42 chilometri di amicizia: Sammy runs Venice
Sono passati già un po’ di giorni dalla Maratona di Venezia alla quale ho partecipato ma l’emozione è ancora molto forte e l’entusiasmo mio, dei miei compagni di corsa e di coloro che ci hanno seguito è ancora palpabile e vivo.
È stata una giornata unica ed indimenticabile, e questo si è visto subito fin dalla mattina presto.
Nonostante tutti avessimo dormito poco e male per l’eccitazione eravamo già tutti carichi e pronti a partire, la risata già presente e tutti con una grande scorta di buona volontà.
I miei compagni di corsa si sono cambiati e hanno assicurato tutti i nostri bagagli energetici alla Joelette, io invece mi sono ben imbottito per non sentire il freddo, che a quell’ora era pungente, e ci siamo incamminati verso la partenza a Strà.
Da subito siamo stati accolti dagli organizzatori come dei veri e propri protagonisti della Maratona, è stato strano poiché la nostra non era una corsa per fare un record, era una corsa per dare un messaggio forte… probabilmente il messaggio già un po’ eravamo riusciti a passarlo, semplicemente con il nostro esserci.
E poi… tutto è successo abbastanza in fretta! Strano visto che i 42km li abbiamo percorsi in quattro ore e quaranta (che è un tempo ottimo) tuttavia sono state ore talmente intense che mi è difficile raccontarle senza sminuirle.
La Riviera del Brenta con le sue bellissime Ville ha regalato a tutti uno squarcio della bellezza delle nostre terre che tanto amiamo ma che, ahimè, a volte diamo per scontate. Tuttavia sono state solo il sottofondo di quello che veramente è accaduto nella corsa.
Ho respirato, e credo di parlare a nome di tutti i miei compagni, un’aria di sostegno e collaborazione bellissima: non solo ci incitavamo tra di noi, ma tutti i partecipanti che correvano e ci superavano trovavano un momento per staccare la testa dalla concentrazione necessaria per affiancarci e farci i complimenti, darci una pacca sulla spalla, stringerci la mano ed incitarci. Il pubblico lo stesso, è stato calorosissimo, si sbracciava per salutarci e si sgolava per farsi sentire. È stato bello vedere molti di loro con le magliette della “Sammy runs Venice” la cui scritta si rifletteva in quella delle nostre maglie e dei nostri palloncini gialli che ci rendevano riconoscibili a distanza. Il fatto che poi quasi tutti sbagliassero il mio nome è stato motivo di risate tra tutti noi: è una lunga storia, ma basti sapere che spesso anche i miei compagni di corsa si sbagliavano e questo portava le risate ad un livello superiore. La risata infatti per tutti noi e nella magnifica esperienza della corsa ha avuto un ruolo centrale: ridevamo per tutto, per il mio nome detto male, per smorzare la fatica, per prenderci un po’ in giro, per il fatto che spesso ci affiancavamo ad atleti di qualsiasi nazionalità e ci cimentavamo in improvvisati sprazzi di poliglottia (noi, che quando siamo insieme fatichiamo anche ad abbandonare il Veneto per l’Italiano).
Il paesaggio e le persone sfilavano dietro di noi e dietro il passo ben cadenzato dei miei amici, Mestre, Mira, Dolo, Marghera, tutto sfrecciava via, i miei genitori con il cartellone di sostegno, tanti amici venuti apposta solo per noi, tutto! E mentre io ero comodamente seduto sulla Joelette vedevo che man mano che passava il tempo i miei amici accusavano la fatica, ad ogni chilometro dentro di me dicevo: «Abbiamo fatto solo questi chilometri?», ma non perché mi annoiassi ma perché vedevo la fatica di chi mi trainava e che nonostante tutto continuava a correre. Devo essere sincero e dire che in più di un’occasione mi è venuta voglia di scendere e cominciare a correre assieme a loro, ispirato dalla loro volontà di arrivare in fondo. Le mie gambe però non me lo avrebbero permesso… ma era anche questo il senso della corsa: vedere che gli amici veri sono coloro che quando sei assieme ti fanno dimenticare ogni tuo limite e sono anche quelli che, quando la realtà torna a mostrarteli, ti spingono letteralmente verso dove non puoi arrivare da solo.
L’arrivo è stato unico: siamo arrivati tutti uniti come siamo partiti, vedere Venezia dopo il lunghissimo Ponte della Libertà è stato emozionante e quando siamo arrivati in Piazza San Marco, meraviglia delle meraviglie, esserci immersi in migliaia di persone che ci aspettavano (sì, aspettavano proprio noi) aver svoltato ed essersi trovati davanti alla magnifica Basilica, una perla nella perla, una lacrimetta di commozione, sono sincero, mi è scesa.
Tante altre cose ci sarebbero da dire: l’accoglienza al traguardo da parte del pubblico e degli organizzatori, la stanchezza dipinta nei volti di chi mi ha portato, la felicità incontenibile di aver fatto anche questa esperienza sono tutte cose indescrivibili!
Una sola cosa mi resta da dire: un enorme grazie a tutti i miei compagni di corsa, che si sono dati da fare prima della Maratona, che hanno abbracciato la nostra causa e che poi sono scesi in pista per sostenermi anche fisicamente!
Grazie ragazzi, grazie dal più profondo del cuore!
Vi voglio bene e sono orgoglioso di voi!