Reincontrare Raffa
L’affettuoso e ricchissimo documentario di Daniele Luchetti dedicato a Raffa permette di scoprire nuove angolazioni dell’icona pop, e di confermare il suo incredibile ruolo nel sistema dello spettacolo nazionale (e internazionale), oltre che la forza del suo esempio per generazioni di spettatori.
Un’artista nelle teche
Quando, d’estate, i palinsesti RAI cominciano a proporre soprattutto repliche, c’è un programma che appassiona milioni di italiani. Un programma fatto solo di materiali pre-esistenti, nulla di nuovo o di originale. Si chiama Techetecheté, e sfrutta mirabilmente il grande repertorio dell’azienda culturale pescando dalla sua lunga storia un’antologia di sketch, sequenze, canzoni, performance. In molte puntate – comprese quelle monografiche – è quasi impossibile non imbattersi in Raffaella Carrà, che in RAI ha vissuto le stagioni più straordinarie della sua carriera e che ha innovato anche quando molti critici televisivi non si accorgevano dei cambiamenti che Raffa stava imponendo.
Il documentario ora nelle sale, che si intitola proprio Raffa, fa un lavoro non dissimile, ma con un criterio da grande schermo, e attraverso tutto il carisma del cinema, per scontornare un personaggio che continua a rimanere nel cuore dell’immaginario collettivo, e i cui brani continuano a risuonare ovunque (basti pensare alla recente rielaborazione di A far l’amore comincia tu presentata a Sanremo da Rosa Chemical e Tananai), oltre ad essere diventata ormai anche oggetto di serissimi convegni accademici.
Raffa al Cinema
Non ci si deve stupire per la scelta fatta da un importante regista italiano di dirigere un doc su di lei. Solo di fronte al profluvio di immagini di oltre tre ore (tale è la durata del documentario, e non ci si annoia mai) ci si rende conto della vastità delle sfumature proposte da Carrà nei lunghi anni di carriera. I realizzatori hanno optato per un criterio cronologico, in tre parti, così da suddividere in maniera ordinata la vita di Raffa, a cominciare dall’infanzia nel bar di famiglia a Bellaria e il successo fino a Milleluci (1943-1974); poi i viaggi in Spagna, nei paesi latini e nuovamente la televisione italiana (1975-1983); e i grandi programmi-contenitore tra RAI e Mediaset fino alla morte nel 2021. A corredare il ricordo, ovviamente moltissime interviste e dichiarazioni di persone che l’hanno conosciuta e che sono in grado di raccontarne anche il dietro le quinte.
La vita di Raffa è un palco. E anche un set (sono decine i film girati negli anni Cinquanta e Sessanta, tra i più bizzarri e curiosi, sempre nell’area del cinema più leggero, con piccole incursioni nel cinema d’autore di Monicelli e Lizzani, e nel cinema hollywoodiano). Ed è anche un cannocchiale, attraverso cui osservare la storia degli schermi – piccoli e grandi – del Paese, con tutte le trasformazioni del caso, prima del trash, che Raffa seppe evitare facendo autoironia e mantenendo sempre la sua classe anche nei testi più sguaiati e nei balli più scatenati.
Raffa per Tutti
C’è quindi una Raffa cantante; una Raffa attrice, una Raffa ballerina; una Raffa conduttrice; una Raffa soubrette; una Raffa teatrale; e altro ancora. Ma la percezione comune di Raffaella Carrà è di una cosa sola, un unico personaggio esuberante e sempre positivo, che ha incarnato una figura capace di farsi riconoscere da chiunque, di far sentire a casa anche le aree più marginalizzate della società del ‘900 (pensiamo alla forza trovata in Raffa dalla comunità LGBTQIA+) e di mostrare come la cultura popolare possa essere uno strumento eccezionale di benessere e inclusione.
E in fondo Raffaella Carrà è stata anche una femminista, magari non stereotipata e militante, ma attenta alla questione della libertà sentimentale e sessuale delle donne, cavallo di battaglia che emerge nei testi delle canzoni in modo incontrovertibile (e nella Spagna post-franchista, oltre che nell’Italia patriarcale non si è trattata di una sfumatura, bensì di qualcosa di rischioso e sorprendente).
Insomma, l’impatto culturale di Raffaella Carrà è ormai talmente evidente che nessuno osa discuterlo. Un film come questo (che poi verrà offerto in tre puntate su Disney+) è solo l’inizio di una lunga serie di celebrazioni e analisi che ne daranno una collocazione storica ancora più solida.