La moda sbarca a Procida grazie all’impegno di Centodieci e del Comune di Procida in occasione del secondo evento del progetto “La cultura non isola” realizzato dalla piattaforma per la Capitale della cultura 2022.
L’incontro denominato “La tradizione della Moda” nasce anche a seguito della donazione che Centodieci ha fatto all’associazione “L’oro del mare” per permettere la realizzazione di un costume tipico procidano, un abito che, nel corso dei decenni, sta scomparendo ma che rappresenta i valori delle donne dell’isola e che con questa operazione si vuole recuperare per farne dono all’intera comunità procidana. Un costume che, appunto, affonda le proprie radici nella tradizione e, per questo, su un argomento così vasto sono stati invitati dei relatori di primo piano.
L’evento è stato moderato da Antonio Mancinelli, giornalista, scrittore, critico di moda e professore in diversi atenei italiani pubblici e privati, e ha visto gli interventi del professore di Forme della moda contemporanea all’Università di Bologna, Fabriano Fabbri, dello stilista Antonio Marras, la cui estetica è profondamente influenzata dalla sua isola, la Sardegna, terra in cui è nato e dove ancora oggi risiede, e della costumista e presidente dell’associazione “L’oro del mare”, Elisabetta Montaldo.
L’occasione permette di ripercorrere, innanzitutto, l’origine della moda Made in Italy, che convenzionalmente si fa nascere nel 1951, quando il 12 febbraio il marchese Giovan Battista Giorgini chiede alle case di moda di non guardare più alle aziende straniere, soprattutto francesi, ma elaborare uno stile nostrano che identifichi i prodotti italiani.
Il rapporto tra Italia e Francia nel campo della moda, come racconta Elisabetta Montaldo, in realtà parte già da Procida come ispirazione per i cugini d’oltralpe nel diciannovesimo secolo. Il costume procidano, infatti, ha avuto quello che oggi chiameremmo un vero e proprio boom nell’Ottocento in occasione del Grand Tour, che ha consentito a numerosi intellettuali di scoprirlo e apprezzarlo per la sua bellezza, ricchezza e raffinatezza. In questo modo ha rappresentato una fonte di ispirazione per tanti artisti che li hanno ritratti nei loro quadri, influenzando così la moda francese dell’epoca.
D’altra parte il costume procidano è caratterizzato dal taglio sofisticato e dai ricami in oro che ne impreziosiscono le costosissime sete. Un abito storico, di origine araba, che è la celebrazione sontuosa della storia dell’Isola e delle sue armatrici. Non si tratta di un semplice costume popolare, ma di un unicum tra quegli abiti regionali italiani che tanto hanno significato per la storia del fashion Made in Italy.
Il valore degli abiti tradizionali locali viene esaltato da sempre dal lavoro di Antonio Marras, già stilista per la casa giapponese Kenzo, ma da decenni uno dei più ispirati e originali creatori di moda italiani, che ha sempre tenuto un legame a doppio filo con la sua terra d’origine che ha accompagnato ogni sua collezione haute couture o prêt-à-porter fin dai suoi esordi.
E questi valori li racconta molto bene anche il professor Fabriano Fabbri, illustrando al pubblico come hanno contribuito indubbiamente a creare quello “stile italiano” che ci ha resi celebri nel mondo, in particolare quando si pensa a territori isolani come quello di Procida, ma anche come la Sardegna di Marras, profondamente intrisi di antiche tradizioni.
Uno stile che negli anni, grazie alle influenze della tradizione sulla moda contemporanea hanno contribuito a creare uno “Stile italiano” celebre nel mondo del quale ormai da decenni possiamo andare fieri e che è diventato a sua volta d’ispirazione per tanti stilisti e artisti di altri Paesi.