La felicità nel mondo dal 2012 a oggi. Quali sono i Paesi più felici?
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La prima edizione del World Happiness Report risale al 2012 in occasione di un meeting organizzato dalle Nazioni Unite intitolato Benessere e felicità: la definizione di un nuovo paradigma economico. In quella prima relazione venivano presentati dati di diversi Paesi del mondo dimostrando che la qualità della vita delle persone può essere valutata basandosi su una serie di misure soggettive relative al benessere. Misure che da quel primo report sono state raccolte sotto il nome di “felicità”.
Da quell’occasione a oggi ogni anno il report si occupa di aggiornare i dati e le valutazioni andando a esplorare temi legati al benessere e alla felicità in Paesi e luoghi specifici.
Redatta da Jeffrey Sachs, direttore del Center for Sustainable Development Columbus University, John Halliwell, Vancouver School of Economics at the University of British Columbia, e Richard Layard, London School of Economics, con il supporto di diversi ricercatori indipendenti, il report oggi esamina lo stato di “felicità” e benessere di 156 Paesi secondo criteri individuati dagli studiosi e con la base dati dei sondaggi Gallup World Poll 2016 – 2018, l’edizione di quest’anno, la settima, tratta il rapporto tra felicità e comunità.
Dunque, oltre a proporre la consueta classifica dei Paesi più felici al mondo che vede Finlandia, Danimarca, Norvegia, Islanda, Olanda, Svizzera, Svezia, Nuova Zelanda, Canada, Austria ai primi 10 posti e l’Italia al 36esimo, approfondisce alcuni dei principali motivi che influenzano la felicità cambiando il modo in cui le comunità e le persone interagiscono tra loro. Il rapporto felicità/governi per esempio evidenzia quanto una maggiore o minore partecipazione alla vita politica del proprio Paese incida sulle varie medie nazionali.
L’uso della tecnologia in maggiore o minore misura ha conseguenze di differente intensità sui livelli di felicità delle diverse comunità. In USA per esempio l’aumento della quantità di tempo che gli adolescenti trascorrono interagendo con strumenti elettronici e con social media, sottraendolo ad altre attività più proficue, ha generato un malessere diffuso, più alti livelli di ansia e nuove forme di dipendenza.
L’influenza del comportamento prosociale è altrettanto significativa: altruismo e generosità nei confronti della comunità incidono sul benessere dei cittadini. Il report sottolinea quanto atteggiamenti di cura verso la società generalmente favoriscano la felicità di quella determinata popolazione: i cittadini si sentono più felici aiutando gli altri soprattutto se possono scegliere come e quando farlo, si sentono più felici quando possono vedere come il loro contributo faccia effettivamente la differenza.
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