Allenati al pensiero sano
Andrà tutto bene, vero? Perché non dovrebbe andar bene? L’importante è crederci, essere fiduciosi, non sprecare energie in preoccupazioni stupide, non pre-occuparsi troppo. Basta crederci e tutto filerà liscio.
Andrà tutto male, lo sai. Ci sono mille cose che possono andare storte e la metà non dipendono da noi, quindi non possiamo neanche prendercene cura. Inutile impegnarsi, tanto non succede mai niente di buono.
Entrambi gli atteggiamenti – che chiamiamo ottimismo e pessimismo – sono controproducenti, in particolare il primo, ampiamente caldeggiato da molta letteratura di self help. Anche il secondo, però, non fa pochi danni: i pessimisti amano credersi intelligenti, convinti che la legge di Murphy “se qualcosa può andare male, lo farà” sia scienza, non ironia.
Più che ottimismo chiamiamolo pensiero magico, cioè convincersi che se ci credi, funziona. Che basti crederci. Anche il pessimismo, da un certo punto di vista, è un pensiero magico: se non credi a nulla non puoi essere deluso, ti proteggi non sperandoci.
Più che di un pensiero magico, in realtà, noi abbiamo bisogno di un pensiero sano, che ci permetta di costruire un presente e un futuro come li desideriamo, senza crollare se le cose non vanno come desiderato. “Aspettati il meglio, ma preparati al peggio”, come dice un proverbio inglese: è la filosofia di Jack Reacher, l’ex poliziotto militare inventato da Lee Child, perfetto rappresentante del pensiero sano come stile di vita.
Che differenza c’è tra il pensiero magico e il pensiero sano? La magia non prevede una relazione tra causa ed effetto, quindi non prevede impegno e non prende in considerazione il nostro ruolo nelle situazioni. Uno può anche crederci (io a volte ci credo), il problema è quando ci facciamo affidamento e quando lo usiamo per non prenderci le nostre responsabilità. Il pensiero sano invece è realista: io mi impegno perché tutto possa andare bene e questo molto probabilmente farà andare tutto per il meglio (che è diverso da tutto bene). Nel realismo c’è anche il prepararsi al peggio: se non faccio tutto quello che è in mio potere per far andare bene le cose è molto difficile che funzioni, ma se nonostante il mio impegno le cose vanno male io sono pronta ad accettarlo. È molto più facile accettare un fallimento o il “peggio” se ho fatto comunque tutto quello che potevo e dovevo fare.
Funziona ancora meglio se seguiamo questi accorgimenti:
- Fare tutto quello che è in tuo potere non vuol dire ammazzarsi di fatica. Nel pensiero sano c’è moltissimo spazio e tempo per il relax, per far sedimentare la fatica fatta e per godersi il presente.
- Anche se buona parte dell’impegno è consapevole il suo principale beneficio è il pensiero emergente, che sembra una magia, ma non lo è. Le idee e le soluzioni arrivano solo quando ci siamo impegnati e poi rilassati, non se girovaghiamo convinti che andrà tutto bene o male a prescindere di noi.
- Nella nostra cultura concentrarsi su qualcosa vuole ancora dire un’immersione verticale, in profondità. Sapersi immergere è un bene, ma a volte è meglio fare snorkeling, cioè esplorare quello che dobbiamo fare in superficie, cercando di vedere parti di mondo (e di pensiero) prima di scegliere quali approfondire.
- Imparare a visualizzare quello che succederà e, per allenarci a farlo, a raccontarci una storia in cui tutto va esattamente come vogliamo. Il pensiero sano è narrativo, perché in una buona storia c’è sempre sacrificio, impegno, dolore, fatica e il momento in cui tutto sembra perduto.
- Sdrammatizzare sempre tutto, anche lo scenario peggiore. Se ci prepariamo al peggio ridendone lo vivremo in modo diverso.
Quindi come andrà? Andrà come deve andare, ma con il nostro contributo.