L’arte di Yayoi Kusama, la grande sacerdotessa dei pois
Il grande pubblico occidentale l’ha conosciuta inconsapevolmente nel 1994, epoca in cui spopolavano i videoclip e Peter Gabriel intonava Lovetown.
Ed è possibile che lo stilista Marc Jacobs, nel 2012 direttore creativo di Louis Vuitton, si sia ispirato proprio alla valigia che porta Gabriel in alcune scene del video quando decise di creare una collezione donna interamente punteggiata di pois. Non pois a caso, bensì quelli dell’artista giapponese Yayoi Kusama.
Chi è Yayoi Kusama?
Yayoi Kusama nasce nel 1929 a Matsumoto, nella prefettura di Nagano. Sin da piccola manifesta la sua passione per l’arte e la necessità di disegnare e dipingere. Le vanno stretti sia la rigida educazione impostale dalla famiglia sia il ruolo di buona moglie e saggia madre che il Giappone auspica per le donne. Decide così, alla fine degli Anni ’50, di trasferirsi negli Stati Uniti, dove dipinge furiosamente, producendo tele su tele. Trova terreno accogliente nell’Impressionismo Astratto, nella Pop Art e nella controcultura hippie. Ma in realtà la sua arte non è ascrivibile a nessuna corrente. Come sostiene l’artista, la sua immaginazione interiore è la sola e unica fonte di ispirazione. Le etichette non la rappresentano. È una outsider, in tutti i sensi.
Pittura, scultura, performance… mondi
Kusama traduce e restituisce la sua immaginazione interiore attraverso diversi medium: pittura, scultura, performance e scrittura.
Le “Infinity Nets” sono caratterizzate da pennellate monocromatiche a forma di mezzaluna che si uniscono su un terreno solido a formare, appunto,”reti” che rifluiscono e pulsano ipnoticamente. Kusama ha descritto questi dipinti come tele molto grandi senza una vera e propria composizione, senza inizio, senza fine, senza centro. Reticoli di pigmenti che confondono i confini di spazio negativo e positivo.
Nella serie “Aggregation”, Kusama traduce in scultura queste ripetizioni infinite: oggetti e mobili di uso quotidiano si riempiono di sporgenze falliche cucite a mano, ad esorcizzare la sua paura del sesso. Riproducendo forme di cose che la terrorizzano, è in grado di sopprimerne la paura. Per mezzo dell’arte cose spaventose si trasformano in qualcosa di divertente.
Sul fronte performativo, specialmente negli Anni ’60, ha organizzato happening pacifisti abitati da corpi nudi che dipingeva ricoprendoli di pois, sua cifra distintiva. È inoltre autrice prolifica: il primo romanzo esce nel 1978, dopo il suo ritorno in Giappone; da allora ha pubblicato oltre 15 romanzi, composto canzoni, scritto un’autobiografia e pubblicato un’antologia di poesie.
Un mondo a pois
Dopo quindici anni negli Stati Uniti, Kusama torna in Giappone. È il 1973. Alle spalle ha una storia di problemi psichici ricorrenti e quando questi si fanno particolarmente acuti, nel 1977, decide di autoricoverarsi in un ospedale psichiatrico di Tokyo, continuando comunque inarrestabilmente a lavorare.
Da allora le sue zucche a pois e le sue “Infinity Room” sono presenti nelle più importanti istituzioni museali internazionali. I suoi pois hanno rivestito alberi, persone, sculture, borse, scarpe, interi negozi, interi ambienti.
Cos’è il Pianeta Terra se non un pois tra milioni di stelle nel cosmo? I pois sono una via verso l’infinito e i pois di Yayoi Kusama hanno conquistato il mondo intero consacrando l’artista giapponese nel firmamento delle figure più significative della storia dell’arte contemporanea.