Centodieci è Arte: Vittorio Sgarbi racconta il Seicento dopo Caravaggio
“Se avessimo fatto questo incontro 100 anni fa avremmo sentito il nome di Caravaggio come quello di un assoluto sconosciuto”.
Ha aperto così Vittorio Sgarbi la serata Centodieci è Arte di Palermo, un viaggio nei tesori italiani che parte dalla riscoperta di Caravaggio, tutta novecentesca, con la damnatio memoriae che accompagna il suo nome che nasce da un conflitto inevitabile tra le ragioni della religione e la sua interpretazione della realtà. Per cui pur ammirandone il talento ne vengono indicati i profondi limiti morali e di edificazione religiosa del tutto assenti dalle sue opere, anche quelle più intensamente religiose, e soprattutto quelle siciliane, drammaticamente piene di un sentimento di morte e di male che tormenta il pittore negli ultimi 4 anni di vita da quando nella sua esperienza umana c’è un atto estremo, che è quello di essere assassino, che comporta una serie di sensi di colpa che si riflettono nelle sue opere.
Un sentimento del male così forte da far sentire che non c’è speranza né per il bene né per le persone di buona volontà, una specie di presentimento: i cattivi vincono, presagio di una Sicilia mafiosa prima che lo fosse. Non entra luce, non c’è presenza che dia speranza. Il Caravaggio siciliano è un Caravaggio disperato.
In questo conflitto fra Bene e Male nel 1650 con l’affermazione dell’estetica del “bello ideale” ci si contrappone alla realtà, Caravaggio ha di fatto inventato la fotografia, i suoi discepoli hanno una pittura cruda, reale, lontana dal bello idealista degli anni successivi. Nessuno nella seconda metà del Seicento, per tutto il Settecento e tutto l’Ottocento cita più Caravaggio, questo accade fino al 1913 circa quando si ha una riscoperta importante di un grande genio della pittura. Rivalutando Caravaggio si ha una rivalutazione dei vari Battistello Caracciolo, Artemisa Gentileschi, il padre Orazio Gentileschi, pittori che si riaffacciano alla critica dopo anni e anni di oblio.
Il libro “Dall’Ombra alla Luce” a firma Vittorio Sgarbi parte da lì, dall’ombra caravaggesca per andare alla luce dei pittori meno conosciuti al grande pubblico, ma non per questo meno dotati, come Pier Francesco Mazzucchelli detto Il Morazzone, Tanzio da Varallo o Francesco Cozza, giusto per citarne qualcuno; tutti artisti del Seicento italiano, diviso per regione, analizzati nella serata Centodieci è Arte di Palermo.
Una lectio magistralis intensa, ricca di analisi e confronti tra un pittore e l’altro, fatta di corsi e ricorsi storici, di aneddoti curiosi che solo un grande esperto come il Professore può portare.
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