Te lo dico in cörsivœ: guarda, impara e forse sarai virale. Sempre che tu non possa farne a meno…
Facciamo fatica ad ammetterlo, ma moltissimi di noi vorrebbero provare l’ebbrezza della celebrità e godere dei suoi frutti, almeno per un po’. Negli ultimi anni i social hanno offerto a molti questa possibilità e oggi TikTok sembra essere una vera e propria fucina di talenti, che sfruttano la viralità dei propri contenuti per emergere. È davvero così facile, però? E chi ci riesce, che caratteristiche ha?
Che la nostra esistenza sia scandita da trend (in italiano tendenze, ma anche mode) non lo scopriamo certamente oggi, ma le nuove piattaforme social hanno costruito e amplificato il loro successo proprio su queste dinamiche.
Del resto siamo “animali sociali” e abbiamo continuamente bisogno di motivi e spunti di aggregazione; stimoli e idee che cementano le nostre relazioni e gli offrono l’opportunità di esprimersi e di non venir meno per assenza di argomenti su cui confrontarsi e interagire.
Tra le tendenze degli ultimi mesi, quella del corsivo è probabilmente una moda destinata a un veloce tramonto, come le molte altre storpiature del linguaggio che l’hanno preceduta, ma da diverse settimane sta monopolizzando l’informazione legata ai social media.
È un trend come tanti, ma rispetto ad altri che hanno avuto successo nel passato, tuttavia, in questo caso c’è stato qualcuno che ha colto al volo questo spunto per costruirci un’iniziativa personale, fino ad arrivare a un successo che probabilmente supera anche le più rosee previsioni della sua protagonista.
Il boom mediatico della “Prof. di Corsivo” Elisa Esposito è stato veloce e pervasivo e oggi fa da contraltare ad altre “esplosioni” velocissime, come ad esempio quella de La fisica che ci piace. Due fenomeni social apparentemente lontani tra loro e con rilevanza e destini certamente diversi, ma che poggiano su dinamiche simili, che possono essere studiate, analizzate e, talvolta, replicate con successo.
Cosa c’è dietro alla popolarità di alcuni personaggi della Rete e cosa ci insegna la loro rapida ascesa?
Nel 2020, all’inizio della Pandemia che ancora oggi imperversa, il senegalese di Chivasso Khaby Lame non lo conosceva nessuno. In pochi mesi, costretto a casa per via del lockdown e delle difficoltà dell’azienda in cui precedentemente lavorava, Lame ha fatto una cosa semplicissima e geniale, smascherando con un gesto delle braccia e uno sguardo eloquente l’inutile complessità di alcuni oggetti, azioni e idee rispondendo ad alcuni video presi in Rete con un messaggio chiaro e immediatamente comprensibile: fatela facile!
Il segreto del successo di Lame è sotto gli occhi di tutti e non si differenzia troppo da quello di altri fenomeni emergenti della Rete: con la sua spontaneità ha reso facile e alla portata di tutti qualcosa che al tempo stesso diverte, incuriosisce, genera imitazione e spinge gli altri a mettersi in gioco. Nel suo caso, inoltre, l’assenza del parlato ha spinto i contenuti di Khaby Lame in tutto il mondo, perché ovunque comprensibili e altrettanto divertenti. Il suo sguardo ha fatto il resto, ipnotizzando milioni di persone e arrivando a superare veri e propri fenomeni della Rete come Chiara Ferragni e Charli D’Amelio, arrivando ad essere il TikToker più seguito al mondo, con oltre 140 milioni di follower.
Affinché questo accadesse in modo così rapido, tuttavia, era indispensabile la spinta di una piattaforma come TikTok, che in questo momento è senza dubbio la più efficace e pervasiva. Rispetto alle altre, infatti, a fare la differenza è la sua assoluta semplicità e l’assenza (o quanto meno la generosità) di algoritmi che su altre piattaforme tendono a frenare o a rallentare la viralità. Ciò accade sia per una questione di sicurezza che per motivi di natura economica, per stimolare la sponsorizzazione dei contenuti ed evitare che quelli più pericolosi e meno opportuni possano essere veicolati con eccessiva rapidità e andare fuori controllo.
In funzione di queste caratteristiche della piattaforma, avere un’idea valida e metterla in campo su TikTok significa spesso avere un riscontro immediato e potenzialmente globale.
Sia chiaro, andare virali non è affatto facile nemmeno su TikTok, né tanto meno è garantito. Affinché ciò accada sono indispensabili i consueti prerequisiti che portano al successo in qualsiasi altra situazione o contesto, perché gli strumenti cambiano, ma le persone restano le stesse o evolvono in modo molto più lento della tecnologia. Occorre poi sempre ricordare che chi ha la stoffa per emergere non è scontato che ce la possa davvero fare, ma a chi quella stoffa non ce l’ha non bastano mille occasioni.
Cos’abbiano di speciale personaggi come la “Prof. di Corsivo” Elisa Esposito, il Prof. di Fisica Vincenzo Schettini, Khaby Lame e molti altri non è difficile da individuare e sarebbe fin troppo facile, oltre che inefficace, far riferimento all’aspetto fisico, al carisma, al portamento, al fascino, al modo brillante di esprimersi, etc.
Non sono i singoli ingredienti a rendere speciali certe persone, ma semmai la peculiare alchimia in cui essi sono miscelati, che nella stragrande maggior parte dei casi di successo in Rete è assolutamente naturale e poco o per niente artefatta.
La differenza tra queste persone e molti personaggi della tv e del cinema, creati ad arte da abili caratteristi, risiede infatti proprio nella loro spontaneità e nella capacità di mostrare ciò che sono davvero al massimo delle proprie potenzialità. Senza quest’alchimia non c’è TikTok che tenga, ma oltre a questo ci sono altri requisiti imprescindibili, come ad esempio:
- la capacità di diventare a tutti gli effetti ciò che si sta proponendo, mettendo quella preziosa alchimia di ingredienti al servizio dell’idea che si è deciso di cavalcare (Lame è più di ogni altra cosa il suo gesto, la Prof. è il “suo” corsivo”, la fisica sui social ha oggi il volto e il ciuffo ribelle del Prof. pugliese Schettini, etc.);
- la disponibilità all’interazione con gli utenti della piattaforma e della Rete, che non sono soltanto pubblico plaudente, ma parte attiva e partecipe dello “spettacolo” (come si evince facilmente dai duetti e dalle risposte del pubblico, che sono oggi fondamentali per decretare il successo sui social);
- la capacità di essere sempre “sul pezzo”, di “seguire il flusso” e di reinterpretare le ulteriori tendenze che via via emergono, fagocitandole e sfruttandone la forza;
- l’intelligenza “spazio temporale” di capire dove essere, in che modo, con quali mezzi e strumenti, perché la popolarità va alimentata e allenata non soltanto “in casa” ma laddove c’è un palcoscenico che può aumentare l’audience;
- la capacità di “unire i puntini”, mettendo in campo collaborazioni, scambi, sinergie preziose e in grado di tenere viva la propria attività e di raggiungere un pubblico sempre più ampio e trasversale;
- la capacità di gestire, e se possibile addirittura di valorizzare, l’enorme pressione della popolarità, che per molti diventa presto un incubo dal quale mettersi al riparo, mentre per altri diventa una sorta di droga da assumere con cautela e responsabilità.
Queste e altre caratteristiche fanno di alcuni dei tanti che si affacciano alla Rete e ai social per “dire qualcosa” dei potenziali protagonisti, pronti a inseguire i numeri degli influencer più quotati e a ricavarsi una propria nicchia di ascolto.
Un’aspirazione legittima che però oggi è spesso vissuta come un’assoluta urgenza. Una spinta che ha molte facce e che tocca moltissimi tasti della nostra umanità e della nostra esistenza, a partire da quello lavorativo, che troppi si illudono di poter risolvere grazie ai social media. In quest’ottica è opportuno fare una distinzione tra chi sfrutta le proprie competenze e qualità per tentare di emergere e chi invece punta su altre caratteristiche e dinamiche.
Questi ultimi, oltre a una buona dose di fortuna, hanno bisogno di una certa capacità di trasformismo, perché una volta arrivati alla popolarità attraverso un trend, nel giro di qualche mese dovranno necessariamente trovare una strada nuova, perché tutte le mode del momento sono destinate ad esaurirsi dopo che molti le hanno usate per divertirsi con gli amici per qualche settimana o al massimo mesi. I “creatori digitali” che non hanno una competenza specifica o una professione da divulgare, infatti, vivono della propria capacità di intercettare i trend o di crearli, surfando nel mare dei social come se quelle tendenze fossero delle onde, più o meno lunghe, da cavalcare.
Per quanti tutto questo potrà effettivamente diventare un lavoro? Dare una risposta a questa domanda è semplicemente impossibile, ma essere attivi sui social è oggi un’opportunità che nessuno dovrebbe permettersi di scartare. Queste piattaforme sono palestre di socialità, di interazione, di sinergia, di collaborazione. Chi li usa in modo “tossico” rischia e con grande probabilità si brucerà, ma per tutti gli altri TikTok & Co. sono strumenti di crescita importanti, che come tali vanno insegnati e spiegati bene sin da bambini, anziché demonizzarli.