Biennale di Venezia 2022, un’edizione straordinaria
Si annuncia davvero straordinaria la 59° edizione della Mostra Internazionale di Venezia che aprirà i battenti sabato 23 aprile. Per molteplici ragioni: è la prima Biennale la cui curatela è affidata a una donna, la critica d’arte Cecilia Alemani; è l’esposizione che vede la netta prevalenza di artiste donne. Ultimo ma non ultimo, partecipano per la prima volta 5 nuovi paesi. Ma procediamo con ordine.
La “Biennale” di Cecilia Alemani
Il curatore della “Biennale” 2022 è Cecilia Alemani, critica d’arte che vive e lavora negli Stati Uniti. Dal 2011 è Direttrice e Chief Curator del programma Arte della High Line di New York; è stata curatrice del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2017 e Direttrice Artistica della prima edizione di Art Basel Cities a Buenos Aires nel 2018.
La sua esperienza è fortemente caratterizzata dall’attenzione da lei data ai “cultural studies”: il campo interdisciplinare che esamina le dinamiche politiche della cultura contemporanea (compresa la cultura popolare) e le sue basi storiche. Gli specialisti che si occupano di “cultural studies” studiano le relazioni che corrono tra le pratiche culturali e i fenomeni sociali come l’ideologia, le strutture di classe, le formazioni nazionali, le etnie, l’orientamento sessuale, di genere e generazione. L’orizzonte culturale della Alemani ha fortemente connotato la 59° edizione. Ciò è avvenuto attraverso il recupero del contributo femminile, tradizionalmente trascurato da una storia dell’arte “bianca e occidentale”. Il risultato: verranno esposti i lavori di 191 artiste e 22 artisti provenienti da 58 nazioni.
Genesi di un progetto
L’edizione curata da Cecilia Alemani concentra i propri sforzi su tre aree concettuali: la rappresentazione dei corpi e delle loro metamorfosi; il rapporto tra persone e tecnologie; la relazione esistente tra i corpi e il nostro pianeta. Cecilia Alemani è stata nominata curatore della Biennale nel gennaio del 2020. A marzo è scoppiata la pandemia, nel mese di maggio è stato deciso di posticipare la Biennale al 2022. E’ stato in quel momento che la curatrice “ha messo in pausa” le idee che aveva avuto fino a quel momento e ha iniziato il dialogo con le artiste e gli artisti. Come ha ricordato in più di un’intervista, aveva in testa per la mostra l’idea della metamorfosi, concetto presente nell’arte da millenni: la trasformazione del corpo simboleggia molti cambiamenti. Dopo essersi confrontata a lungo con gli artisti, il tema della trasformazione ha generato riflessioni molto più ampie: il rapporto con la natura, gli animali, il non umano. “Diventeremo tutti postumani? Come sarà un mondo fatto di relazioni più simbiotiche con altre forme di vita?” si è chiesta la Alemani insieme agli artisti.
Significante e significato
Come avviene in ogni grande manifestazione culturale, le opere d’arte esposte alla “Biennale” propongono al visitatore quesiti centrali della nostra epoca storica; sono domande proposte con continuità e insistenza anche provocatoria: del resto “porre domande” è il compito fondamentale dell’arte contemporanea. Quesiti che esprimono le grandi questioni che hanno dominato il dibattito del mondo scientifico, delle arti, e del pensiero filosofico del nostro tempo. Che cos’è umano e cosa non lo è più? Cosa ci distingue da una macchina, da un algoritmo, da un animale? Quali sono le nostre responsabilità riguardo agli esseri viventi – uomini, animali, piante – del nostro pianeta che la nostra stessa presenza ha così incredibilmente condizionato e mutato?
Il latte dei sogni
La mostra più importante della 59° edizione prende il titolo da un libro di favole dell’artista surrealista Leonora Carrington (1917-2011). Il libro racconta di un mondo magico dove la vita viene reinventata senza soluzione di continuità attraverso l’immaginazione. Un mondo nel quale è possibile trasformarsi e cambiare nei modi più incredibili. Un universo che contempla possibilità infinite. Un universo che è nel contempo è anche un’allegoria del nostro secolo, età che impone una pressione intollerabile sull’identità delle persone. Come quella subita dalla stessa Carrington, costretta nei reparti psichiatrici, costantemente in fuga dagli obblighi di un’identità “fissa e coerente”. Cecilia Alemani racconta che quando chiedevano alla Carrington quando fosse nata, l’artista rispondeva che “era stata generata dall’incontro tra sua madre e una macchina”. Straordinaria commistione fra umano, animale e meccanico che caratterizza molte delle sue opere. La mostra Il latte dei sogni prende quindi le mosse dalle creature fantastiche della Carrington: accompagneranno il visitatore in un viaggio attraverso le metamorfosi dei corpi e i cambiamenti del concetto di umano e dell’umanità.
Come nasce una mostra
Un lavoro imponente e complesso come quello che “Il latte dei sogni” propone nasce dall’incontro, dal confronto e dal dialogo continuo e serrato tra la curatrice e gli artisti. E’ da lì che sono sorte le domande cruciali che riguardano la nostra epoca, l’età in cui le certezze e la nostra stessa sicurezza sono minacciate come mai in passato. Le domande a cui le artiste e gli artisti provano a dare risposta sono: quali responsabilità abbiamo riguardo gli altri esseri umani e tutte altre forme di vita del pianeta? Cosa significa oggi “umano”? Quali differenze separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non-umano? Come sarebbe la vita senza di noi?
Molti artiste e artisti immaginano nelle loro opere una condizione postumana mettendo cioè in crisi la concezione tipicamente occidentale dell’essere umano quale “animale razionale”, centro dell’universo e misura di tutte le cose. Nuove alleanze tra specie diverse prenderanno il suo posto: un mondo abitato da esseri “permeabili, ibridi e molteplici” come gli esseri fantastici inventate dalla Carrington. Tecnologie sempre più potenti e sempre più invasive annulleranno i tradizionali confini tra corpi, generando mutazioni inattese e inaudite che produrranno nuove forme e nuovi modi dell’essere.
Perché visitare la “Biennale”
L’arte contemporanea è per definizione dibattito, ricerca, provocazione, grido d’allarme, manifestazione protesta, urlo di dolore. La “Biennale” di Venezia è da sempre un concentrato delle idee che animano le avanguardie artistiche del mondo. Un’occasione imperdibile per conoscere le manifestazioni più radicali dello spirito del nostro tempo nella più straordinaria cornice teatrale mai inventata dall’uomo.
Alla 59° edizione della “Biennale” di Venezia partecipano 85 paesi. Sono 5 le nazioni presenti per la prima volta (Camerum, Namibia, Nepal, Oman e Uganda). L’Ucraina parteciperà alla manifestazione. La Russia invece ha deciso per la chiusura del proprio padiglione.