Psyco: perché non possiamo fare a meno di Hitchcock a Halloween?
Uno stridere di violini
La sequenza è nota. Una bellissima donna bionda si ferma in un motel. Ha con sé un malloppo e molto da nascondere. Il proprietario è un po’ strano ma gentile. Lei decide di fare una doccia, che appare molto rilassante. Ma all’improvviso compare una donna, che irrompe in bagno e la accoltella a morte, brutalmente, senza un motivo specifico. È Psyco, che nel 1960 scioccò l’audience internazionale e che ora torna in sala, in prima visione, grazie al restauro distribuito dalla Cineteca di Bologna.
Hitchcock proveniva dall’insuccesso del pur bellissimo e audace La donna che visse due volte (1958) e decise di lavorare a questo conturbante racconto anche contro il volere dei produttori. Ne è uscito uno dei thriller più inquietanti e meglio girati della storia del cinema: fu originalissimo (aprendo la strada al genere dei serial killer) e anche spiazzante, visto che nessun regista aveva mai osato far uccidere la protagonista principale dopo 45 minuti di film, lasciando il resto della pellicola a raccontare la psicopatologia dell’assassino a confronto con l’indagine di polizia.
La musica di Bernard Hermann, durante la scena in questione, funge da protagonista tanto quanto la macchina da presa. Per girare quell’omicidio, Hitchcock costruì un set particolarmente complesso, come viene raccontato nel film Hitchcock (2012), con Anthony Hopkins nei panni di Sir Alfred.
La suspense e la sorpresa
Per quale ragione Psyco ha tanto colpito l’immaginario collettivo? Gli spettatori sono così sadici da godere di tanta violenza? Ovviamente no. Oltre alla maestria del regista, che rivoluziona per sempre il modo di girare un thriller, c’è anche altro. Per esempio la suspense. Hitchcock spiegò molto bene che cosa intendeva con questo termine. Ci permettiamo di riportare per intero la sua dichiarazione (rilasciata durante un famoso colloquio col collega regista, e suo ammiratore, François Truffaut): “Noi stiamo parlando c’è forse una bomba sotto questo tavolo e la nostra conversazione è molto normale, non accade niente di speciale e tutt’a un tratto: boom, l’esplosione. Il pubblico è sorpreso, ma prima che lo diventi gli è stata mostrata una scena assolutamente normale, priva di interesse. Ora veniamo alla suspense. La bomba è sotto il tavolo e il pubblico lo sa, probabilmente perché ha visto l’anarchico che la stava posando. Il pubblico sa che la bomba esploderà all’una e sa che è l’una meno un quarto – c’è un orologio in stanza –; la stessa conversazione diventa tutt’a un tratto molto interessante perché il pubblico partecipa alla scena. Nel primo caso abbiamo offerto allo spettatore quindici secondi di sorpresa. Nel secondo caso gli offriamo quindici minuti di suspense”.
In Psyco è facile capire che l’omicidio appartiene al livello della sorpresa, mentre la suspense si insinua in tutto il resto della narrazione: chi è l’assassino? che cosa è successo in quel bagno? Che cosa nasconde il motel di Norman Bates?
Le emozioni di cui abbiamo bisogno
Ecco perché, ben lungi dal generare esclusivamente emozioni negative o sensazioni rovinose, classici come Psycho contribuiscono ad arricchire l’arte cinematografica e diventano straordinariamente popolari. La suspense significa semplicemente trovarsi di fronte alcune spiegazioni possibili, o osservare un bivio narrativo, e oscillare tra uno e l’altro. Quella Esitazione diventa il piacere stesso del testo. Si aggiunga poi che il thriller – per sua stessa natura – utilizza dei codici riconosciuti. Ogni volta che andiamo a vedere un film di genere (comico, sentimentale, poliziesco, fantasy ecc.) abbiamo delle aspettative e dei luoghi comuni che vengono sfruttati. Anche se immaginiamo come va a finire (per esempio la commedia romantica va quasi sempre a finire bene), ciò non toglie che proviamo soddisfazione nel sentirci ri-raccontare la stessa storia.
Ma Psyco è un altro paio di maniche. Nel 1960 nessuno aveva mai visto nulla del genere, e gli stereotipi non servivano a nulla perché il thriller veniva da Hitchcock svuotato dall’interno e nuovamente riempito con soluzioni inedite e sconvolgenti. Certo, chi conosceva questo geniale autore inglese sapeva bene che in nessun suo film possiamo sedere comodamente in sala senza aspettarci sorprese, eppure Psyco colpì anche i più preparati e generò un passaparola unico.
Oggi che lo possiamo rivedere su grande schermo, potremo capire ancora meglio il valore squisitamente cinematografico di un’opera così celebre.