L’Arte realizza sogni impossibili e ci insegna a credere nel futuro
“Una cartina del mondo che non contenga Utopia non è degna
neppure di uno sguardo, perché tralascia il paese nel quale l’umanità
continua ad approdare. E, quando vi approda, l’umanità si guarda intorno,
vede un paese migliore e issa nuovamente le vele. Il progresso è la
realizzazione di Utopia”
Oscar Wilde
Niente più dell’arte è in grado di realizzare sogni, visioni, utopie.
Che gli ideali utopici abbiano alimentato e seguitino ad alimentare tuttora gli artisti è cosa nota, ma cosa significa esattamente e perché è così importante per ognuno di noi oggi credere nei sogni e adoperarsi per realizzare utopie.
Il nostro tempo ci sta abituando a una visione molto vicina, miope, la maggior parte delle volte orientata a soddisfare desideri momentanei, bisogni basici, immediati, limitando così quella discussione intorno ai grandi temi, riguardanti le grandi ambizioni, visioni, utopie che però in passato hanno permesso il progresso umano. Di fatto oggi abbiamo molti argomenti che potrebbero essere di grande supporto per scaldare l’animo e stimolare la fantasia. Bisognerebbe riflettere profondamente alla piaga ancora aperta della fame del mondo, alle disparità sociali, alle grandi migrazioni, ai cambiamenti climatici e le conseguenti nuove geografie, all’inquinamento della terra e del mare, per arrivare a riflettere il livello delle libertà che stanno prendendo diverse forme nel nostro mondo.
Davanti ai nostri occhi abbiamo enormi sfide che però sembrano restare fuori dalla discussione pubblica e troppo spesso anche dalla discussione quotidiana di ognuno di noi mentre potrebbero essere proprio queste sfide a generare occasioni di rivoluzione dello sguardo per proporre nuove idee, nuove imprese, nuove visioni in una geografia planetaria in continuo mutamento.
Naturalmente sto generalizzando, mi è necessario per poter avanzare rapidamente al punto che mi interessa: quando la politica si realizza negli slogan quotidiani, quando le grandi corporation sono legate al solo profitto, quando ogni nostra energia si consuma nella vita quotidiana, quando non siamo in grado di confrontarci con conoscenze stimolanti per fortuna ci sono gli artisti che attraverso la sensibilità realizzano e comunicano ciò che non è più rintracciabile sul pianeta: le idee.
Gli artisti non risolvono certamente i problemi, (non è questa la prerogativa dell’arte), ma sono capaci di affrontarli, evidenziarli, interpretarli, semplificarli per restituire ad ognuno, meglio dire, a chi ne è interessato dei concetti, delle forme che possono generare nuovi approcci, spunti, visioni. Pensate a grandi fotografi, ai reportage che hanno svelato drammi umani, ad artisti che hanno sollevato problematiche ambientali oppure che hanno messo in guardia la relazione tra uomo e pianeta, tra uomo e tecnologia, ma non solo, pensate a quegli artisti che hanno provato a mostrare i drammi della guerra e smantellare lo stato delle cose attraverso la loro opera. Insieme alle opere una grande funzione l’hanno fatta i manifesti artistici, ovvero come gli artisti teorizzavano la loro funzione creativa e sociale diffondendo così le loro idee e l’orientamento che volevano dare alla loro opera. Non tutti gli artisti si sono legati a dei movimenti ma certamente ne sono stati influenzati o ne hanno influenzato la diffusione. A partire per esempio dalla metà/fine degli anni sessanta un folto gruppo di artisti negli Stati Uniti si è profondamente allontanato dalla pop art, distanziandosi dalla mercificazione e dall’ambiente urbano, ricercando nella natura lontano dai circuiti commerciali la sua realizzazione operando in grandi spazi, sulla superficie del pianeta, portando la nostra attenzione a temi di natura ambientale ed ecologica. Tra questi uno dei più prolifici ed originali sono stati Christo e Jeanne-Claude la cui mostra organizzata da Centodieci in collaborazione con Montrasio Arte sarà visibile fino al 20 dicembre a Parma presso Banca Mediolanum.
E’ possibile visitare la mostra e vedere alcuni progetti di valore storico, previa prenotazione, le opere di rara bellezza ed importanza storica rappresentano la ricerca che la coppia ha realizzato nell’arco di cinquant’anni di attività.
«Tutti i lavori miei e di Jeanne-Claude sono lavori artistici di gioia e bellezza. Lo facciamo per noi stessi, sono cose completamente inutili, non necessarie, sono solo opere d’arte. E come in tutti i nostri lavori ci deve essere vita, nel senso che non è virtuale»
I lavori di Christo e Jeanne-Claude in un certo senso appaiono come utopie, sono invenzioni fantastiche apparentemente irrealizzabili che in molti casi però attraverso la capacità di questi due artisti si sono realizzate, in alcuni casi anche in maniera rocambolesca con attese di oltre vent’anni dalla progettazione.
L’utopia è la forza trainante in grado di smuovere letteralmente le montagne, i mari, i laghi, e si realizza attraverso la visione, la strategia, la creatività, la perseveranza e la grande curiosità, riuscendo così senza mai scendere a compromessi a trasformare sogni in realtà. Una realtà effimera che sfugge di mano ed infatti la breve durata delle installazioni di Christo e Jeanne-Claude ne decreta il valore per indurci a goderne nel presente, descrivendo la volontà attraverso l’arte di realizzare l’impossibile, trasformando temporaneamente un paesaggio o una città nello straordinario ed assistere ad operazioni uniche nella storia.
In questo senso la realizzazione dell’opera, la presenza fisica, la creazione diventa iconografia del contemporaneo. Pensiamo ad alcuni progetti come The Gates a New York, a The Floating Piers sul Lago d’Iseo, al Mastaba di Hyde Park a Londra, al Reichstag di Berlino, al Post Neuf di Parigi per citarne solo alcuni e comprenderemo come l’utopia visionaria degli artisti si trasformi in opera d’arte, rigenerando con la sua realizzazione una nuova possibile visione del mondo.
La’ dove sembra solo una follia eccentrica priva di senso si realizza un rituale collettivo che unisce e rende felici con gioia e semplicità chiunque ne venga in contatto. Così dopo poche settimane tutto svanisce, anche se i luoghi toccati non saranno più gli stessi, almeno nella memoria di chi ha assistito.
Ci restano i progetti che sono appunto l’unica testimonianza di quell’utopia visionaria, che prima è un’idea e poi diviene il ricordo, perché l’arte è magica e trasforma qualunque cosa con cui viene a contatto.
In Christo e Jeanne-Claude il sogno e l’utopia sono il motore di sviluppo creativo, ingegneristico, economico, culturale, popolare, che a detta degli artisti è la prerogativa stessa della loro arte. Forse ora avrete intuito per quale ragione è importante non perdere la speranza, non smettere di sognare, di continuare a credere di poter realizzare un’utopia. Utopia significa letteralmente “non luogo” ma se giochiamo con la pronuncia inglese diventa eutopia, che significa invece “buon luogo”. L’arte crea buoni luoghi ed è solo così che potremo progredire, costruendo buoni luoghi e bellezza in cui vivere e gioire.