La parità di genere nel mondo del lavoro passa anche attraverso il riconoscimento del congedo mestruale?
La decisione della Corte Suprema negli Stati Uniti di abolire il diritto all’aborto mostra come i diritti acquisiti non lo siano mai fino infondo. In Italia solo da poche settimane è diventata legge la possibilità per gli uomini di usufruire del congedo di paternità retribuito della durata di dieci giorni. Uomini e donne devono avere gli stessi diritti ma sono biologicamente diversi.
Congedo mestruale
Il primo paese al mondo ad aver previsto il congedo mestruale per le donne è stato il Giappone nel 1917. La motivazione non era legata alle pari opportunità ma nel constatare che molti luoghi di lavoro non avevano servizi igienici adeguati e non esistevano prodotti per l’igiene intima. Il tema fu sollevato da un gruppo di femministe di una scuola elementare. Nel 1947 il Giappone adottò una legge (ancora in vigore) che riconosce alle lavoratrici donne di poter usufruire di un giorno al mese di congedo mestruale sotto forma di autocertificazione. Attualmente nel mondo, sono soltanto quattro i paesi che hanno seguito il modello giapponese: Taiwan, Zambia, Corea del Sud ed Indonesia.
Giappone, Spagna e Italia
Per le aziende giapponesi che non si adeguano alla richiesta di congedo mestruale, scatta la sanzione che è pari a 300.000 yen. Tuttavia, osservando i dati (2015) del Ministero delle Pari Opportunità giapponese, notiamo che solo lo 0,9% ha usufruito della legge. Yukiko, quarantasettenne segretaria in un’azienda, afferma di non aver mai beneficiato della legge perché si sente a disagio nel dichiarare i propri problemi personali. Midori, ex maestra elementare di sessantasei anni, racconta di aver usufruito della legge anche se diventava spesso un problema prendere dei permessi quando c’era molto lavoro, perché minava lo spirito di gruppo. Nel 2016 anche in Italia fu depositata una proposta per introdurre il congedo mestruale ma la bozza non arrivò mai in Parlamento. Storia diversa per la Spagna che è l’unico paese europeo ad aver approvato dal Consiglio dei ministri, il progetto di legge sui diritti sessuali e riproduttivi delle donne, tra cui la misura che introduce il congedo per mestruazioni “dolorose” e “invalidanti”. La proposta dovrà essere approvata dal Parlamento ed avrà un costo stimato in ventitré milioni di euro. Per la ministra delle pari opportunità spagnolo è un piccolo costo da sostenere per riconoscere pari opportunità nel mondo del lavoro alle donne.
Dove non arriva lo Stato, ci pensa il privato
Anche nei paesi dove non è previsto il congedo mestruale, alcune (poche) aziende hanno deciso di garantire il congedo alle proprie impiegate. Fra queste c’è l’azienda pakistana di trasporto Swyftogistics. Il Ceo, Muhammad Uns, avendo lavorato a stretto contatto con le donne per tutta la sua carriera, aveva osservato quanto fosse difficile per alcune colleghe dare il meglio all’azienda in una situazione non confortevole. Le impiegate della sua azienda possono usufruire fino a dodici giorni l’anno retribuiti. Marihyah Arif, culture leader di Swyftlogistics, afferma che da quando è stata adottata questa misura, il clima aziendale è migliorato e non c’è stata alcuna reazione negativa da parte degli impiegati maschi.
“Se vogliamo avere una legge in Pakistan che regoli il congedo mestruale bisogna agire a livello micro per ottenere risultati macro. Il congedo di maternità non era previsto dalla legge vent’anni fa. Il cambiamento può avvenire solo portando alla luce il problema” afferma Marihyah che aggiunge. “Abbiamo introdotto questa regola aziendale per aiutare le nostre dipendenti in primis. Non nascondo però che c’è anche l’obiettivo di portare alla luce un tema che è un tabù nella nostra società, vogliamo facilitare la conversazione attorno alle tematiche femminili”.
C’è chi dice no
Se da una parte per ottenere i diritti bisogna iniziare a coltivarli, dall’altra c’è chi sostiene che l’adozione dei congedi mestruali può essere un boomerang. Antonella Giacchetti, presidente di Aidda, associazione d’imprenditoria femminile, in un’intervista ha dichiarato che una legge del genere in Italia renderebbe ancora più difficoltoso l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro perché favorirebbe l’assunzione degli uomini. Dello stesso avviso l’economista e femminista Loretta Napoleoni. “Le donne hanno sempre avuto le mestruazioni e le hanno sempre gestite. Prendiamo le donne nello sport. Avete mai sentito di una donna che ha sottolineato di aver vinto una medaglia nonostante le mestruazioni?”