Il senso di Centodieci per l'attualità: questa persona non esiste
Se vi capitasse di imbattervi nel sito thispersondoesnotexist.com quello che vedreste sarebbe il primo piano di un essere umano che nella realtà non esiste in quanto non è mai nato. O meglio, l’individuo raffigurato, non è mai venuto alla luce su questa Terra ma il suo ritratto è stato generato accorpando “pezzi” presenti nell’ormai sterminato catalogo di immagini presenti in rete, da un sistema di Intelligenza Artificiale basato sulla tecnologia detta GAN, cioè “generative adversarial networks”.
Una rete antagonista generativa (GAN) è un algoritmo di Intelligenza Artificiale usato nell’apprendimento automatico non supervisionato. La sua caratteristica peculiare è l’impiego di due reti neurali distinte che si sfidano l’una con l’altra in un contesto di gioco a somma zero. I notevoli progressi fatti in questi anni dalle reti neurali artificiali, hanno fatto sì che siano in grado non solo di riconoscere oggetti e voci a livelli superiori a quelli umani, ma hanno dato risultati addirittura sorprendenti in fatto di sintesi, ovvero di creazione di immagini.
Ed è appunto quello che fa il sito this person does not exist, genera automaticamente un ritratto nuovo ogni volta che viene interpellato, per cui basta ricaricarlo per vederne di continuamente nuovi. Che sia legittimo condurre studi e ricerche in ogni campo e nello specifico in quello dello sviluppo tecnologico è un dato di fatto visto che è il DNA del nostro tempo, ma è altrettanto legittimo domandarsi a cosa questi ritratti servano. Sui media l’argomento è poco trattato. A parte qualche allusione al loro possibile utilizzo per fini non convenzionali o addirittura non leciti, furti di identità, manipolazione della realtà in ogni ordine e grado, di certo l’aspetto ritenuto più rilevante è che concorrono ad alimentare il “fenomeno Fake”.
Cosa possiamo fare? In un suo recente saggio sulle fake news, il giornalista e docente universitario Miquel Urmeneta, per esempio evidenzia l’importanza che ciascuno di noi non abdichi la propria responsabilità di cittadino e di persona. E anche “reclamare uno standard democratico più elevato per quanto riguarda i social network”.
La lotta alla verità ha sempre una dimensione sia individuale sia collettiva e può essere portata avanti attraverso l’esercizio del pensiero critico e di un comportamento etico. Il dialogo sociale sincero muove innanzitutto da una onestà della persona, e, secondo Urmeneta, “ha molto a che fare con la conquista della propria libertà”. Questo è un passaggio cruciale e molto interessante della riflessione. Da questo dipende, infatti, l’assunzione di responsabilità da parte delle persone e il voler mettere il bene comune al centro della rete della comunicazione sociale. Solo così si potrà arrivare ad assumersi la responsabilità di costruire la società nella quale vogliamo vivere. “Una società nella quale la verità possa essere uno scudo contro l’arbitrarietà e l’ingiustizia, in cui il rispetto per le persone sia un riflesso della loro vera dignità”.