I tre allenatori di Serie A che hanno allenato le loro competenze
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L’ultima volta in cui Juventus, Inter e Milan hanno iniziato una stagione tutte con un nuovo allenatore risale al 2010. Nove anni dopo, le tre squadre più riconoscibili e vincenti nella storia della Serie A hanno deciso di cambiare, e di affidare la panchina a tecnici molto diversi, per formazione, modo di intendere il calcio, approccio al lavoro sul campo e fuori dal campo. Sarri, Conte e Giampaolo, però, hanno una cosa in comune: come allenatori, sono partiti da un livello basso e hanno costruito una grande carriera attraverso la crescita personale e professionale, migliorando progressivamente – pur senza rinnegarle – le proprie idee sul gioco.
Le storie esemplari di tre grandi allenatori di Serie A
Le tre storie di questi tecnici sono degli esempi per chiunque abbia l’ambizione di migliorare la propria posizione lavorativa, affrontando sfide sempre più complesse: la base di partenza è composta da talento e conoscenza, che nel caso di un allenatore porta alla definizione di un’identità di gioco riconoscibile sul campo – Sarri e Giampaolo amano e praticano un calcio di possesso, sofisticato, ricercato, le squadre di Conte sono altrettanto strutturate dal punto di vista tattico ma si caratterizzano soprattutto per la grande carica fisica ed emotiva. Il secondo aspetto fondamentale è la capacità di adattamento, che per un allenatore corrisponde all’abilità di aggiornare il proprio modello rispetto all’evoluzione del gioco e alle caratteristiche dei calciatori che ha a disposizione.
Come superare le difficoltà
Molto spesso il giornalismo sportivo tende a etichettare come integralisti alcuni allenatori, e allora nell’immaginario collettivo questi stessi allenatori vengono percepiti come dei professionisti che non cambiano mai idea, che non lo farebbero mai. La realtà è decisamente più sfumata: Sarri è arrivato sulla panchina della Juventus dopo aver colto risultati eccellenti con il Napoli e con il Chelsea, due squadre composte da giocatori molto diversi tra loro, e che quindi hanno dovuto esprimere un calcio necessariamente differente, così da non disperdere il talento degli atleti più forti; Conte ha vinto tre campionati con la Juventus e uno con il Chelsea, inoltre ha portato la Nazionale a un passo dalla semifinale agli Europei del 2016, e in ogni esperienza ha dovuto creare i presupposti per sfruttare la qualità di campioni con un gioco che sembrava molto diverso dal suo; Giampaolo ha allenato 8 club diversi in Serie A, e ha vissuto gli ultimi tre anni in un club che adopera un strategia tecnico-finanziaria sell-to-improve, sistematicamente propensa alla cessione dei migliori giocatori, così da sistemare il bilancio e inseguire una crescita corporativa. Nonostante questa difficoltà, i risultati di Giampaolo sono sempre stati positivi.
Perché è importante adattarsi
Quindi, come dire: altro che integralismo. Juventus, Milan e Inter hanno deciso di avviare un nuovo ciclo partendo da allenatori che vogliono imporre il proprio stile e il proprio gioco, ma che in realtà hanno dovuto lavorare su loro stessi per raggiungere questo livello. Un lavoro che parte da lontano: Sarri ha iniziato nelle categorie dilettantistiche risalendo tutta la piramide calcistica italiana, Conte ha assaggiato e vinto due volte il campionato di Serie B prima di essere assunto dalla Juventus, Giampaolo è stato un enfant prodige della panchina ma poi ha dovuto ricominciare dalla terza divisione prima di imporsi definitivamente, e meritare la chiamata del Milan. La loro crescita professionale è un percorso con tempi e modalità diverse, ma arriva alla stessa destinazione: la panchina dei club più blasonati d’Italia. Una dimostrazione di come idee proattive e cultura del lavoro e dell’adattamento possono portare lontano.
di Alfonso Fasano
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