Pioniere dell’arte: Hilma af Klint
Chi è il primo astrattista della storia dell’arte?
La risposta non è così scontata come si possa pensare: Hilma af Klint, pittrice svedese, è infatti la vera pioniera dell’astrattismo. La sua riscoperta sta letteralmente riscrivendo la storia dell’arte: il primo astrattista, infatti, è sempre stato considerato Wassily Kandinsky… fino ad ora.
L’esclusione delle donne dalla storia dell’arte
Quante volte, scorrendo i numerosi capitoli di un’antologia letteraria o di un manuale di storia dell’arte, ci siamo interrogati sulla così scarsa percentuale di nomi femminili in essi contenuti? Per secoli le condizioni sociopolitiche hanno impedito alle donne di emergere nei vari ambiti del sapere, e tuttora, sebbene qualche passo avanti sia stato fatto, c’è ancora tanto terreno da recuperare.
La storia dell’arte sta lentamente ma significativamente restituendo l’importanza che a tante artiste è dovuta: esempi recenti, se guardiamo all’Italia, sono sicuramente esposizioni come La Grande Madre, curata da Massimiliano Gioni per Fondazione Nicola Trussardi, allestita negli spazi di Palazzo Reale a Milano nel 2015, vera e propria riflessione sul femminile come soggetto e non oggetto della rappresentazione; Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia, a cura di Marco Scotini e Raffaella Perna (FM Centro per l’Arte Contemporanea, 2019), prima esaustiva indagine dedicata ai rapporti tra arti visive e movimento femminista in Italia, che ricostruisce un panorama artistico rimasto spesso in ombra nella recente storia dell’arte e quasi assente nel mercato; fino a Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600, inaugurata a marzo 2021 sempre al Palazzo Reale di Milano, che vede protagoniste 34 diverse artiste, tre le quali Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Giovanna Garzoni, con oltre 130 opere esposte.
La riscoperta
Sono dunque numerosi i nomi di artiste riscoperte dalla critica recentemente. Come abbiamo visto per Leonora Carrington, considerata pioniera del surrealismo, anche l’astrattismo pare avere la sua pioniera, colei che prima di Wassily Kandinsky, prima di Kazimir Malevič, prima di Piet Mondrian può essere definita astrattista: la pittrice svedese Hilma af Klint.
Sebbene Kandinsky sia generalmente considerato il padre dell’arte astratta occidentale, Af Klint iniziò la sua incursione nel genere nel 1906, alcuni anni prima che il pittore russo realizzasse il suo primo acquerello astratto e che fondasse il Der Blaue Reiter. Hilma af Klint fu artista astrattista prima che tale definizione fosse coniata, figura visionaria e pionieristica che, ispirata dallo spiritualismo, dalla scienza moderna e dalle ricchezze del mondo naturale che la circondava, iniziò a creare una serie di enormi, colorate, sensuali, strane opere senza precedenti in pittura.
Chi è Hilma af Klint?
Nata nel 1862, fu una delle prime donne a diplomarsi alla Royal Academy of Fine Arts di Stoccolma e a esporre alla Swedish General Art Association. Quando morì, all’età di 81 anni nel 1944, stabilì per testamento che le sue opere – 1.200 dipinti, 100 testi e 26.000 pagine di appunti – sarebbero state mostrate solo a partire da vent’anni dalla sua morte, perché forse solo allora il pubblico sarebbe stato in grado di comprenderne la profonda dimensione filosofico-esoterica. In vita Af Klint si interessò infatti di spiritismo, teosofia e antroposofia, correnti che andarono a nutrire la sua pratica infondendole un afflato trascendentale rispetto ai sistemi artistico-politici di inizio secolo.
Le mostre internazionali e il (dovuto) successo
Dobbiamo aspettare il 1986 perché il pubblico di Los Angeles possa ammirare per primo le sue straordinarie tele astratte esposte in occasione della mostra The Spiritual in Art, ma è attraverso la sensazionale esibizione di Stoccolma del 2013, Hilma af Klint: Abstract Pioneer, che la pittrice si è fatta notare a livello internazionale (la mostra, tra l’altro, risulta la più visitata di sempre nella storia del Moderna Museet).
Da allora, il lavoro di Af Klint ha viaggiato in tutto il mondo, incontrato nuovo pubblico e ottenuto importanti riconoscimenti, fino e essere citato al Festival di Cannes, nella pellicola di Olivier Assayas Personal Shopper, e a essere esposto al Guggenheim Museum di New York. Una bella rivincita considerato che nella magistrale mostra al MoMA del 2012, Inventing Abstraction: 1910-1925, Af Klint non era presente. Un errore che sicuramente gli storici dell’arte e i curatori delle grandi istituzioni non commetteranno più: perché negare il giusto posto a una donna nella stoia dell’arte significa negare la storia dell’arte stessa.
Quante storie di pioniere restano ancora da scoprire? Il terreno da recuperare è tanto ma l’aver ritrovato figure come Leonora Carrington e Hilma af Klint lascia ben sperare, per la storia dell’arte (e dell’umanità).