OK Boomer, un Gen Alpha ti rivaluterà
L’era dei cosiddetti Baby Boomer è ormai agli sgoccioli e molti dei nati in quel periodo (fine Anni ‘40 inizi ‘60) sono ormai in pensione o ci andranno a breve, lasciando sempre più spazio a generazioni più avvezze alla tecnologia e più capaci di utilizzare strumenti e strategie digitali.
Questo passaggio caratterizzerà il mondo del lavoro e la società dei prossimi decenni, ma i Gen X e Y, dopo aver tanto atteso il proprio turno, avranno poco tempo a disposizione per guidare la nostra civiltà verso il futuro. Su di loro incombono già le Gen Z (nati tra la fine dei ‘90 e la fine dei ‘10 del nuovo secolo) e Alpha (nati tra i primi ‘10 e i primi ‘20), dove peraltro non mancano piccoli geni ed enfant prodige pronti a rimettere di nuovo tutto in discussione.
Queste nuove leve, che oggi ammiriamo spesso per la loro precocità, per la disinvoltura nell’utilizzo della tecnologia e per le capacità di comprensione di una realtà che per molti è ormai decisamente troppo complessa e articolata, saranno probabilmente portate a rivalutare l’idea di società e di progresso che avevano proprio quei Boomer che oggi vengono irrisi in Rete e sui social per le loro scarse competenze tecnologiche e per il loro approccio al Web e all’interazione sui media digitali.
Il motivo è semplice: dopo l’orgia tecnologica di questi decenni, gli strumenti che oggi sfoggiamo con orgoglio e che in molti modi veneriamo, torneranno a perdere fascino, importanza e centralità. In molti casi perderanno addirittura la loro fisicità, dematerializzandosi e rispondendo a comandi vocali (o addirittura cerebrali), anziché al tocco, come per lo più avviene ora.
L’avvento delle AI, della robotica avanzata e di livelli di automazione che oggi iniziamo già a intravedere, porterà necessariamente l’uomo a riprendersi la sua centralità, i suoi tempi, i suoi spazi e una visione più rilassata, più a lungo termine e meno schizofrenica.
Ovviamente anche i Gen Z e Alpha, come i loro predecessori, saranno giustamente ipercritici rispetto alle “malefatte” dei Boomer in termini di sfruttamento delle risorse del Pianeta, salvaguardia dell’ambiente, approccio consumistico, etc., ma tutto ciò sarà sempre più inquadrato in un particolare contesto storico, di passaggio tra due ere, in cui i più torneranno ad essere visti come vittime di un sistema e di un repentino e radicale cambiamento, oltre che più o meno consapevoli complici del degrado del Pianeta.
Ecco perché, con ogni probabilità, l’era dei Boomer sarà presto considerata da molti un’epoca d’oro, come per anni è accaduto con il decennio del “Grande miracolo italiano” e con i “Favolosi Anni ‘60”, in cui l’assenza di tecnologie pervasive e onnipresenti lasciava molto più spazio all’umanità e a relazioni più autentiche, più semplici e per molti versi ingenue, ma decisamente più genuine.
Quando i ragazzi degli Anni ‘10 e ‘20 del XXI secolo saranno i protagonisti della società, allo stesso modo in cui oggi valutiamo in modo ipercritico l’orgia consumistica della Boomer Generation, così loro guarderanno di traverso quella tecnologica, che ha caratterizzato il ventennio in cui sono nati e cresciuti.
Il ricordo di genitori e parenti costantemente attaccati agli smartphone gli farà ribrezzo e, del resto, non è difficile già oggi immaginare che nessuno di loro avrà più a che fare con interfacce fisiche, se non in contesti di natura professionale. Gli smartphone come oggi li conosciamo, e non soltanto quelli, lasceranno spazio ad altri tipi di dispositivi, molto meno invasivi, dagli occhiali per la realtà aumentata a veri e propri ologrammi, intangibili e fruibili esclusivamente attraverso comandi non digitati.
In seguito, il collegamento con la Rete e con i suoi strumenti non avverrà più attraverso interfacce fisiche, ma direttamente dal cervello, i cui pensieri si trasformeranno alla bisogna in testo scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, che li elaborerà, li organizzerà e li renderà fruibili e grammaticalmente corretti.
Ciò che per noi è stata una vera e propria rivoluzione, per queste nuove generazioni sarà qualcosa di normalissimo, banale, se non addirittura noioso. I social stessi saranno probabilmente sempre meno basati sul concetto di profilo, di pagine e di timeline. Che si imponga o no l’idea di Metaverso su cui sta lavorando Zuckerberg con la sua azienda Meta, Facebook & Co. hanno i giorni contati e ciò che gli farà seguito sarà qualcosa di più immersivo e dinamico. Qualcosa che probabilmente assomiglierà più da vicino proprio al modo di vivere di quei Boomer, che di certo non passavano ore a scambiare messaggi o ad interagire tra loro soltanto virtualmente, perché l’esperienza diretta della vita e del mondo tornerà ad essere centrale e insostituibile.
Questo non significa ovviamente che le Gen Z e Alpha non saranno connesse. Rispetto alle generazioni che le hanno precedute, la Rete e la connessione saranno semplicemente la normalità e non avranno più il fascino e il richiamo del nuovo, del moderno e del “cool” che avevano in precedenza.
Sebbene sia ancora difficile immaginare quale livello di tecnologia sarà davvero disponibile tra il 2030, il 2050 e oltre, quando quei ragazzi saranno adulti, è possibile che per allora saranno disponibili nuove modalità di accesso alla Rete e all’Intelligenza Artificiale e che questo connubio, insieme ad altre tecnologie che già oggi stiamo sperimentando, libererà le persone da molte incombenze che oggi gli rubano tempo e le costringono a utilizzare strumenti e interfacce fisiche. Quando ciò accadrà, essere connessi sarà uno stato “naturale” e attingere a informazioni e dati esterni al proprio cervello potrebbe diventare la normalità. Allora non serviranno traduttori per parlare tra persone di lingua diversa e non servirà uno smartphone o un PC per interagire sulle piattaforme social, qualsiasi cosa esse saranno diventate. Ecco perché i Gen Z e Alpha, tra pochissimi anni, potrebbero essere (anche se solo all’apparenza) indistinguibili dai Boomer, pur facendo molto di più e molto meglio di quanto oggi non sia possibile fare con gli attuali strumenti tecnologici, che sin qui hanno fatto da protesi artificiali al nostro corpo e al nostro cervello.
Quando ci libereremo di quelle appendici e l’accesso alla Rete e all’AI sarà automatico e “naturale” e forse vedremo di nuovo persone chiacchierare nelle piazze e nei giardini senza smartphone tra le mani, senza auricolari, senza nulla che ostacoli la relazione e l’interazione con gli altri, perché quanto oggi ci impegna e ci sottrae agli altri accadrà “in background”, con elevati livelli di automazione e con intenti probabilmente diversi da quelli attuali. Condividere sui social potrà allora non essere più un’esigenza impellente di molti, almeno non in prima persona, perché sarà del tutto normale, ad esempio, avere foto e video di noi stessi e delle persone che frequentiamo acquisite e condivise in modo automatico su spazi virtuali a prova di privacy e lì ordinati, catalogati e gestiti da routine AI dedicate, così come accadrà per molto altro (pagamenti, acquisti, incombenze di vario genere, etc.), restituendo all’uomo del domani ampi sprazzi di tempo libero e di una socialità non più mediata dalla tecnologia. O almeno non in modo visibile.