Prova a essere più abitudinario per essere più creativo
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“Noi siamo quello che facciamo ripetutamente”– diceva Aristotele – “Perciò l’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine”.
Un’abitudine è un’azione, più o meno complessa, che ripetiamo nel tempo. Questa azione diventa talmente familiare che la compiamo in modo automatico, senza quasi accorgercene. Sappiamo che introdurre alcune abitudini ci permette di migliorare le nostre abilità nel parlare una lingua straniera, nel suonare uno strumento musicale, nel parlare in pubblico, ecc. Possiamo intraprendere qualche abitudine per diventare più creativi?
Perché le abitudini sono importanti
Il nostro cervello è pigro, ma non è tutta colpa sua. È stato progettato (un paio di milioni di anni fa) per ottimizzare gli sforzi e risparmiare energia. Il suo primo istinto, infatti, è la sopravvivenza: non sapendo che cosa succederà domani, cerca di dosare, al meglio, le energie e le risorse disponibili. Questo significa che una volta che impariamo a fare qualcosa, poi tendiamo sempre a farla nello stesso modo. Sarà capitato anche a te di fare sempre la stessa strada per andare all’università o al lavoro, di fare lo stesso percorso al supermercato per fare la spesa, ecc. Impiegare delle abitudini, allora, ci consente di “aggirare” la pigrizia del nostro cervello e di praticare, con costanza e poca fatica, alcuni comportamenti importanti (mangiare, dormire, lavarci i denti, lavorare, ecc.). Il nostro cervello ospita circa 100 miliardi di neuroni (alcune ricerche indicano che recentemente sono scesi circa ad 88 miliardi, ma non stiamo ad investigare chi abbia abbassato la media), che sono collegati tra loro da milioni di sinapsi, connessioni di tipo elettrochimico.
Ogni volta che compiamo una certa attività, “rinforziamo” le connessioni neuronali “collegate” a quella attività (gli scienziati dicono: “cells that fire together, wire together”). Da un punto di vista neurologico i dendriti, che sono le ramificazioni dei neuroni, diventano più spessi. Questo avviene grazie all’aumento dello strato di mielina: maggiore è lo strato di mielina, maggiore è la velocità con cui viaggiano i segnali nervosi. In termini pratici, questo rende sempre più semplice, e familiare, ripetere quella azione.
Attenzione alla “trappola” della ricompensa
C’è un altro aspetto a cui devi fare attenzione: il circuito della gratificazione. La dopamina è un neurotrasmettitore endogeno (della famiglia delle catecolamine) che gestisce il sistema della ricompensa e il centro del piacere. Quando svolgiamo certe attività (mangiare, fare attività fisica, fare l’amore, apprendere, ecc.), il cervello rilascia notevoli quantità di dopamina. Fin qui, niente di strano: il cervello “premia” certi comportamenti che, guarda caso, sono importanti per la nostra sopravvivenza. Il problema sorge quando il cervello “affamato” di dopamina ci spinge a svolgere quelle attività che producono piacere e gratificazione nell’immediato, senza preoccuparsi troppo di che cosa accadrà dopo. Se, qualche volta, ti sei divorato un barattolo di crema al cioccolato, … sai bene a cosa mi riferisco.
C’è uno famoso studio, svolto nel 1954 da James Olds e Peter Milner, neurologi della McGill University, sul circuito del piacere nei topi. Ods e Milner avevano impiantato alcuni elettrodi nel cervello dei ratti e, per errore (o, se vogliamo, per fortuna), li avevano posizionati proprio nella sede del circuito del piacere. Il topo veniva messo all’interno di una scatola (nota come “skinner box”) in cui aveva alcune leve che gli procuravano cibo, acqua o una stimolazione diretta agli elettrodi (posizionati nell’area Area Ventrale Tegmentale). I risultati degli esperimenti sono stati sconcertanti: topi maschi arrivavano a premere fino a 7.000 volte all’ora (significa ogni due secondi) il pulsante della stimolazione cerebrale, trascuravano di mangiare e di bere, rifiutavano le femmine in calore ed erano disposti ad attraversare una griglia percorsa da corrente elettrica pur di arrivare alla leva del “piacere”. I topi femmina trascuravano il cibo e l’acqua, abbandonavano i cuccioli che stavano allattando per premere ripetutamente la leva del piacere. I ricercatori hanno dovuto togliere i topi dalla scatola dell’esperimento per salvaguardare la loro incolumità. Qualcosa di simile avviene anche nel nostro cervello nel caso delle dipendenze croniche (da alcool, droghe, gioco d’azzardo, ecc.), in cui le persone possono arrivare a smarrire il senso della realtà. Per evitare di rimanere in “ostaggio” del circuito della gratificazione, un primo passo è quello di “educare” il nostro cervello a posticipare la ricompensa immediata (“first positive, second negative”) svolgendo attività che, in un primo momento, appaiono faticose, ma che producono benefici importanti nel lungo periodo (“first negative, second positive”). Fare attività fisica, seguire una dieta o, comunque, un’alimentazione equilibrata rientrano in questo tipo di attività. Seguire delle abitudini, delle routine, è utile per molti aspetti, ma rischia di “irrigidire” il nostro modo di pensare quando dobbiamo affrontare un problema.
Abitudini creative
Come possiamo conciliare l’esigenza di novità e di originalità di un approccio creativo con le abitudini? Possiamo provare a sperimentare delle “abitudini creative”: ecco qualche suggerimento.
Attività quotidiane
Fallo strano Prova svolgere delle attività quotidiane, come fare la doccia, lavarti i denti, pettinarti, con la mano che usi di meno. All’inizio potresti avere qualche difficoltà, ma dopo qualche tentativo la cosa ti sembrerà “normale”.
Prova un nuovo gusto Fin dalla prima colazione, siamo piuttosto abitudinari: prendiamo il caffè sempre con lo zucchero (o sempre senza zucchero), brioche, biscotti (o fette biscottate), ecc. Ti suggerisco, almeno una volta alla settimana, di variare la colazione: potresti togliere (o mettere) lo zucchero nel caffè, introdurre yogurt, frutta, spuntino salato, ecc.
Cambia strada Cambiare il tragitto che facciamo per andare al lavoro (o in palestra, ecc.) ci stimola a porre maggiore attenzione e ad “attivare” le nostre abilità percettive. Lungo il nuovo percorso possiamo trovare numerosi stimoli preziosi per le nostre attività. Nei miei corsi lancio la sfida di cambiare strada almeno un paio di volte alla settimana, e ci sono state persone che sono riuscite a cambiare strada tutti i giorni per un intero mese!
Attività lavorative
Non fermarti alla prima idea La prigrizia del nostro cervello si manifesta anche quando dobbiamo trovare delle soluzioni. Nella maggior parte dei casi ci limitiamo a cercare un paio di idee. Le persone più creative, invece, ne generano una grande quantità, in modo da poter scegliere le più promettenti. La prossima volta che ti trovi a risolvere un problema, impegnati a scrivere almeno 20 idee. All’inizio potrebbe essere un po’ faticoso, ma, via via che allenerai il tuo “muscolo della creatività”, ti diventerà più semplice e familiare.
Cambia luogo (o musica) Prova a cambiare “ambiente” e ad allontanarti dalla tua scrivania. Potresti lavorare nella sala conferenze, nell’area relax, oppure su una panchina in un parco, in un bar (o in un coworking) vicino al tuo ufficio. Rimarrai sorpreso di come un piccolo cambiamento di “setting” possa influire, in modo positivo, sulla tua produttività e sulla tua capacità di risolvere i problemi. Se non hai possibilità di spostarti, prova a cambiare musica. Ci sono dei siti come noisli.com o coffitivity.com che possono fornirti suoni della natura e rumori di sottofondo che stimolino il tuo pensiero divergente. Se vuoi approfondire puoi ascoltare “Brusio Creativo: quali “suoni” stimolano la creatività?”, la puntata del mio podcast dedicata ai “suoni” che ci aiutano ad essere più creativi.
Modifica le riunioni Prova ad introdurre qualche novità anche nelle riunioni, perché fare le stesse cose, sempre allo stesso modo non stimola il pensiero creativo. Potresti variare l’orario, oppure la modalità, proponendo uno “stand up meeting”: una riunione breve, in cui i partecipanti rimangono in piedi e presentano, in un paio di minuti, le attività che stanno svolgendo e le informazioni di cui hanno bisogno. Oppure potresti proporre una riunione all’aperto in cui, tempo permettendo, le persone possano muoversi, respirare e … generare nuove idee.
Crea una “bolla relax” Dedica ogni giorno qualche minuto, magari a fine giornata o nella pausa pranzo, a leggere delle storie che ispirino la tua creatività. Puoi dedicare anche cinque minuti per lasciare la mente libera di vagare, meglio se ascoltando un brano musicale, e per annotare eventuali intuizioni, idee, ecc.
Questi consigli possono sembrare, a prima vista, molto semplici, ma hanno un impatto notevole sul nostro cervello, perché “incrementano” nuove connessioni neuronali. Applicando questi suggerimenti con costanza, dopo alcune settimane noterai una maggiore elasticità mentale e maggior facilità nel generare nuove idee.
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