Avanti, con energia, carattere e un po' di sfrontatezza. È così che si cambiano le cose
È molto semplice: alla fine a fare la differenza è sempre il carattere. Vale in ogni epoca, ma nella nostra ancora di più. Perché quando le vecchie formule e unità di misura si rivelano inadeguate al mondo in vertiginoso mutamento e tutto è così instabile e incerto, chi può funzionare da polo di attrazione, da punto di riferimento, se non i grandi caratteri?
Sì, certo, sappiamo bene che i grandi caratteri sono anche difficili, scomodi, a volte anche indisponenti: in ogni forza c’è un lato oscuro. Ma niente mi toglie dalla testa che chi dei grandi caratteri stigmatizza gli effetti collaterali, nascondendone la grandezza, sta generalmente tentando di colmare un grave complesso di inferiorità.
Perché l’accusa di arroganza, o quella di un ego ipertrofico, a me sembrano del tutto pretestuose: arroganza ed ego ipertrofico sono discretamente odiosi quando sono ingiustificati, quando non sono all’altezza della loro presunzione: altrimenti quella che troppi vedono come arroganza è semplicemente forte sicurezza in se stessi. Qualcosa appunto che può infastidire soltanto chi quella sicurezza non la possiede.
Ecco, personalmente mi spingerei anche oltre, fino ad affermare che la sfrontatezza mi sembra un valore ampiamente sottovalutato. Lo dico provando antipatia per le provocazioni gratuite e le sparate verbali. Ma una certa sfrontatezza è un’espressione naturale di chi si prende le proprie responsabilità, di chi ci mette la faccia senza nascondersi dietro a scuse e ipocrisie, di chi non si adatterà mai all’intollerabile vorrei-ma-non-posso. Prendiamo lo sport, prendiamo gente come Michael Jordan, Kobe Bryant, Tom Brady, Zlatan Ibrahimovic, John McEnroe.
Gente che non ha mai manifestato problemi di autostima, che non ha fatto nulla di nulla per dissimulare la natura spigolosa della sua personalità, che non ha mai sentito il bisogno di ammorbidire la sua sfrontata durezza: e proprio per questo gente che ha lasciato un segno indelebile (e vincente) sul gioco, sui compagni di squadra, sugli avversari, sul nostro immaginario, sull’intera mitologia contemporanea.
Lo sport non vi sembra sufficiente? D’accordo, che ne dite allora di Steve Jobs, che ha dato al nuovo mondo tecnocomunicatico la forma di una mela mordicchiata proprio con la natura intrattabile delle sue visioni e del suo carattere?
È come maneggiare un diamante: tanto splendente quanto tagliente. E così come se vuoi un diamante devi sapere che non è possibile separare la parte splendente da quella tagliente, allo stesso modo con i caratteri più forti non si può pensare che stemperando la sfrontatezza la forza possa rimanere altrettanto forte. Perché non è di autoreferenziali compiacimenti che si tratta, ma del peculiare modo di esprimersi di una relazione sovrabbondante con il mondo e con la vita. Se al carattere provi a togliere la durezza e la sfrontatezza, quello che ti rimane è soltanto qualcosa di più socialmente presentabile, più moralmente e politicamente corretto, e perfettamente inutile se vuoi compiere una qualunque impresa, a partire dalle scelte di vita quotidiana. Perché è proprio qui – nelle relazioni sentimentali, con i propri figli, nei progetti, nel lavoro, nelle azioni di ogni giorno – che abbiamo sempre più bisogno di carattere. E anche di sana, divertente, eccitante sfrontatezza.