“My Octopus Teacher” ci insegna come riscoprire l’amicizia pura ed i suoi benefici
Il film-documentario intitolato in lingua originale “My Octopus Teacher” di Craig Foster è stato rilasciato da Netflix a settembre e non è passato inosservato grazie alla sua particolarità ed unicità. L’idea di base è quella di un esperimento insolito, in quanto i protagonisti sono un essere umano, ovvero Craig Foster, regista ed interprete del documentario, ed un polpo incontrato nelle acque gelide dell’Oceano Atlantico.
Craig Foster è un appassionato di nuoto subacqueo che, in un periodo di depressione decide di riabbracciare nella speranza che possa portargli un po’ di serenità. In una delle sue immersioni, l’attenzione di Craig viene colpita dalla presenza di un piccolo polpo al largo delle coste del Sud Africa camuffato da un mantello di conchiglie per paura di essere visto da eventuali predatori o disturbato dall’uomo. La domanda che il protagonista si pone dopo questo particolare incontro è se sia possibile che, dopo un determinato periodo di tempo in cui egli fa visita al polpo, quest’ultimo possa, in un certo senso, fidarsi di lui e non esserne più spaventato.
Ed è così che inizia il viaggio alla scoperta di un mondo naturale sommerso nelle acque ghiacciate dell’Oceano Atlantico in cui si rimane estasiati. Il focus è ovviamente lo studio e l’osservazione dei comportamenti di questa creatura che, come tutto il mondo sottomarino, sta affrontando terribili minacce a causa della pesca indiscriminata, delle reti illegali e dell’overfishing, che ha raggiunto il 63%: un rapporto rilasciato da Greenpeace dichiara che i polpi saranno i primi animali sottomarini a scomparire per sempre.
Questo docu-film rappresenta quindi una campagna di sensibilizzazione verso questa specie che, messa a confronto con gli altri animali marini, si distingue da essi non solo per il suo aspetto molto particolare, ma anche per le sue capacità mentali e cerebrali. Infatti, i polpi sono dei cefalopodi estremamente intelligenti con una memoria episodica come dei comuni mammiferi o uccelli, ed hanno anche una capacità emotiva stupefacente. Questo è l’aspetto che emerge prevalentemente rispetto agli altri e che rende incredibile questo documentario.
Siamo infatti abituati a intendere l’amicizia e tutto ciò che la riguarda in maniera molto standardizzata, e, di conseguenza, la facciamo ricadere sotto quell’insieme di cose e di rapporti che definiamo “umani”, o che si estendono al massimo ad animali che ormai consideriamo “di compagnia” o “domestici”, come cani, gatti, uccelli e così via. Nel documentario assistiamo, invece, a qualcosa di molto diverso, che non ricade sotto il concetto normale di amicizia per come siamo abituati ad intenderla e che apprendiamo da un piccolo polpo.
Inizialmente, quando Craig gli fa visita, il polpo lo continua a evitare nascondendosi nella sua tana, mimetizzandosi o modificando il suo corpo liquido per farsi spazio nella fessura più vicina. È dopo un periodo di 26 giorni in cui il regista subacqueo lo visita quotidianamente e gli mostra e dimostra di non volerlo in alcun modo danneggiare che il polpo, finalmente, si lascia andare. Il risultato è sconvolgente: tra i due si instaura un rapporto di amicizia pura, in cui Craig diventa fondamentalmente il migliore amico del polpo, che in alcuni momenti sembra addirittura abbracciarlo e dimostrargli affetto allungando i suoi tentacoli verso di lui o nuotandogli sul petto.
Tra una fuga da un predatore e una nuotata tra le alghe della foresta subacquea di kelp, il rapporto si intensifica sempre di più, ed è proprio questa insolita ma profonda relazione che aiuta Craig a superare il suo momento di crisi interna che lo aveva spinto a intraprendere questo percorso. Ed è a questo punto che il protagonista, e noi spettatori insieme a lui, si rende conto di quanto intraprendere un rapporto di amicizia con un polpo, una creatura così diversa da noi esseri umani, sia molto più semplice rispetto a farlo con un nostro simile, e soprattutto di quanto una relazione così possa dare, a livello emotivo, tanto, se non di più, di una relazione umana.
“My Octopus Teacher”, quindi, si fa manifesto di un rapporto uomo/animale ideale, a cui non siamo abituati, e deve essere preso d’esempio per renderci conto che, a livello emotivo e relazionale, dobbiamo sempre essere aperti a imparare, anche dalla creatura più diversa da noi, anche da un piccolo polpo delle acque sudafricane.
Alessandro Pastore