Come capire se è arrivato il momento di dare una scossa alla propria carriera
Il posto di lavoro, soprattutto nel mondo di oggi, non è una certezza eterna. In passato chi sceglieva una professione la svolgeva con tutta probabilità per tutta la sua vita lavorativa. Oggi il mercato del lavoro è decisamente cambiato e c’è anche chi considera la mobilità professionale non un disvalore ma uno stimolo intellettuale a migliorarsi sempre e a scoprire nuovi talenti e nuovi contesti.
Eppure decidere di cambiare non è sempre facile: farò bene ad abbandonare questo posto di lavoro per un altro? Dovrei continuare in questo settore o cambiare? Quali possibilità di crescita ho in questa mansione? Sono domande necessarie e a volte assillanti, ma che è utile porsi quando vogliamo valutare con obiettività la propria carriera. In altre parole: quali prospettive di crescita ci sono per te nella situazione attuale?
Nonostante i dubbi e le incertezze, non ci si deve tirare indietro quando si tratta di prendere decisioni che possano farci progredire nel lavoro e nella vita. Perché le alternative sono sempre due: da una parte c’è la palude, ovvero una situazione a cui possiamo anche abituarci nel tempo ma la cui caratteristica principale sarà sempre la stagnazione, senza possibilità di miglioramento o avanzamento; dall’altra parte, invece, il sentiero, ovvero un percorso la cui fase attuale potrebbe anche non piacerci o rivelarsi più impervia del previsto, ma che con ogni probabilità ci porterà a vette sempre più alte.
Che si lavori da dipendente o come freelance, valutare la propria condizione professionale con mente lucida è fondamentale prima di fare ogni passo. Ma ciò che dobbiamo tenere sempre in considerazione è la nostra possibilità di crescere (in termini di retribuzione, bagaglio culturale, soddisfazione ecc.). Ecco alcuni metodi per affrontare questa valutazione e guidare noi stessi verso le scelte più adeguate.
- La paura non conta (troppo)
Il futuro è bene o male qualcosa che ci spaventa sempre: è insito nella condizione umana arrestarsi di fronte alle incognite. E il cambiamento è proprio una delle incognite più grandi: “mai lasciare la via vecchia per la nuova”, dice il vecchio adagio popolare, questa volta però forse non poi così saggio. Spesso non vogliamo cambiare lavoro (o mansione, o chiedere un aumento o una promozione) per paura di ciò che non conosciamo. In queste decisioni però la paura deve essere lasciata da parte.
È bene infatti non prendere decisioni affrettate ed è anche bene seguire sempre il nostro istinto: se una cosa ci terrorizza davvero, nella vita, probabilmente è meglio evitarla. Tuttavia la paura va anche dominata e razionalizzata: un consiglio utile è provare con il cosiddetto “test 10/10/10” e chiedersi se la cosa che tanto ci spaventa sarà ancora così rilevante fra 10 giorni, 10 mesi o addirittura 10 anni. Pensare in prospettiva aiuta a sgonfiare i timori più grandi e a considerare con più propensione le nuove avventure (o le vecchie, se decidiamo alla fine di rimanere dove siamo).
- Considera la noia
Ogni lunedì tornare in ufficio dopo il weekend è sempre più difficoltoso? La mattina l’idea di alzarti dal letto ti sfianca? Conti le ore in ufficio come fossero le gocce di un’antica tortura cinese? Tutto questo si chiama noia. La routine del lavoro ti consuma e qualsiasi compito ti venga affidato è solo un altro macigno di ordinarietà che ti viene calato addosso. Questo è uno dei segnali più evidenti che la tua vita ha bisogno di un grande cambiamento.
I lavori troppo ripetitivi o quelli in cui si è imparato tutto ciò che si poteva apprendere diventano, quindi, solo un ciclo continuo di prevedibilità finiscono per ridurre le capacità stesse dell’individuo. Meglio allora cambiare rotta: se proprio non ci si può far affidare compiti nuovi o location differenti, è giunto il momento di cambiare rotta. (Attenzione: a volte anche i lavori troppo originali possono diventare routinari nella loro stessa imprevedibilità, l’alternativa allora è calmarsi e dedicarsi a qualcosa di più pacificante.)
- La lista delle novità
Senza mettersi troppa pressione addosso, una delle attività che si dovrebbero fare regolarmente – minimo una volta all’anno – è quella di stilare la lista delle novità. Cos’è cambiato nell’ultimo anno lavorativo? Cosa sai fare oggi che prima non sapevi? Quali persone o contesti nuovi hai incontrato? Quali cambiamenti ci sono stanti nel tuo ufficio, nel tuo stipendio, nei tuoi interessi ecc.? È bene essere molto franchi nella redazione della lista, esaltando i propri miglioramenti e, in un’altra colonna, inserendo le possibilità di cambiamento che con più probabilità si avvereranno nel prossimo futuro.
Poi, con altrettanta onestà, si osservano le due colonne: se la prima è striminzita e insoddisfacente e la seconda irrealisticamente ambiziosa, forse anche qui è il momento di cambiare. La mancanza di stimoli e di prospettive è la morte di ogni entusiasmo lavorativo. Ma procedi sempre con cautela: anche qui valuta sempre la situazione in una prospettiva a medio-lungo termine, e non a causa magari di un momentaneo momento di stallo o sconforto.
- Il piano di carriera
Sai cos’è un career plan? Che tu sia uno studente neolaureato, un giovane in cerca di una vocazione professionale o un adulto in dubbio sul cambiare lavoro la parola d’ordine è sempre pianificare. In particolare stilare un piano di carriera ti permette di autovalutarti costantemente sulla base di obiettivi costruiti appositamente addosso alla tua persona, senza applicare standard o metri di giudizio astratti o inarrivabili.
Un buon career plan si basa innanzitutto sulla tua identità, la tua formazione e le tue vocazioni: chi sei? Cosa ti piace? Cosa hai studiato? Cosa ti piacerebbe fare? Questi criteri aiutano a restringere il campo di ricerca. A questi si aggiungono tappe di ordine più pragmatico: dove vuoi trovarti fra qualche anno? Quali decisioni importanti vuoi fare nella tua vita futura (comprare una casa, fare un figlio, investire in qualche progetto ecc.)? Quanto vuoi guadagnare da qui a un determinato periodo di tempo? Stila delle tappe, più o meno flessibili, per determinare i progressi di una tua carriera ideale; confronta poi queste tappe ideali con la tua situazione lavorativa effettiva. Se la discrepanza è troppo grande (o ti accorgi che gli obiettivi astratti non erano poi così ambiziosi) anche qui è il momento di lasciare la palude e riprendere la marcia lungo il sentiero!