Abbonda con la gentilezza, per avere relazioni migliori
Noi esseri umani amiamo descriverci come esseri razionali, in realtà ciò che la ricerca in ambito psicologico ci dice è che buona parte delle nostre decisioni sono dettate dalle emozioni e meno dal pensiero logico. Nel 2002 lo psicologo israeliano Daniel Kahneman vinse il premio nobel per l’economia grazie alle sue ricerche sui comportamenti umani in ambito finanziario. Teorizzò l’esistenza di due sistemi cerebrali utili alla presa di decisioni: il sistema 1 veloce, superficiale, intuitivo, inconscio e il sistema 2 lento, profondo e consapevole. Il primo è quello utile a riconoscere un pericolo e scegliere come comportarsi in modo immediato, mentre il secondo è quello che ci consente di effettuare ragionamenti ponderati come il calcolo di 15X32. La maggior parte delle decisioni che prendiamo nella nostra vita sono dettate dalle emozioni e quindi vedono entrare in gioco il sistema 1, non tanto il 2.
Le decisioni emotive a volte ci portano all’errore
Il fatto che noi prendiamo molte decisioni, nell’arco delle nostre giornate, dettate dalle emozioni ha un enorme vantaggio ma anche un costo. Il vantaggio è la velocità con cui l’uso del sistema di pensieri 1 ci permette di giungere a una conclusione. Il costo è che, come nella vita in generale, a volte la velocità ci fa cadere nell’errore. Nel caso dei nostri pensieri si parla di euristiche e bias, ovvero errori cognitivi. Le euristiche sono delle scorciatoie mentali che permettono di ottimizzare il tempo dedicato ad una decisione evitando di vagliare tutte le ipotesi in modo consapevole. Per esempio se vi chiedo come si riconosce un numero dispari composto da più cifre, rispetto ad uno pari, la risposta che danno tutti è “Guardo l’ultima cifra” ed è corretto. Grazie alla nostra esperienza abbiamo capito che questo è il modo più veloce e così applichiamo una scorciatoia mentale per risolvere il problema. I bias cognitivi invece sono delle euristiche particolari perché le loro conclusioni portano a decisioni errate! infatti il bias non è basato sulle esperienze ma su pregiudizi e l’emozione del momento. Il cervello in questi casi non riconosce l’errore in fase di formulazione e prende per buona la prima conclusione.
La gentilezza la ricordiamo poco
Uno dei tanti errori cognitivi che commettiamo e che rischia di avere un impatto sulle nostre relazioni è il bias della negatività. Questo ci porta a focalizzare la nostra attenzione e memoria sugli eventi negativi della nostra vita, anche se quantitativamente pesano di meno degli eventi positivi. Si tratta di un meccanismo che ha permesso la sopravvivenza della nostra specie. Pensate all’uomo nella foresta che vede un leone: il ricordo di quell’esperienza nei dettagli per esempio relativi all’orario, al luogo preciso, alla ferocia dell’animale ecc. imprimendosi nella memoria della persona gli permettono di evitare quel pericolo successivamente.
Oggigiorno, nelle nostre relazioni interpersonali tendiamo comunque ad usare, inconsapevolmente, il bias della negatività e questo ci porta a ricordare di più quando un amico o collega ci risponde in modo scontroso o maleducato rispetto a tutte le volte che invece è tranquillo e gentile.
Abbonda con la gentilezza
Sapendo come funzionano i pensieri delle persone intorno a te, ricorda che c’è un’alta probabilità che si ricordino in modo più vivido gli scambi avuti con te caratterizzati da un’emozione negativa come rabbia, delusione, tristezza ecc. Quindi per bilanciare l’effetto del bias della negatività e mantenere buoni rapporti con le persone intorno a te, abbonda con gentilezza, sia in ambito privato che professionale.