione del 2007”, dalla quale siamo ben lontani dall’uscire, è in realtà soltanto l’effetto negativo della resistenza che in troppi, a troppi livelli, per poco più che mero interesse di parte stanno opponendo a un cambiamento ormai indifferibile. Enormi sono gli interessi saldamente ancorati al “vecchio sistema”, evidentemente basato su un modello non più funzionante, che verranno meno soltanto quando le richieste del mercato (tutti noi) cambieranno in modo definitivo e netto.
Se davvero vogliamo cambiare, dunque, non possiamo permetterci di aspettare che siano la politica o le aziende a portarci nel futuro che vorremmo. Pensiamo ad esempio agli smartphone, e al brevissimo lasso di tempo in cui essi si sono imposti. Pensiamo alla diffusione dei computer, del web, dei social media e di tutte quelle innovazioni che, in poco più di 20 anni, sono intervenute a cambiare la vita delle persone e della società. Scelte collettive, imposte dal progresso, che però dimostrano che il cambiamento è possibile e che può essere rapidissimo, se supportato dalla tecnologia e dalla volontà popolare.
Oggi cambiare davvero significa dunque soprattutto fare scelte individuali, che sappiano anticipare o addirittura trainare quelle della massa. Lo stanno facendo migliaia di startupper in tutto il mondo, alcuni destinati al successo e altri a fare infiniti tentativi, ma tutti comunque accomunati da un’unica spinta forte verso il cambiamento. Lo stanno facendo pochi ma carismatici trend setter, influencer che impongono nuovi stili di vita, nuove tendenze e nuove opportunità.
Mai come oggi questa spinta deve essere sprone e monito per tutti. Dobbiamo cambiare noi stessi e migliorarci per non venire travolti dalla piena di questa imminente rivoluzione e per entrare nel futuro sulle nostre gambe, con un sufficiente livello di consapevolezza e di capacità di orientamento.
Cosa possiamo fare, nel concreto? Smettere di aspettare Godot, prendere in mano il nostro destino e fare delle scelte chiare, nette, strategiche rispetto agli obiettivi e al cambiamento che intendiamo perseguire, ad esempio:
– non possiamo lamentarci dello smog e pretendere di avere 25 gradi in casa a gennaio o di andare in giro su un suv a benzina, quale che sia la classificazione delle sue emissioni;
– non possiamo lamentarci del traffico e spostare la macchina per fare poche centinaia di metri, per poi accusare le istituzioni che non ci siano piste ciclabili e strade pedonali;
– non possiamo lamentarci delle malattie, se fumiamo, assumiamo sostanze, ci ubriachiamo, mangiamo troppo e male, andiamo in giro vestiti alla moda ma in modo inadeguato rispetto al clima;
– non possiamo accusare la politica di fare gli interessi delle banche e della finanza, e poi vivere di rate, di prestiti e di consumismo sfrenato.
Ma ci sono anche scelte più attive e impegnative da fare. Essere un “uomo nuovo” significa soprattutto ridefinire se stessi e il proprio ruolo, abbandonando quei modelli che hanno limitato le generazioni passate, portandoci alle soglie del baratro. Per cambiare davvero, dunque:
– Fa’ la cosa giusta, indipendentemente dal tuo genere, dal tuo orientamento sessuale, dalla tua religione, dall’appartenenza politica, dal ceto, dal livello culturale e da qualsiasi condizionamento.
– Sii te stesso, non il lavoro che fai, non i soldi che hai, non le persone che frequenti e non la somma di tutte le sovrastrutture che hanno fatto dei tuoi genitori e nonni le maschere che Pirandello descriveva nelle sue opere.
– Abbandona gli schemi e gli stereotipi che hanno dato vita ad una società stratificata, in cui ciascuno era un ingranaggio del sistema, piuttosto che un essere umano.
– Anticipa il futuro, adottando le nuove tecnologie non appena sono alla tua portata, risparmiando denaro nel frattempo, invece di acquistare prodotti dal ciclo di vita breve e senza nessun potenziale di innovazione.
Cosa caratterizzerà il futuro imminente della nostra società?
– Lavoro: saranno in pochi a lavorare e per quelli che lo faranno la motivazione non sarà più prevalentemente quella economica. Lavorerà chi è motivato e chi è in grado di fare qualcosa che l’automazione e l’intelligenza artificiale non sono in grado di fare, ma soprattutto chi saprà aggiungere valore in termini di relazioni, di rapporti umani e di facilitazione.
– Lifelong Learning: studiare non sarà più un percorso una tantum, nel corso della vita, ma una condizione perdurante e concomitante con il lavoro, per chi ne avrà uno. Avere una buona cultura generale non sarà più sufficiente (le macchine sapranno inevitabilmente più di noi) e probabilmente servirà soltanto per orientarsi tra gli infiniti saperi disponibili in rete.
– Società liquida: in cui l’esperienza individuale e le relazioni sociali sono contraddistinte da caratteristiche e strutture che si decompongono e si ricompogono con grande rapidità, senza nessuna certezza definitiva e senza più punti di riferimento condivisi.
– Smart City & Citizen: le città saranno sempre più intelligenti e pretenderanno che anche i loro abitanti lo siano, utilizzando nel modo corretto le risorse e facendo la loro parte, riducendo gli sprechi, evitando di inquinare e di creare qualsiasi genere di disturbo agli altri e al sistema.
In uno scenario come questo nessuno potrà più permettersi il lusso di aspettare alla finestra il proprio turno o il treno giusto, ma ciascuno dovrà mettersi nella condizione di essere una risorsa per la società e una spinta verso il futuro, piuttosto che un ingranaggio inceppato, che urla pretendendo diritti che il tempo avrà eroso.