La “Venere degli stracci” e il movimento dell’Arte povera
A cosa serve l’arte? A questa domanda sono state date un’infinità di risposte. Dalle più semplici, l’arte come puro godimento estetico, alle più normative: il fatto artistico inteso quale strumento per la formazione morale degli individui, tralasciando la funzione dichiaratamente celebrativa, funzionale all’esaltazione di un sovrano, dinastia o regime politico. Purtroppo o per fortuna non esiste, come sostiene George Steiner nei suoi saggi di storia delle idee, un assunto logico in grado di dimostrare “scientificamente” il valore di un’opera rispetto ad un’altra; il solo criterio ragionevole è l’opinione argomentata degli studiosi e degli specialisti – criterio valido per ogni manifestazione culturale, musica e letteratura incluse – insieme agli aspetti percettivi individuali: l’insieme delle emozioni che l’opera d’arte suscita nello spettatore.
Arte per pensare
Un ulteriore criterio di valutazione riguardo allo scopo dell’arte che ha assunto straordinaria importanza nella nostra epoca è la capacità dell’opera di promuovere (e in certi casi addirittura imporre) la riflessione critica, stimolando la connessione tra fatti, manifestazioni, idee e rappresentazione delle idee. L’opera d’arte quale “agente provocatore” il cui compito è stimolare la coscienza che abbiamo di noi stessi e la consapevolezza della realtà del nostro tempo. Un risultato ottenuto attraverso la produzione di segnali di forte, in alcuni casi addirittura enorme, impatto emotivo: esempio classico è “Guernica”, la denuncia potentissima degli orrori della guerra e dei crimini nazifascisti.
L’Arte povera e la critica del consumismo
Settantacinque anni dopo la fine del più spaventoso dei conflitti quali sono i problemi, i conflitti, i casi i drammi che l’uomo contemporaneo deve affrontare? Siamo tutt’ora immersi in una cultura industriale fordista-taylorista basata sul mito del gigantismo lineare, sull’idea che le risorse della Terra siano infinite; che l’unica cosa che conti sia produrre e che l’unico sapere sia quello tecnologico. La Venere degli stracci è stata creata da Michelangelo Pistoletto nel 1967. Anni in cui concetti come “economia circolare” e “sostenibilità ambientale” erano diffusi solo in un ristretto circolo di studiosi e scienziati. Ecco la potenza del fatto artistico: l’opera d’arte che diviene denuncia, monito, grido di dolore.
La genesi della “Venere degli stracci”
Michelangelo Pistoletto è uno dei grandi protagonisti dell’Arte povera, movimento nato in Italia nei tardi anni Sessanta al quale aderiscono artisti del calibro di Alighiero Boetti e Jannis Kounellis. Il nome nacque dal fatto che gli artisti impiegavano materiali di risulta: terra, stracci, legno, scarti industriali in aperta polemica con le aberrazioni tecnologiche della società industriale moderna.
Come nasce la Venere degli stracci. Pistoletto ha usato una copia in cemento della “Venere con pomo” dello scultore neoclassico Thorvaldsen acquistata da un rivenditore di statue da giardino. La statua di Thorvaldsen si ispira alla mitica Afrodite cnidia scolpita da Prassitele intorno al 360 a.c, opera entrata nella leggenda di cui abbiamo memoria solo grazie alle copie romane. Pistoletto la porta nel suo studio e la colloca tra un mucchio di stracci che utilizza per pulire le sue opere. L’accostamento tra gli stracci e l’imitazione dell’imitazione della Venere produce uno straordinario cortocircuito di senso: la Venere – ideale di bellezza – accostata agli stracci, oggetti gli scarto simbolo di degrado. Come sempre accade in tema di “opere aperte” come le definì Umberto Eco, i significati attribuiti nel tempo alla Venere degli stracci sono molteplici: critica del consumismo cieco e distruttivo, necessità di approdare ad una cultura del riciclo, condanna dell’emarginazione sociale).
Pistoletto, ambasciatore dell’Arte povera nel mondo
Per quanto riguarda il ruolo svolto da Pistoletto nel movimento artistico dell’Arte Povera. Germano Celant, teorico dell’Arte Povera, afferma: “Come intellettuale il suo ruolo è stato quello di intrecciare uno spartito europeo di contatti tra artisti facilitando la conoscenza dell’arte italiana, rendendo possibile il dialogo tra gallerie che ha dato avvio alla circolazione della Pop Art in Italia e dell’Arte Povera in Francia, Germania e Stati Uniti.”