La fortuna si ottiene (anche) sudando, la lezione de I leoni di Sicilia
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È stato il caso letterario del 2019. Parliamo de I leoni di Sicilia di Stefania Auci (Nord edizioni), scrittrice originaria di Trapani ma palermitana d’adozione, che lo scorso anno ha venduto 301.092 copie (fonte Gfk) e che, come segnalato da Il libraio, «è in testa alla classifica generale anche per Nielsen (fonte delle classifiche proposte da La Lettura del Corriere della Sera) e per Arianna (che raccoglie i dati spontanei di più di 1000 librerie), dunque per le principali rilevazioni». Su Gfk, inoltre, I leoni di Sicilia si piazza davanti a Il cuoco dell’Alcyon (Sellerio) di Andrea Camilleri (265.703), seguito da Fabio Volo con Una gran voglia di vivere (Mondadori, 230.426). Il libro, che ben presto diventerà una serie tv coprodotta da Compagnia Leone Cinematografica e Rai Fiction., racconta la storia dei due fratelli Florio, Paolo e Ignazio, e la loro ascesa sociale nella Palermo dell’800. I due arrivano da Bagnara Calabra (motivo per cui saranno sempre considerati dei “forestieri”, degli stranieri) in un momento delicatissimo della storia d’Italia, ovvero quello in cui essa si sta formando, dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia. Lì trovano prosperità grazie alla loro sagacia imprenditoriale, dapprima con la la loro bottega di spezie, che diventerà ben presto la migliore della città, quindi con il commercio dello zolfo. I Florio acquisteranno case e terreni dalle nobili famiglie palermitane, che non sembrano condividere il loro fiuto per gli affari ma anzi lo guardano con sospetto, creeranno una loro compagnia di navigazione e rilanceranno sul mercato, rendendoli di enorme successo, prodotti della tradizione culinaria siciliana come il Marsala e il tonno sott’olio, grazie all’intuizione di inscatolarlo in lattine.
Nel frattempo, i fratelli Florio vivono complicate vite sentimentali: nelle loro vite compaiono infatti due donne che saranno capaci di tenere loro testa e indirizzarli anche nei momenti più difficili, come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto (compreso l’amore) per la stabilità della famiglia, oppure ancora Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e diventa per lui indispensabile. Ma ai palermitani il successo dei Florio non convince, perché «puzza di sudore», e il tema dell’invidia e del riscatto sociale sono centrali nel libro di Auci che alterna il mestiere di scrittrice a quello di docente di sostegno nell’istituto alberghiero Paolo Borsellino, nel quartiere difficile di via Montalbo a Palermo. «Non mi spiego la fortuna del libro, non mi ci soffermo più di tanto. Ho scritto il romanzo che avrei voluto leggere: all’inizio ho utilizzato il passato, ma così non riuscivo a rendere contemporaneo il racconto. Allora ho optato per il presente narrativo e scelto di utilizzare frasi brevi, in certi passaggi danno molta velocità», ha spiegato Auci a L’Espresso lo scorso novembre, ancora incredula del successo ottenuto da I leoni di Sicilia. La scrittrice, comunque, è già al lavoro sul seguito: ha già scritto oltre la metà del secondo volume, che uscirà nel 2020 e sarà ambientato tra il 1868 e gli anni Trenta. Per scrivere dei Florio, si è scrupolosamente documentata, leggendo saggi, cronache giornalistiche dell’epoca e visitando i luoghi che ancora oggi parlano dell’incredibile storia di questa famiglia, ma I leoni di Sicilia è pur sempre un romanzo, come spiega lei stessa: «Fermo restando che si tratta di un romanzo, ci sono porzioni in cui la quota di fantasia è maggiore che in altre. L’invenzione, tuttavia, deve essere sempre funzionale a far emergere le relazioni di potere e, soprattutto, l’ambiente sociale ed economico. Non è importante quantificare quanto ci sia di inventato, il vero criterio guida è la verosimiglianza».
Non vediamo l’ora di poter leggere come la saga continua.
Silvia Schirinzi
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