Leonardo da Vinci, uomo dei nostri tempi
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Morto il 2 maggio 1519, Leonardo da Vinci ha vissuto su questa terra 67 anni, nel corso dei quali ha modificato per sempre il corso della storia dell’arte, della scienza, dell’architettura e di molte altre discipline. O almeno questo è quello che ci sentiamo raccontare da quando siamo nati: inventore, artista, scienziato, disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, musicista, progettista, inventore, fondatore della paleontologia (e altro ancora), di Leonardo da Vinci è sempre stato evidenziato l’incredibile talento a tutto tondo. In realtà, come spiega un interessante articolo pubblicato dall’Economist in occasione dell’anniversario dalla morte, l’abitudine di attribuire a Leonardo doti mirabolanti in tutti i campi è abbastanza recente. Come il titolo suggerisce – “Was Leonardo the supreme genius, or just our kind of guy?” – il nostro celebrare un’intelligenza eclettica, versatile, flessibile parla di un interesse tutto contemporaneo per un tipo di ingegno “multitasking”, quello per cui, oggi, un grande artista può facilmente rivelarsi anche un ottimo stilista, un brillante art director, un geniale imprenditore e, perché no, magari anche un capacissimo attore. Secondo l’Economist, insomma, Leonardo da Vinci era molto più di un genio supremo: già 500 anni fa, incarnava un tipo di uomo assolutamente contemporaneo.
Leonardo da Vinci antesignano di invenzioni molto più recenti
Considerando l’aria una specie di fluido, da Vinci aveva concepito delle macchine volanti in grado di avvitarsi nell’aria e sollevarsi (il concetto della moderna elica). Per capire fin dove si era spinta la sua mente, basti pensare che il primo elicottero a propulsione umana si è rivelato davvero in grado di volare soltanto nel 2013. Dal paracadute al carrarmato, dall’androide meccanico allo scafandro, fino agli studi sull’urbanistica realizzati durante il periodo della peste a Milano, dove elaborò un utopico progetto di città ideale: è difficile elencare tutti i temi sui quali da Vinci ha voluto provare a riflettere, testimoniati dai disegni e dai manoscritti. Ancora più che di un’intelligenza fuori dal comune, la modernità dei problemi che da Vinci si sforzò di risolvere parla di una curiosità insaziabile e di un’immaginazione sfrenata.
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Le testimonianze giunte fino a noi ci restituiscono l’immagine di un pensatore instancabile, irrequieto, esaltato dall’idea di mettersi alla prova in tantissimi campi diversi, ma anche intrepido, imprudente (le sue spericolate sperimentazioni pittoriche resero molto sensibili ai danni del tempo una serie di opere giunte fino a noi rovinate e danneggiate, come il Cenacolo di Milano), decisamente precoce per i suoi tempi. Intorno alla sua persona circolano una serie di oscuri interrogativi: come riusciva a condurre indagini anatomiche così accurate? Perché scriveva da destra a sinistra, così che i suoi manoscritti potessero essere letti facilmente solo davanti a uno specchio? Come poteva aver sviluppato autonomamente un approccio scettico, quasi agnostico, nei confronti del cristianesimo, tanto che il Vasari scrisse di lui che «non si accostava a qualsivoglia religione, stimando per avventura assai più lo esser filosofo che cristiano»? Secondo molti studiosi, inoltre, Leonardo era apertamente omosessuale in un tempo in cui però esisteva il reato di sodomia: non ebbe infatti relazioni note con donne, non si sposò e non ebbe figli.
Leonardo da Vinci, un genio incompreso?
Da Vinci non condusse una vita da genio incompreso, anzi. Mentre era in vita, godette di un enorme successo nel campo di quelle che oggi chiameremmo Arti Visive. I suoi contemporanei lo consideravano un grandissimo artista, se non il migliore artista vivente, e riconobbero immediatamente la rivoluzione che il pittore fu in grado di apportare al tema della Madonna con bambino, uno dei soggetti più comuni della pittura religiosa, interpretata per la prima volta in chiave realistica, con copri verosimili, umani, anatomicamente accurati. Ai suoi tempi, quindi, Da Vinci non era affatto considerato il genio a tutto tondo che oggi ci piace celebrare. La maggior parte delle sue intuizioni al di fuori del campo dell’arte non contribuirono direttamente al progresso delle svariate discipline in cui si cimentò: le sue idee erano troppo “avanti” per essere prese in considerazione o rivelarsi utili agli occhi dei suoi contemporanei, il suo genio era più vicino alla mentalità di oggi – ci piace pensare – che a quella dei suoi tempi.
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