Tutto sommato, Le Ragazze stanno bene
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A che punto siamo con la parità di genere in Italia? Non è facile dirlo (nel dubbio potremmo comunque dire non benissimo), anche perché spesso l’effetto è quello di ricevere, più che dati, opinioni personali, quando non addirittura provocazioni o boutade. Basta però fare quattro chiacchiere con qualche donna, ragazza, teenager o giovane donna per capire che in realtà, al di là delle opinioni, è capitato a tutte di sentirsi dire frasi del tipo “sorridi di più”, di essere presentata come “signorina”, mentre per il collega maschio si preferiva un più altisonante “dottore”. Si tratta molto spesso di piccole considerazioni, di frasi dette “per scherzare” e per questo le ragazze stesse non ci danno peso, non le reputano motivo di indignazione, le dimenticano in un attimo – cosa diversa per le molestie o il mobbing, anche se anche in questo caso si tratta di una presa di coscienza abbastanza recente.
E invece anche di queste piccole cose è fatta la quotidiana diversità di approccio nei confronti dei generi. E anche queste piccolezze, che però fanno riferimento a un più vasto pantheon di convinzioni e riflessi condizionati, compongono i comportamenti e le interpretazioni di ciò che tutti, donne e uomini, maschi e femmine, vivono tutti i giorni.
Le ragazzine studieranno Lettere e i ragazzini Ingegneria, le dipendenti prenderanno appunti alle riunioni e i maschi condurranno le presentazioni, le donne riceveranno spiegazioni non richieste (mansplaining) e gli uomini si sentiranno in diritto di darle, queste spiegazioni, in barba alla reale necessità della cosa.
Le Ragazze stanno bene di Giulia Cuter e Giulia Perona assomiglia un po’ a un’istantanea di tutto questo. Uno scatto attuale e urgente di quello che è lo scenario che oggi troviamo davanti ai nostri occhi quando usciamo di casa, quando entriamo in ufficio e quando parliamo con i nostri parenti più anziani. Quando mandiamo i nostri figli a scuola, quando a scuola ci siamo andati noi.
Cuter e Perona, nate negli anni Novanta e ideatrici di Senza Rossetto, un podcast prima e una newsletter poi, raccontano ciò che hanno vissuto e vivono da giovani donne e mostrano quello che oggi accade in Italia e negli altri Paesi. Mischiano dati, titoli di libri, femminismo e l’esperienza personale perché anche grazie all’analisi di quelle piccolezze, di quei sorridi!, di quelle grandi e piccole cose si compone l’educazione non soltanto personale ma di un’intera società, di quello che poi in maniera tante volte implicita viene veicolato ai più piccoli che diventeranno i grandi, domani.
Viene da sperare che prima o poi verrà il giorno in cui i più piccoli, per distinguersi, non avranno più bisogno di essere vestiti di rosa o di azzurro, ma basterà la loro individualità, che può avere il colore che meglio preferiscono.
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