Il cinema innovativo? Proviene dal passato
UNA PASSIONE VINTAGE
Cominciamo da una “fotografia”. Una fila di persone che, in piena estate, sfida il caldo per mettersi in fila davanti a una sala cinematografica. Passa un anziano signore e chiede: “Cosa ci fate tutti qui? Offrono gratuitamente qualche prodotto?” e il pubblico pazientemente risponde che no, tutti quegli appassionati in attesa sono riuniti per vedere un vecchio western degli anni Quaranta. Il vecchietto spalanca gli occhi dalla sorpresa e se ne va riflettendo: perché tante persone, tra cui molti giovani, dovrebbero fare quella scelta? La scena – reale – si è svolta durante Il Cinema Ritrovato, il più celebre festival dedicato ai film del passato, che si tiene ogni anno a Bologna, con oltre 300 proiezioni in una settimana, coronate dalle amatissime serate all’aperto in Piazza Maggiore (dove i capolavori della storia del cinema vengono offerti alla cittadinanza e ai turisti su uno schermo gigante).
Esperienze di questo tipo da alcuni anni si sono moltiplicate in Europa, e festival simili si tengono a Lione, Parigi, Londra, Vienna e in molte altre città. Se succede, c’è un motivo. La richiesta è sempre più forte e l’amore per il grande cinema del passato, invece che affievolirsi nell’epoca delle piattaforme digitali, sta crescendo.
DALLA CINETECA ALLA NOSTRA VITA
Non si tratta solamente di una nicchia di appassionati dai capelli grigi. Così come la cosiddetta “Spotify Generation” ha riscoperto i classici grazie alla compresenza di vecchio e nuovo permessa dal mondo digitale (con 15enni che ascoltano Queen, Nirvana e Beatles affiancati alla trap senza soluzione di continuità) anche nel cinema il passato ha assunto un valore.
Con qualcosa in più. La sensazione di molte persone, disamorate del cinema contemporaneo, è che la settima arte abbia avuto la sua età dell’oro nel corso del Novecento. E che i film del passato, anche quelli apparentemente minori, abbiano una marcia in più, offrendo grandi racconti e grandi storie, spesso universali e in grado di superare il tempo per insegnarci qualcosa anche oggi.
I capolavori di John Ford, Alfred Hitchcock, Akira Kurosawa, Jean Renoir, Billy Wilder, e così via, continuano a confermare il motivo per cui il mezzo cinematografico è stata la forma di consumo culturale più importante del ‘900: offrono esperienze di vita, storie vicine e lontane, esempi di mondi alternativi, elaborano artisticamente vicende umane che comprendiamo appieno, pongono domande sull’esistenza, le aspirazioni, i desideri, le paure, le scelte personali e collettive, facendoci uscire dalla visione più intelligenti di quanto fossimo all’inizio (ovviamente nei casi migliori e di fronte ai bei film).
IL FUTURO DEL PASSATO
Giocando un po’ con le parole, questo significa che il cinema del presente non ha futuro? Non è detto. Ma se desidera un futuro, dovrà ascoltare la passione crescente verso la cosiddetta “retromania” e prendere spunto da quando il cinema era al centro del dibattito, e da quando questo mezzo espressivo pretendeva di modellare la società e stimolare gli spettatori. “I film liberano la testa” scriveva il grande regista tedesco Rainer Werner Fassbinder – di cui si celebra il quarantennale della scomparsa proprio quest’anno. Ed è vero, senza steccati di genere o tipologia.
Il fatto che la storia del cinema – come quella della letteratura, dell’arte, del teatro – sembri aver già dato il meglio di sé dipende principalmente dal radicamento che i grandi capolavori hanno ormai nel nostro patrimonio culturale. Quarto potere, La dolce vita, 2001: Odissea nello spazio, La donna che visse due volte, Metropolis e tanti altri titoli hanno meritato corsi universitari, tesi di laurea, monografie, analisi, restauri, edizioni speciali, tavole rotonde, e dunque possiedono una carica simbolica e concreta che nasce dall’essersi tramandati di generazione in generazione.
Oggi è tutto più frenetico, e le serie televisive sembrano essere più rapide nel confrontarsi con i nodi del presente e nel creare “culto” presso gli spettatori. Ma non diamo per spacciato il cinema, che – se saprà guardare indietro alla sua grande storia e contemporaneamente lanciarsi verso il futuro con capacità innovativa – sarà in grado di tornare, se non ai fasti del secolo scorso, almeno a occupare un posto importante nell’immaginario collettivo.