Vuoi migliorare nel lavoro? Ammetti i tuoi errori, e cambia
Licenziare i clienti è segno di crescita di un’azienda, quando puoi cominciare a dire “no” a chi ti chiede cose di alta qualità a poco prezzo. Un metodo io ce l’ho da tempo ed è iniziato durante la riunione per un progetto di coaching in un’azienda, durante la crisi.
L’imprenditore di turno, alla domanda “quali sono le vostre routine in azienda che vi stanno impedendo di crescere?” ci ha guardato stupiti e ci ha detto: “Non siamo noi! È la crisi, i cinesi, la concorrenza…”. Era entrato nell’abitudine mentale più amata dagli italiani: il lamento. Funziona così: incontri un ostacolo, non raggiungi il risultato che vuoi, e invece di osservare cosa stai facendo di sbagliato, cerchi una ragione esterna a te. Protezione dell’autostima. E fallimento di molti professionisti e imprenditori. È un’abitudine mentale così integrata nel nostro modo di essere, che bisogna essere allenati per vederla e cambiarla.
Le obiezioni non servono a molto, come ad esempio: “Sì, c’è la crisi, è vero, ma mi ha appena detto che il suo concorrente, italiano, che ha l’azienda a tre chilometri dalla vostra, sta crescendo. Forse ha routine aziendali migliori?”. Assolutamente no, la spiegazione era sicuramente un’altra, anche se non era molto chiara. Dopo circa 30 minuti di ping pong “lamento-obiezione-lamento-obiezione”, non ne potevamo più. Così ho guardato negli occhi il mio collaboratore, che mi ha fissato con un’espressione mista di noia e quieta sofferenza, mi sono alzato dalla sedia e ho detto: “Può spiegare la sua situazione quanto vuole. Ma se lei non cambia, finirà come tante aziende che aspettano che sia il mondo a cambiare. La nostra porta è aperta: torni da noi quando non ha più spiegazioni”.
Ogni volta che ci troviamo davanti a un ostacolo, un ambiente ostile, una risorsa che ci manca, abbiamo due alternative: spiegare, o osservare. Spiegare ci aiuta a proteggere la nostra autostima, dandoci l’effetto “non-sono-io-ad-essere-un-cattivo-imprenditore-è-il-cinese-che-è-cattivo”. Però ci chiude gli occhi: non ci osserviamo, perché pensiamo di fare tutto giusto. Aspettiamo, in un mondo dove aspettare significa regredire fatalmente.
Spiegare ci fa stare bene per un momento, è un abbraccio caldo al nostro ego, una rassicurazione che noi siamo vittime del nostro tempo. Il problema è che spiegare è un lavoro: non è mica facile. Devi essere preparato per tutte le obiezioni. “Non c’è lavoro in Italia, le occasioni sono solo all’estero!” “Allora, vai all’estero!” “Non ho soldi!” “Ma dove vuoi andare?” “Non so, tanto non posso muovermi” ecc. Potrebbe essere uno sport e noi saremmo i campioni olimpionici, altro che russi e cinesi. Oltretutto, dobbiamo anche proteggerci da quei pazzi, farabutti e fastidiosi che invece ce la fanno alla grande, nel nostro stesso settore. Dobbiamo degradarli, dire che sono raccomandati, fortunati, disonesti ecc.
Nonostante ciò l’altra opzione è più difficile – sebbene sia enormemente più efficace. Osservarci e trovare le strategie che non funzionano ci fa male, perché dobbiamo evolvere. E si sa, tutti vogliono il cambiamento, ma nessuno vuole cambiare. E poi, Dio ce ne scampi, dopo avere osservato, dobbiamo agire, uscire dalla nostra zona di comfort, rischiare, sperimentare, persistere, fallire, imparare. La ricetta di tutte le innovazioni e le aziende di successo dall’inizio della storia. Così ci ritiriamo in noi stessi, sotto la nostra calda copertina del “se solo fosse diverso il mondo” e, aspettando che qualcuno ci dia su un vassoio tutto quello di cui abbiamo bisogno per vincere, rimaniamo perdenti nel nostro campo, ma perdenti con orgoglio perché, in fondo, siamo le vittime.
Non mi piace parlare di vincenti e perderti, lo trovo un modo piuttosto bieco per dividere e giudicare l’umanità. Però noi tutti vogliamo vincere: vincere come padre, come madre, vincere nel gioco del lavoro, dell’imprenditoria, dell’affitto, del mutuo per la casa. La prossima volta che ti trovi davanti a un ostacolo, che non sei soddisfatto, che vuoi cambiare, chiediti: io voglio vincere, o voglio avere ragione? Se è la seconda, basta spiegare e trovare altre vittime ti daranno ragione e poi cominceranno a spiegare a loro volta perché stanno perdendo nel loro gioco. Oppure potrai decidere di vincere e allora dovrai metterti in cammino. Vincerai quando non avrai più spiegazioni.