(Nuovi) spaventosi scenari di Fabien Barrau
“Torno dal futuro, le notizie non sono buone. La fine del secolo è stata molto difficile, ma gli ultimi esseri umani si sono adattati”.
Cronache da Roma 2219, Chicago 2323 e NYC 2476. Le immagini iperrealistiche di Fabien Barrau ci accompagnano in un viaggio nel futuro fatto di scenari poco rassicuranti. Vedere il Colosseo immerso nel deserto, i palazzi di Chicago avvolti da una vegetazione Amazzonica e la Statua della Libertà emergere dalle acque profonde fa riflettere. Non è lo stupore a colpire il nostro occhio mentre scorre la galleria Instagram del fotografo, ma una vera e propria riflessione che porta con sé un’inevitabile domanda: dove siamo? O meglio, dove stiamo andando? Proprio dal desiderio di generare nel pubblico un senso di straniamento capace di rendere immediatamente tangibile le possibili conseguenze generate dal cambiamento climatico, nascono gli scenari post apocalittici di Fabien Barrau, fotografo, illustratore e artista digitale francese.. La presenza dell’uomo in queste rappresentazioni non è prevista o meglio la si può osservare solo nella piccola sagoma umana che scruta la disfatta di un Mondo in cui l’uomo non c’è più.
Immaginare il futuro non è certo facile soprattutto nel periodo storico che stiamo vivendo, che induce a previsioni ben poco rassicuranti. Guerre, cambiamenti climatici ed epidemie sono frutto delle nostre azioni e dei nostri comportamenti che ancora oggi, nonostante ormai la sostenibilità sembri essere una tematica centrale, poco si interessano alla salvaguardia della Terra e dei suoi abitanti. Difficile è sradicare comportamenti errati che si mantengono inalterati da secoli e, forse, è proprio per questo che occorre porre sotto i nostri occhi le conseguenze a cui stiamo andando incontro. Per farci assumere la responsabilità di ogni nostro gesto, abbiamo bisogno di vederne gli effetti e non solo di sentirli raccontare. Abbiamo bisogno delle “News from the future” di Fabien Barrau. Proprio per risvegliare in noi una nuova consapevolezza, il fotografo ha scelto come principale soggetto del percorso narrativo, le città: le grandi aree urbane dove converge il più alto tasso di popolazione, là dove la vegetazione viene relegata a presenza non necessaria. Barrau porta, infatti, l’attenzione su Parigi, New York, Roma e Chicago mostrando una natura che si riappropria dei suoi spazi.
Se è vero che il Mondo è popolato da uomini e donne, essi non sono i soli abitanti di questo magnifico Pianeta. Per ricordarcelo, Fabien sfrutta il fenomeno istintivo della pareidolia, cioè la tendenza a vedere forme e oggetti riconoscibili nelle strutture amorfe che ci circondano. Ci invita, così, a guardare negli occhi di un lupo celati in un Iceberg, riconoscere i tratti del muso di un orso nelle fitte foreste del nord Europa, osservare il manto di un pappagallo generato dal fumo di un incendio in Amazzonia e scrutare il volto di un gufo nell’intreccio delle corsie autostradali. Individuare i tratti animali nei luoghi a cui appartengono è un messaggio chiaro e diretto per l’artista: “Benvenuti a Wolf Coast. Gli ultimi istanti di un ecosistema che scomparirà nei prossimi anni… sono triste”.
L’aumento delle temperature costringe, infatti, molte specie a migrare verso zone differenti alterando gli equilibri della fauna globale. Altre specie non riescono ad adattarsi alle nuove condizioni climatiche e vanno incontro a una morte certa. Così negli ultimi 60 anni le popolazioni di vertebrati si sono ridotte del 60%, non lasciando altro da udire se non un monito di aiuto ben espresso dalle immagini di Barrau: “Ciao umani! Per favore, prendetevi cura di noi, proteggete la biodiversità”.
Oggi i fotomontaggi di Fabien Barrau appassionano e portano a riflettere più di 80 mila persone che tutti i giorni osservano lo spettro di un mondo più volte raccontato nei film e indagato nei libri. Siamo di fronte a (nuovi) scenari creati per raccontarci in modo realistico il futuro verso cui l’uomo si sta dirigendo e chiamarci all’assunzione delle nostre responsabilità..