Teatro in carcere, l’utopia di Volterra diventa realtà
I bene informati dicono che altri nel mondo non ce ne sono. Per la prima volta nella storia, un teatro aprirà all’interno di un carcere. E non parliamo di un teatrino ad uso dei laboratori per i detenuti, accessibile con permesso agli spettatori esterni una volta all’anno o giù di lì, come avviene in tante case di reclusione grazie ai programmi di rieducazione. No, questo sarà un teatro “vero”, aperto al pubblico, che avrà una sua stagione lungo tutto l’anno, i suoi biglietti, un calendario per la produzione di spettacoli da portare in tournée e un corollario di attività di formazione che non riguardano solo gli attori, ma scenografi, costumisti e tecnici, dai macchinisti agli addetti alle luci e così via.
Un sogno? Non più, anche se per realizzarlo c’è voluto tanto tempo e fatica, e la pazienza di superare parecchi ostacoli burocratici. Succederà nel carcere di Volterra: il bando per la realizzazione della struttura è stato appena chiuso, e a breve si conoscerà il progetto vincitore. Il merito è della Compagnia della Fortezza di Armando Punzo che nella rocca medicea trasformata in prigione lavora da più di trent’anni. Con un’idea fissa: non limitarsi a “rieducare” i detenuti, ma insegnare loro davvero i mestieri del teatro, e fare arte sul serio. Per lui, regista e autore pluripremiato, il carcere è stato ed è la possibilità di un teatro diverso, vero, lontano da vezzi e manierismi.
Una possibilità che il regista e autore campano esplora insieme agli attori detenuti della sua Compagnia della Fortezza, fondata nel 1988 e che negli anni ha incarnato una piccola, grande rivoluzione: riuscire a fare teatro in un modo unico, con la forza di corpi che portano su di sé cicatrici di esperienze di vita dura e ai margini, e insieme aprire il carcere all’esterno, fare entrare il pubblico ogni estate per mostrare le creazioni del gruppo. Con spettacoli memorabili, che hanno fatto la storia della nostra scena contemporanea più innovativa: ricordiamo, su tutti, il Marat-Sade del 1993 e I Pescecani ovvero quel che resta di Bertolt Brecht del 2004, entrambi vincitori del premio Ubu, il più prestigioso del nostro teatro, come migliori spettacoli italiani. E con una compagnia di attori straordinari. Il più noto è Aniello Arena: ex camorrista, ergastolano, è stato scelto da Matteo Garrone come protagonista del suo film Reality, Grand Prix a Cannes nel 2012, e da allora ha intrapreso una carriera importante anche nel cinema.
Il teatro nel carcere è un’utopia che sta per diventare realtà. Ma che rischiava di arenarsi in lunghezze burocratiche: i soldi per realizzarlo, un milione e 200mila euro, erano stati stanziati già più di dieci anni fa dal ministero della Giustizia, ma l’iter della pratica, lunghissimo, ha avuto fasi alterne e si rischiava addirittura di perderli. Finché a febbraio si è finalmente sboccato e si è potuto procedere al bando, appena chiuso, per la progettazione dello spazio: a breve si saprà quale dei cinque progetti presentati è stato scelto.
«Questa notizia è una cosa così grande che la prima reazione è stata il silenzio – ha commentato Armando Punzo –. La rincorrevo da 22 anni. L’avvio dei lavori del teatro della Compagnia della Fortezza è il coronamento di 33 anni di lavoro a Volterra. Si tratta di un progetto importantissimo sotto tanti punti di vista. Primo per gli attori della compagnia, perché permetterà di avvicinarsi e di formarsi a tutti i mestieri del teatro, ancora più di quanto avviene adesso. Sarà importante per i cittadini, che avranno la possibilità di accostarsi in maniera più ampia e partecipata a questa esperienza. E per le possibilità che ci saranno per Volterra, che con il compimento di questo progetto diventa un modello unico al mondo. Perché quella della Compagnia della Fortezza, a Volterra, è una storia unica».