Il rapporto uomo e ambiente secondo il fotografo giapponese Takashi Homma
Nato nel 1962 a Tokyo, Takashi Homma ha lavorato a Londra per diversi anni collaborando con alcune riviste di design. Fin dall’inizio della sua carriera, il fotografo giapponese si è concentrato sulle questioni connesse all’abitare e sul rapporto uomo/territorio. Nel 1998 conquista le scene internazionali grazie alla sua mostra Tokyo Suburbia, un lavoro monografico che racconta i quartieri perfettamente curati della capitale giapponese, lasciando nello spettatore un retropensiero d’inquietudine. In quegli scatti si intravedono dei McDonald, simbolo della globalizzazione.
Le Corbusier e Takashi Homma
Il sequel di Tokyo Suburbia diventa infatti M, ricollegandosi alla diffusione dei McDonalds nel mondo raccogliendo le fotografie scattate da Homma tra il 2000 ed il 2010.
La location scelta per presentare la mostra è il Padiglione Esprit Nouveau, situato davanti la sede della Fiera di Bologna. Si tratta di una struttura realizzata nel 1977 da un architetto bolognese che collabò con Le Corbusier. L’obiettivo era quello di ricreare il medesimo spazio che l’urbanista francese realizzò nel 1925 in occasione dell’esposizione delle Arti Decorative di Parigi.
Perché questa location per presentare i lavori di Takashi Homma? Il padiglione ripropone l’idea di città e di unità abitativa che Le Corbusier aveva in mente per costruire le città del futuro, basate sulla serialità. Le Corbusier è consapevole del cambiamento della società non più contadina ma industrializzata e le città devo essere riorganizzate ripensando gli spazi urbani. Il padiglione Esprit Nouveau, gestito dal Comune di Bologna, illustra il progetto delle città del futuro secondo Le Corbusier.
Nel padiglione viene ricreata un’unità abitativa “ideale” secondo l’architetto francese, con la zona giorno a piano terra e la zona notte al piano superiore. Allo stesso modo Takashi Homma con la mostra M parla di serialità legata al cibo e lo fa attraverso McDonald senza conferire alcun metro di giudizio. Il fotografo giapponese ha girato tutto il mondo nell’arco di dieci anni, fotografando McDonalds, dalle Hawaii, alla California passando per la Francia. Lo spettatore si trova davanti delle fotografie che a fatica riesce a collocare geograficamente. M va a standardizzare i paesaggi così come lo fa con il cibo. In realtà Takashi Homma vuole portare l’attenzione dello spettatore sulla struttura esteriore dei McDonalds che sono simili ma non uguali, comunicando al medesimo tempo, permanenza e cambiamento, tipico dei non-luoghi.
Trails
L’altra mostra portata in Italia da Takashi Homma esposta nel medesimo padiglione, è un lavoro più recente realizzato tra il 2009 ed il 2018 intitolato Trails, tracce. Il tema rimane sempre quello legato all’uomo ed all’ambiente ma questa volta il focus viene spostato sulla caccia. Al contrario di quello che si possa pensare, la caccia non è legata all’approvvigionamento alimentare bensì ad una necessità ambientale. Nell’isola di Hokkaido infatti, ogni anno viene aperta la caccia per contenere il moltiplicarsi di cervi. Con Trails, il fotografo giapponese inizia un viaggio alla ricerca delle tracce dei cervi feriti. La mostra si svolge sotto forma di “caccia al tesoro”, un’avventura che ripercorriamo insieme a Takashi Homma attraverso le sue fotografie ma anche con un video che accompagna la mostra. Il fotografo infatti ha posizionato una videocamera che ha documentato per 24 ore, cosa avviene quando un animale viene abbattuto e di come gli animali si nutrono del cadavere.
Takashi Homma è tornato a vivere in Giappone da diversi anni dove continua a lavorare. Nel 2022 presenterà un nuovo lavoro, anche questo legato al rapporto uomo/ambiente e questa volta il protagonista sarà la sua montagna preferita, il Monte Fuji.