Perché rileggere i grandi classici è utile per capire il presente
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C’è sempre un momento nella vita in cui ci si lascia andare ai conteggi matematici e ci si chiede: “ma di questo passo quanti libri riuscirò a leggere? E quanti ne lascerò per strada non scoprendo gli insegnamenti e le bellezze che nascondono?” E in quest’ansia di conoscere, leggere, divorare pagine e recuperare volumi di ogni genere, ci si dimentica dell’enorme potere della rilettura e dei grandi classici. Perché, allora, non dedicare un numero fisso di letture annuali alla loro riscoperta? Una sorta di quota nostalgia che sia estranea dalle rincorse e dal timore, molto diffuso, di ritornare su pagine già lette in questi anni di consumo veloce di informazioni e mode. Piuttosto bisogna fare propria la consapevolezza che i classici della letteratura possono insegnarci ancora molto su noi stessi e sul presente, anche in una rilettura.
La storia che si riflette nel presente – Sembrerà una banalità, ma bisogna proprio dirlo: un classico è per sempre, ma quando un libro può essere definito tale? Quando incontra un grande successo di pubblico oppure quando è acclamato dalla critica e dagli intellettuali? Un democratico miscuglio delle due componenti sarebbe l’ideale, ma la realtà è che esistono classici, inequivocabilmente tali, per l’enorme amore dei lettori verso la storia raccontata, condizione che si verifica più spesso quando i temi trattati nella narrazione sono universali. Un classico, auspicabilmente, non ha età ed è una chiave di lettura del presente tanto quanto lo sono certe analisi contemporanee.
Ecco allora la prima caratteristica fondamentale: la capacità di andare oltre i riferimenti temporali e riflettersi nel presente del lettore, aggiungendo elementi alla realtà che si vive e aiutandoci ad interpretarla. È l’infinito valore della grande letteratura, maestra di vita e di pensiero. Talvolta, però, i classici abbandonano il ruolo di insegnanti e si affiancano al lettore quasi per confermargli una visione, una interpretazione di ciò che accade intorno a lui. Anche questo è un fattore da non sottovalutare: il conforto, cioè, di un romanzo classico che ciascuno può contestualizzare con il suo vissuto personale, le proprie emozioni e aspirazioni. Non è così difficile ritrovare sé stessi, e il presente che si sta vivendo, nell’enorme umanità dei romanzi di Tolstoj, nelle eroine di Jane Austen, nei solenni personaggi di Gabriel García Márquez o nel flusso di coscienza di Virginia Woolf. È questa la magia dei classici della letteratura: proporre storie e persone che ricalcano un archetipo eterno e sempre valido.
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Età e strati narrativi – L’altro grandissimo potere dei classici è quello di avere più strati narrativi e a seconda dell’età del lettore rivelarsi sempre diverso ed efficace. Non abbiate paura di ritornare su un libro letto nell’adolescenza, perché non sarà mai uguale a sé stesso, anzi, troverete quasi un nuovo romanzo. Nuovi spunti di riflessioni, dettagli e risposte, quelle che nel passato non avreste mai potuto far emergere perché è proprio il vostro vissuto che è cambiato. Il presente, allora, acquisisce nuovi significati alla luce delle pagine che state leggendo, un arricchimento che non si può ottenere in nessuna altra maniera.
Capire il presente leggendo il passato – Infine, scrive Italo Calvino nel suo saggio Perché leggere i classici: «I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume)».
Il presente ha, al suo interno, gli echi e le tracce della letteratura del passato: per la storia, per i semi dei cambiamenti sociali che ci hanno reso quello che siamo adesso e per l’evoluzione del linguaggio. Rileggere un classico, allora, significa diventare consapevoli dei perché di questo presente e avere con sé gli strumenti per capirlo meglio e cambiarlo quando se ne sente il bisogno.
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