Chi utilizza l’intelligenza emotiva è il miglior leader di una squadra
Oggi sentiamo parlare sempre più spesso di intelligenza emotiva nei più svariati contesti. Anche in questo periodo fra i libri più venduti troviamo il best seller di Daniel Goleman “Intelligenza emotiva” scritto nel lontano 1995. Come potremmo definire in breve l’intelligenza emotiva?
Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Fariselli, Regional Network Director Italia, di Six Seconds Italia, la più grande realtà aziendale a livello mondiale fondata nel 1997 negli Stati Uniti e dedicata allo studio dell’intelligenza emotiva. «L’intelligenza emotiva è la capacità di unire pensiero ed emozione per prendere decisioni sostenibili». Avere intelligenza emotiva significa gestire al meglio tre dimensioni:
– l’autoconsapevolezza, con la quale riusciamo a raccogliere dati precisi su noi stessi e sui nostri comportamenti, trasformandoli in informazioni preziose
– l’intenzionalità, con la quale riusciamo ad inserire tali informazioni nel nostro processo decisionale abbandonando la reattività di fronte alle situazioni
– la strategicità, con la quale riusciamo a scegliere l’opzione comportamentale più in linea con i nostri valori e nel rispetto del prossimo
Six Seconds ha svolto uno studio che è durato tre anni per capire se sussisteva una correlazione fra una maggiore intelligenza emotiva fra i manager e performance aziendale. Dallo studio è emerso che il 25% dei manager con il livello più alto di IE ha ottenuto un punteggio maggiore nel sistema di gestione delle performance aziendali. Il punteggio di IE dei manager incide sui risultati di engagement dei dipendenti per il 76%. Cosa significa avere un management con un alto quoziente d’intelligenza emotiva? «Un management che parla con i collaboratori di emozioni e di numeri in egual misura, usa tendenzialmente un linguaggio ottimista e quindi orientato alle soluzioni, non colpevolizza ma è orientato alla crescita, pratica l’ascolto attivo con i differenti referenti aziendali, ammette i propri errori, non ha esplosioni d’ira o non rimane paralizzato dalla paura, valorizza le differenze di stile e di pensiero dei membri del proprio team». Fariselli al contempo sottolinea che non è possibile stilare liste dei comportamenti definibili “corretti”, perché in una situazione può essere emotivamente intelligente adottare un comportamento e in un’altra situazione il suo contrario. Il punto, infatti, non è l’azione ma come questa fa sentire l’altra persona. L’Intelligenza Emotiva non è un insieme di tecnicismi, ma l’attenzione costante alla miglior versione di sé stessi, gestendo le relazioni personali e professionali in modo emotivamente maturo, rifuggendo da un utilizzo strumentale delle emozioni e instaurando quindi rapporti reciproci di crescita.
Il lavoro di Six Seconds in questi anni non è stato semplice perché nella nostra cultura parlare di emozioni è spesso sinonimo di debolezza. Fin da piccoli infatti ai bambini ci rivolgiamo con frasi del tipo “dai, non piangere”, “cerca di essere razionale”, “non avere paura”, insegnando loro che esistono emozioni positive o negative, giuste o sbagliate. In realtà andrebbero approcciate senza giudizio. Sono solo informazioni da raccogliere. Tutto questo non gioca minimamente a favore di una reale maturità emotiva. Occorre ripartire da concetti base che vanno a considerare l’emozione come reale, in quanto processo elettrochimico che influenza i nostri pensieri e comportamenti, e che la definiscono in modo neutro, cioè né positiva né negativa ma un dato informativo da utilizzare al pari di un numero all’interno di un bilancio.
In questo contesto, Six Seconds si occupa di certificare professionisti all’utilizzo di assessment e modelli proprietari d’intelligenza emotiva e, dal 2005 anche in Italia, lavora a stretto contatto con le organizzazioni. Oggi ha una divisione interamente dedicata all’applicazione dell’Intelligenza Emotiva ai processi aziendali, chiamata eqbiz.it, focalizzato sull’Efficacia Emotiva. Questa divisione, coordinando una rete qualificata di partner dotati di expertise specifiche, utilizza l’Intelligenza Emotiva per rispondere ai principali bisogni corporate come People Management, Benessere Organizzativo, Change, Sales, Marketing e Comunicazione, Innovazione e Creatività, Performance Improvement, Talent Management, Team Collaboration.