L’atteso ritorno dell’artista italiano più famoso al mondo: Maurizio Cattelan
Chi è Maurizio Cattelan? È l’uomo del water in oro massiccio e funzionante installato al Guggenheim di New York nel 2016? O è l’uomo del dito medio in Piazza Affari? O, ancora, quello dei fantocci di bambini impiccati a un albero in Piazza XXIV Maggio che tanto hanno spaventato e indignato i passanti milanesi? O è l’artista della banana attaccata alla parete con lo scotch venduta per 120.000 dollari alla fiera di Miami nel 2019?
Come ha fatto Maurizio Cattelan a diventare l’artista italiano più famoso al mondo?
Imprendibile, indefinibile, inarrestabile Maurizio Cattelan
Maurizio Cattelan nasce a Padova nel 1960, figlio di un radiologo e di un’infermiera. Dopo gli studi presso un istituto tecnico e aver seguito egli stesso un corso per infermieri, inizia a lavorare in ospedale. Ma nel frattempo le foto dei suoi collage e assemblaggi metallici raggiungono diverse gallerie d’arte. Esordisce formalmente nel 1991 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna con Stadium, un lungo tavolo da calcetto con schierati, da un lato, le riserve del Cesena, dall’altro una finta squadra di operai senegalesi sponsorizzata dalla fittizia ditta di trasporti “Rauss”, termine di chiare rimembranze naziste. Una lungimirante riflessione su immigrazione e razzismo che Cattelan mette in scena proprio negli anni in cui, negli ambienti politici settentrionali italiani, nasce il partito della Lega Nord.
Molti dei suoi detrattori sostengono che le azioni di Cattelan siano solamente delle trovate pubblicitarie. Ma è veramente così? O è piuttosto un approccio radicale di avanguardismo critico che lo spinge nel 1993, alla sua prima partecipazione alla Biennale d’Arte di Venezia, a elaborare Lavorare è un brutto mestiere, opera-non opera che prevede l’affitto dello spazio espositivo a lui riservato a una ditta di profumi che la utilizza per pubblicizzare i propri prodotti?
La critica camuffata da goliardia
Cifra distintiva delle opere di Cattelan è una forte riflessione critica camuffata da apparenti non-gesti che di primo acchito possono sembrare scherzosi: nel 1997 torna alla Biennale di Venezia con Turisti, ovvero 200 piccioni (imbalsamati) e un pavimento pieno dei loro escrementi. Niente di più e niente di meno di come l’artista aveva trovato il Padiglione Italia quando vi si recò per il sopralluogo.
Due anni più tardi organizza invece la Sesta Biennale dei Caraibi: non una vera biennale, bensì una vacanza per gli artisti e un viaggio a vuoto per i giornalisti che non vi trovarono neanche un’opera esposta. C’è davvero bisogno di un altro evento mondano il cui focus è il presenzialismo e non certo l’attenzione per la pratica artistica?, sembra chiedersi(ci) Cattelan.
Il successo internazionale
Negli anni le “azioni “ di Cattelan acquisiscono sempre maggior riverbero a livello internazionale, forti di un linguaggio universale che scuote le coscienze attraverso la manipolazione degli strumenti di comunicazione mass-mediatici.
La nona ora, scultura raffigurante Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, viene celebrata niente meno che dal regista Premio Oscar Paolo Sorrentino nella serie The Young Pope con Jude Law, mentre il già citato America, water funzionante realizzato in oro 18 carati, viene offerto in prestito alla figura che neppur troppo segretamente aveva ispirato l’opera, ovvero l’allora Presidente degli Stati Uniti Donald Trump che chiedeva un Van Gogh per le sue stanze private e che alla fine rimase a bocca asciutta.
Cattelan VS Hirst
Tra gli “addetti ai lavori” il fan più famoso del nostro Maurizio Cattelan è niente meno che l’enfant terrible dell’arte contemporanea britannica, Damien Hirst. Spesso i due artistar vengono accostati per tematiche e modalità e proprio l’estate 2021 li vede protagonisti di un “europeo” che si gioca sul territorio italiano: Hirst in mostra a Roma con la riproposizione delle sculture di Treasures from the Wreck of the Unbelievable, mentre Cattelan torna a Milano con una mostra inedita e molto attesa: Breath, Ghosts, Blind.
Chi si aspettava il Cattelan burlone e irriverente è rimasto forse deluso… Minimale, riflessivo, profondo, complesso. Questo è il Cattelan che troviamo nei vasti spazi di PirelliHangarBicocca, con soli tre lavori: una scultura in marmo raffigurante un uomo che dorme vicino a un cane, piccioni imbalsamati che osservano i visitatori dall’alto delle Navate, e un monolite scuro, monocromatico, “fuso” con un aereo. La rievocazione di un’immagine fissa nella memoria mondiale, di uno schock collettivo a cui ritornare con raccoglimento intimo e senza la minima retorica.
Se il water in oro rappresentava una critica non troppo velata all’eccessiva ricchezza americana sublimata nella figura del tycoon Donald Trump, Blind, il monolite di kubrikiana memoria, cristallizza nell’animo dello spettatore un turning point indelebile nella storia dell’uomo: la fine di un continente, che è la fine di un’idea, il collasso di un sistema illusorio che ha trainato con sé il destino di intere popolazioni.
È un pugno nello stomaco questa mostra e segna senza ombra di dubbio l’ennesima vittoria dell’Italia sull’Inghilterra, in questa finale europea 2021 dell’arte contemporanea.
Grazie, Maurizio Cattelan.