La scienza può aiutarci a comprendere chi siamo?
“Chi siamo?”
Una domanda universale, eterna, che si presenta dagli albori dell’umanità, da quando i filosofi del periodo assiale delle varie civiltà hanno cominciato a chiedersi che cos’è l’essere in quanto essere e cosa siamo noi in mezzo a tutto ciò.
La risposta? Ancora non pervenuta! Non in modo inequivocabile, non in una forma che sia qualcosa di più di un punto di vista…
Un bambino, alla domanda, indicherebbe semplicemente il petto come per affermare che “Io, sono io”. E se ci pensiamo, anche noi adulti non potremo fare altro se immaginiamo di doverlo spiegare a un extraterrestre.
E la scienza? Cosa dice a riguardo? Come definisce un individuo? Come una singolarità o come un un insieme di pezzi comunicanti? Come un unicum o come una colonia? Qual è la definizione scientifica di “persona”? Prima di rispondere andiamo per passi e analizziamo la questione.
La definizione più immediata sarebbe quella di dire che una persona è definita come un organismo le cui cellule condividono lo stesso DNA. Ciò però, seppur sembra abbastanza logico, non è possibile: esistono persone costituite per metà da cellule con un DNA e per l’altra metà da cellule con un altro DNA, organismi chiamati, scientificamente “chimere”.
Semplicemente, queste cellule, sotto l’influsso dell’epigenetica e della comunicazione intercellulare possono agire in simbiosi dando il loro contributo per il sostentamento dell’insieme.
Non deve stupire: ogni uomo condivide con un altro più del 99% del genoma somatico. Può spaventare il fatto che condividiamo con gli scimpanzé il 98,5% del DNA (ma tranquilli, riarrangiamenti cromosomici di grandi dimensioni e diversa epigenetica ci distinguono bene da essi, provando a maggior ragione che il DNA da solo non definisce chi siamo).
Che il DNA non fosse un dogma per definire l’individuo è visibile anche dal fatto che la replicazione cellulare all’interno del corpo può portare ad errori genetici in qualche cellula e che l’invecchiamento, con la perdita di telomeri, aumenta il tasso di queste mutazioni: saremo dunque persone diverse ogni secondo che passa. Il che non è diverso dai principi di esistenza puramente fisici, ma per quel che ci interessa, continuiamo nel mondo della biologia.
Abbiamo capito che il DNA non è tutto. Possiamo almeno dire che comunque un individuo è un insieme di cellule specializzate, al di là del loro DNA? Nemmeno!
Nel corpo umano infatti ci sono più batteri che cellule: sebbene costituiscano il 0,1% del peso totale del corpo, essi sono in numero 10 volte maggiori delle cellule. Questi batteri sono di diverse specie, non sono animali, non sono nemmeno vegetali…a dir la verità sono diversissime dalle cellule umane: non hanno neppure un nucleo, e hanno dunque anche un’epigenetica estremamente semplice (sebbene la parola “semplice” non esista in biologia). Essi hanno in comune una minima parte dei geni con gli umani e anche questi hanno subito notevolissime mutazioni e riarrangiamenti. Ciò nonostante molti di questi batteri non potrebbero vivere fuori dal nostro corpo e noi sicuramente non potremo vivere senza di essi: il microbiota umano è attualmente uno dei maggiori argomenti di studio della biologia e sta dando risultati sorprendenti sul suo impatto nella vita umana.
Ma dunque? Cosa siamo? Un insieme di cellule e batteri con diverso DNA?
Non lo sappiamo! La scienza non dà una spiegazione semplicemente perché in scienza non esiste la domanda! La scienza non vede individui, vede organismi funzionanti. La scienza non si chiede se corpo e individuo siano la stessa cosa, né quali rapporti ci siano tra l’uno e l’altro. La scienza non si chiede perché esiste una coscienza e un’autocoscienza, si limita a constatare che c’è e a studiarla.
La scienza non si pone domande esistenziali… ma gli scienziati… sì! Come i filosofi. E, seppure la delusione di non sapere chi siamo può essere frustrante, c’è ancora lavoro per i pensatori, e probabilmente sempre ci sarà.
Magari proprio il porci la domanda “chi siamo” ci rende gli esseri umani che siamo.