Immaginare è resistere: nell’arte di Goldschmied & Chiari complicità fa rima con attivismo
Centodieci ha realizzato il documentario Immaginare è resistere dedicato a Goldschmied & Chiari, il duo italiano dell’arte contemporanea che ha partecipato alla Biennale 2022 con un’esposizione al Padiglione Venezia dedicata alla femminilità.
È sconfinata la produzione di queste due riot grrrl dell’arte contemporanea italiana: Sara Goldschmied (1975) ed Eleonora Chiari (1971) formano il duo Goldschmied e Chiari nel 2001, non lontano temporalmente dagli echi della terza ondata del femminismo che aveva visto la luce agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti.
Riot Grrrl, ragazze in prima fila
La terza ondata del movimento femminista coincide con l’emergere della sottocultura riot grrrl (da riot, rivolta, e grrrl, che sta per ragazza, ma che suona come un ringhio di ribellione), che vedeva in artiste e musiciste le sue portavoce. Chi ha avuto l’occasione di assistere dal vivo ai concerti del gruppo indie Bikini Kill avrà udito l’incitazione della leader, Kathleen Hanna, a lasciar spazio sottopalco alle ragazze, esortando la riappropriazione di uno luogo generalmente occupato dai maschi.
Nei lavori del duo italiano riecheggia la stessa potenza, la stessa forza sovversiva, una protesta costruttiva che utilizza il linguaggio artistico come mezzo di comunicazione.
Sono artiste poliedriche, Goldie e Chiari. Lavorano con diversi media, come fotografia, performance, video e installazione, esplorando i concetti di Storia e Memoria con un approccio provocatorio, giocando sul sottile confine tra ironia e parodia, tra spiazzamento e detournement visivo e semantico. Nel loro lavoro si focalizzano inoltre sull’identità femminile, facendosi sovente protagoniste e interpreti delle loro opere.
Tutto questo, la storia e la potenza comunicativa di Goldschmied & Chiari, è raccontato in Immaginare è resistere che, attraverso interviste alle artiste e la voce dei loro storici galleristi – Galleria Poggiali – e immagini d’archivio ripercorre il loro percorso artistico e delinea un manifesto della loro arte.
Politica e identità
Emblematica in tal senso è “La religione è l’oppio dei popoli”, del 2005: una fotografia nella quale le artiste sostengono un grande striscione che recita la celebre frase di Karl Marx. Nella performance compiuta per realizzare l’opera, i loro corpi rievocano l’iconografia operaia e il linguaggio fisico tipici dell’ideologia comunista.
Nel dittico “Cu cu”, del 2002, sono sempre le artiste a indossare i passamontagna colorati e ricamati all’uncinetto (da Miranda, nonna di Eleonora) con i loro nomi d’arte. Il passamontagna, solitamente realizzato in colori scuri e utilizzato per celare la propria identità al fine di compiere atti vandalici o violenti, viene qui ricontestualizzato, innescando un capovolgimento di funzione.
Nonna e passamontagna tornano in “Senza titolo #17” (2002) dove Miranda fa la maglia mentre ai suoi piedi le artiste avvolgono un gomitolo. Apparentemente una tranquilla scena familiare, ma a uno sguardo più accurato si può notare che la nonna sta realizzando proprio un passamontagna militare.
Esotismo e spazzatura
Di incredibile potenza il video “Dump Queen” (2008) nel quale Lotta Melin, danzatrice professionista svedese, reinterpreta la celebre artista brasiliana Carmen Miranda nel contesto della discarica di Guidonia, alle porte di Roma. Montagne di spazzatura si accumulano nel sito e i gabbiani affollano il cielo. Nel video, Carmen rappresenta una divinità dell’abbondanza tropicale ed esotica che mette in scena un’allegra danza, intonando la canzone “Chica, chica, boom, chic” in un contesto di decadenza e rovina. Come in un rito di rimozione, Carmen balla sui rifiuti ignorando il degrado che la circonda.
Nella serie “Ninfee” sacchetti per rifiuti in plastica colorata galleggiano in un fiume inquinato, richiamando alla mente ironicamente e provocatoriamente i capolavori impressionisti di Claude Monet.
Fumogeni colorati
A partire dal 2014 le artiste realizzano un ciclo di fotografie di fumogeni stampate su specchio, le “Untitled views”. Partendo da una palette di colori primari come quelli utilizzati per le manifestazioni e negli stadi, e attraverso un dialogo performativo che le artiste compiono in prima persona, le nubi si mescolano creando una nuova e variegata gamma di colori. Le nubi cromatiche prendono corpo sulla superficie specchiante come pigmento pittorico su tela, incarnando nella loro mescolanza armonica la complicità e la sintonia che distingue la pratica di queste due eccezionali artiste.
Metamorfosi
Le opere che hanno presentato all’ultima Biennale di Venezia, “Portali” e “Magnifica” attraversano le dimensioni del sogno, dell’inconscio e della metamorfosi, stabilendo un accesso a un mondo misterioso e magico, popolato da presenze ibride e celebrative della multiformità femminile.
Arte come visione, arte come sogno, arte come resistenza, arte come cambiamento. L’arte di Goldschmied & Chiari.