Cosa sono gli Stati Uniti nel 2020, secondo Francesco Costa
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Come accade di consueto in questo periodo ogni quattro anni, una fetta considerevole della nostra attenzione per la politica estera è diretta verso gli Stati Uniti. Per le primarie dei partiti – o del partito, almeno stavolta – e soprattutto in vista delle elezioni di novembre, quando gli americani si esprimeranno sul primo mandato dell’amministrazione Trump. È anche in quest’ottica che nel suo primo libro, Questa è l’America (Mondadori), il vicedirettore del Post Francesco Costa si è interrogato sulle radici e sui processi evolutivi che hanno portato gli Stati Uniti a essere ciò che sono oggi. Un maxi-reportage tutto sommato breve ma denso di contenuti, composto da una serie di piccoli saggi ciascuno con l’ambizione di puntare i riflettori su una particolare sfumatura del contesto americano.
Quello di Costa, che è conosciuto e apprezzato per la copertura della politica statunitense specialmente attraverso il suo podcast, è un tentativo di raccontare al grande pubblico italiano la storia, la politica e soprattutto la società degli Stati Uniti, e il presupposto del suo lavoro – di questo libro in particolare – è lo scarto sì spiegabile, ma comunque un po’ ridicolo, tra quello che pensiamo di sapere degli Stati Uniti e quello che effettivamente sappiamo. Quello che fa Costa, in sintesi, è fornire alcune linee guida, alcuni capisaldi per orientarsi con maggior destrezza nella quotidianità di quello che succede oltreoceano, con la premessa implicita che quella quotidianità ci riguardi da vicino, e che intercetti in qualche modo il futuro dell’Europa. Lo fa con uno stile chiaro e gradevole, riuscendo con efficacia anche ad illuminare un aspetto che passa spesso sottotraccia, ovvero la straordinaria immensità e diversità geografica degli Stati Uniti.
Dal noto problema degli americani con gli oppiacei alla loro storica diffidenza nei confronti del governo federale, passando per il funzionamento a singhiozzo delle istituzioni, Costa si interroga e tenta di tracciare delle risposte ai dilemmi che, nel bene e nel male, rendono gli Stati Uniti un paese unico al mondo.
Cosa spinge le persone a riempire le proprie case di armi pur nella consapevolezza che quelle stesse armi sono per distacco la maggiore causa di morti nel paese, e perché possono farlo?
Come convivono la dimensione innovatrice, coraggiosa e pionieristica, fondamento del sogno americano, e quella disastrata, fallimentare e profondamente diseguale conosciuta da chi – e sono tanti – non riesce a tenere il passo? Quali sono le basi economiche, sociali e politiche della radicalizzazione che ha preparato il terreno per la vittoria di Trump e il contestuale spalancarsi a sinistra dell’area democratica?
Costa è un giornalista essenziale e scrupoloso, ma soprattutto un bravo narratore e un appassionato di società – questo almeno lascia trapelare – prima ancora che di politica. È anche per questo motivo che il suo libro è aperto ai curiosi di cose americane, prima ancora che a chi si interessa di affari di stato o della disputa elettorale tra democratici e repubblicani. Questa è l’America non è un libro dalle pretese eccessive: ambisce sì a raccontare gli Stati Uniti in lungo e in largo (talvolta in effetti sembra perdersi un po’), ma lo fa con leggerezza e con una certa umiltà, stimolando l’approfondimento anziché infondendo la sensazione di aver trovato le risposte ad ogni domanda. D’altronde, come Costa stesso osserva a più riprese, l’America è ben più grande di come siamo abituati ad immaginarla. Pensare di accartocciarla dentro ad un libro sarebbe davvero troppo azzardato.
Simone Torricini
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