Una storia d’amore
Casa-Museo Boschi Di Stefano
Chi sono Marieda Di Stefano e Antonio Boschi? Come e perché la loro casa è diventata un punto di riferimento dell’arte italiana del Novecento?
Marieda, figlia di un imprenditore edite appassionato di pittura, si avvia all’arte della ceramica nello studio dello scultore milanese Luigi Amigoni. Nel corso del tempo esprime una spiccata sensibilità coloristica nei vasi, nei piatti decorativi e nelle sculture femminili. Partecipa a numerose collettive e concorsi ottenendo premi e segnalazioni. Antonio è un ingegnere le cui notevoli capacità sono testimoniate da importanti brevetti tecnici. Oltre che per l’arte, nutre una grande passione per la musica, in particolare per il violino. Marieda e Antonio si sposano nel 1927. Nel ’31 vanno ad abitare in quella che per sempre sarà la loro casa. Come ebbe modo di affermare lo stesso Boschi riguardo al fatto che la collezione porta i nomi di entrambi i coniugi, “non è un omaggio reso alla memoria della mia compagna” – morta nel 1968 – “ma corrisponde alla realtà. Opera comune nel senso totale: in quello materiale con le implicazioni di decisioni, di applicazione, di sacrifici finanziari e conseguenti rinunce in altri campi; e in quello artistico come concordanze di gusti, di indirizzi, di scelte”.
La casa delle meraviglie
I piccoli musei sono scrigni che contengono tesori preziosi. Fare visita alla Casa-Museo Boschi Di Stefano è un modo originale e stimolante per comprendere appieno cosa sia una Wunderkammer, ovvero “la stanza delle meraviglie”. L’espressione definisce i luoghi in cui dal XVI secolo al XVIII secolo i collezionisti erano soliti conservare raccolte di oggetti unici e straordinari. Sono proprio le Wunderkammer insieme alle grandi quadrerie di re e cardinali a dare origine al museo moderno, istituzione aperta al pubblico senza distinzione di classe sociale. Il primo in assoluto ebbe origine nel 1792 dalla Rivoluzione francese, con il passaggio delle collezioni di proprietà della corona di Francia alla nazione francese.
I capolavori di Antonio Boschi e Marieda Di Stefano
Nel corso della loro esistenza Antonio Boschi e Marieda Di Stefano hanno raccolto oltre duemila opere. Una collezione che testimonia in modo straordinario la storia dell’arte italiana dal primo decennio del Novecento alla fine degli anni Sessanta. La casa museo espone circa trecento opere (dipinti, sculture, disegni) ed è essa stessa un’opera d’arte. Progettata per la coppia di sposi, è situata in una palazzina realizzata all’inizio degli anni Trenta da Piero Portaluppi, uno dei più famosi interpreti del razionalismo. Le volontà testamentarie di Antonio Boschi prevedevano che l’appartamento dove lui e Marieda avevano a lungo vissuto fosse aperto al pubblico come casa-museo. Attraversando gli ambienti espositivi il visitatore ha così l’occasione più unica che rara di visitare un “museo abitato”, dove ogni cosa – gli spazi, l’allocazione degli arredi e dei complementi d’arredo – è funzionale alle “ragioni dell’arte” e non viceversa. Stanze che rispondono all’esigenza di poter ammirare sempre e nel migliore dei modi le opere della raccolta.
Riconoscere il valore
Marieda Di Stefano e Antonio Boschi appartengono al novero di quella che un tempo veniva definita “buona borghesia lombarda”. Si tratta di persone benestanti, non di milionari. L’entità del loro patrimonio è assai diversa da quello dei petrolieri o dei magnati americani che negli stessi anni potevano comprare qualsiasi opera senza porsi limiti finanziari. Marieda Di Stefano e Antonio Boschi non erano speculatori: non compravano per poi rivendere e guadagnare. Compravano ciò che amavano. E amavano ciò che spesso – assai spesso – non aveva ancora ricevuto il plauso del mercato. Avevano il dono di riconoscere il valore di un’opera d’arte anticipando il giudizio degli altri. In tal modo contribuirono alla promozione di artisti che divennero noti e apprezzati anche in virtù del loro sostegno. Proprio come il gestore patrimoniale che eccelle nell’individuare l’impresa di successo agli esordi, i coniugi Boschi sapevano cogliere il talento di un artista e comprendere l’importanza di un movimento artistico. Una dote naturale corroborata dallo studio e dalla ricerca costante e paziente.
Gli ospiti della Casa-Museo Boschi Di Stefano
Gli spazi espositivi della casa di via Jan sono undici. Attraversando le stanze che compongono l’abitazione il visitatore incontrerà opere di Severini, Boccioni, Funi, Marussig, Tozzi, Carrà Sironi, Morandi, De Pisis, Campigli, Paresce, Savinio e de Chirico. Venti lavori di Fontana e alcune Achrome di Piero Manzoni completano il percorso espositivo, che è lecito definire come la sintesi ideale dell’arte italiana del Novecento.
Casa-Museo Boschi Di Stefano è un dono
Antonio Boschi ha scelto di donare la collezione Boschi Di Stefano al Comune di Milano, decisione che arricchisce la città nelle quale avevano scelto di vivere. Le città, non importa se grandi e importanti o piccole e sconosciute, hanno bisogno di manutenzione amorevole; la casa dei coniugi Boschi, restaurata e conservata accuratamente, ne è un esempio. La bellezza che ci è stata donata non ci appartiene, è un prestito che è nostro dovere restituire alle generazioni future. Forse sta in questo il senso ultimo della passione che muove il collezionista verso l’opera d’arte.