Anziani e bambini insieme, un progetto intergenerazionale unico in Italia.
Francesca Cavozzi è la responsabile del progetto Abi, “anziani bambini insieme” che la Cooperativa Unicoop di Piacenza avviò nel lontano 2009. All’epoca la cooperativa piacentina gestiva già diversi asili nido e strutture dedicate agli anziani. “Nel 2005 venimmo a conoscenza di due sperimentazioni, una in Francia una a Seattle negli Stati Uniti, due strutture che erano riuscite a mettere insieme un centro anziani con la scuola d’infanzia e così iniziammo a pensare a come replicare il progetto in Italia” ricorda Francesca. L’idea è semplice ed alquanto innovativa. Gli anziani hanno bisogno di mantenere alti gli stimoli, hanno bisogno di relazioni e le case di riposo invece sono sempre più spesso “parcheggi” per la terza età. Allo stesso modo i bambini sono curiosi, hanno bisogno di fare esperienza e chi meglio di un anziano con una lunga vita vissuta, può trasferire questo sapere? Una volta individuata la struttura è stato necessario riadattare gli spazi per armonizzare il centro semiresidenziale diurno dedicato agli anziani, la casa di riposo e l’asilo nido. Questo ha significato creare separazioni interne non fatte da muri ma vetri e porte interne che consentissero di mantenere quell’interconnessione necessaria salvaguardando l’identità di ogni servizio.
“Una volta costruito lo spazio, l’altro grosso lavoro durato quasi due anni, è stato quello legato alla formazione”. Nella struttura opera personale con una formazione molto diversa, essenzialmente operatori sanitari che non hanno esperienza con i bambini, e educatori che non avevano esperienza in materia sanitaria. “Era necessario creare un linguaggio comune per favorire la progettualità” ricorda Francesca.
Nel 2009 finalmente il progetto prende vita ed i risultati sono andati oltre le attese
Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi progetti strutturati. Da una parte i bambini curiosi di fare esperienza, dall’altra gli anziani che hanno ancora molto da dare. “Ricordo con molto affetto un progetto legato alla fotografia. Un nostro ospite è un ex giornalista in pensione con la passione per la fotografia. Abbiamo pensato di portare i bambini in centro a Piacenza per realizzare un reportage fotografico e questo “nonno” ha insegnato ai bambini ad usare la sua Reflex” sorride la dottoressa Cavozzi. Il risultato è stata una mostra fotografica che esprimeva il punto di vista dei luoghi dell’adulto e del bambino. Alcuni ospiti della struttura, con la passione per la cucina, hanno sviluppato dei laboratori culinari. Non solo progetti speciali ma anche tanta quotidianità che mette in relazione i bambini e gli anziani. “Quando qualche anziano compie gli anni, i bambini dell’asilo preparano dei regali che vengono consegnati o magari dedicano una canzoncina”. Lo spazio è stato disegnato affinché l’interazione sia la più spontanea possibile. Nel salone del centro diurno dove gli anziani guardano la tv, è posizionato un acquario dove i bambini danno da mangiare ai pesci. In questo modo si creano momenti d’incontro spontanei. Nel 2015 è stata realizzata una biblioteca interna con libri scelti dagli anziani e dai bambini. Il libro è diventato così un testimone di passaggio intergenerazionale che ha visto coinvolgere anche i genitori del nido.
E poi arrivò il Covid
Con l’arrivo del Covid nel febbraio 2020 il progetto ha vacillato. “È stato un momento difficile perché tutto funzionava alla perfezione invece con il Covid dovevamo gestire bambini in età non vaccinabile con anziani, era una sfida praticamente impossibile”.
Francesca ed il suo staff non si sono persi d’animo e nel settembre 2020 quando l’asilo è stato riaperto, gli spazi sono stati ripensati ed ottimizzati per creare le famose bolle. “Abbiamo avuto l’idea di sfruttare la parete di vetro che separa l’atelier dedicato ai bimbi con il centro diurno anziani” afferma Francesca. “Notavamo che agli anziani piaceva guardare i bambini mentre giocavano”. Oltre a questo, c’erano alcuni bambini che soffrivano il distacco con la mamma al mattino. Il semplice fatto di avere dei “nonni” da toccare seppure attraverso un vetro, fu di aiuto per molti di loro. A quel punto lo staff della struttura ha pensato a come superare il limite della parete di vetro. “Abbiamo acquistato delle casse bluetooth in modo tale che quando gli anziani leggevano delle storie attraverso il vetro, i bambini potessero ascoltare dall’altra parte perché il vetro è molto spesso” spiega la dottoressa Cavozzi. Sono stati spostati alcuni tavoli della mensa da pranzo degli anziani e posizionati in prossimità del vetro in modo tale che qualcuno di loro potesse pranzare “in compagnia” dei bambini. La creatività è stata l’arma vincente per superare gli ostacoli, anche quelli fisici. La separazione del muro di vetro ha fornito lo spunto per organizzare un teatrino di burattini gestito dai bimbi per gli anziani.
Perché un progetto simile non è stato replicato?
A distanza di oltre dieci anni, l’esperienza piacentina è rimasta isolata. Sicuramente non tutte le strutture sono idonee per sviluppare un progetto simile ma secondo Francesca Cavozzi il segreto del successo è partire ascoltando le richieste del territorio e non calare progetti dall’alto. “Noi avevamo già un asilo che funzionava bene così come il centro anziani con una lunga lista di attesa. Viste queste richieste è stato facile venire incontro ad una domanda offrendo un servizio innovativo” conclude la responsabile del progetto Abi.