Il cinema e la nuova “Terza Età”
Vivere a lungo, e bene, non solo sullo schermo
È passato tanto tempo da uno dei film più strazianti della storia del cinema, Cupo tramonto (1937), del regista americano Leo McCarey, che fin dal titolo italiano alludeva alla tristezza di invecchiare: in quel film, infatti, due anziani e inseparabili genitori venivano costretti dai figli, emigrati per lavoro in città diverse, a separarsi per seguirli ai capi opposti degli Stati Uniti: il papà con un fratello, la mamma con la sorella. Prima di lasciarsi forse definitivamente (non era epoca di weekend in aereo e ritorno), l’anziana coppia decide di rifare il viaggio di nozze, non più in un clima di allegria per tutta la vita che li attende di fronte a loro, bensì con la nostalgia per i tempi andati e la malinconia invincibile dell’addio imminente.
I tempi sono cambiati, per fortuna (anche se quel film era bellissimo), e oggi – pur essendo la longevità fonte di problemi sociali e di faticoso sostegno ai fragili – dai 70 anni in poi non è più tempo di storie definitive e tombali. Anche il cinema mostra forme di benessere e di socialità che i nuovi stili di vita, oltre che i progressi in medicina e alimentazione, hanno portato alla Terza Età. Di recente, anzi, una parola come aging non indica più solamente l’invecchiamento in quanto tale, ma tutto il processo di maturazione fisica e mentale durante l’esistenza. E l’aging di celebrity e star scatena processi di identificazione molto importanti e non solo legati alla tarda età: per esempio, Federer che si ritira poco più che quarantenne è “vecchio” come tennista, ma ovviamente “giovane” per quello che avrà di fronte.
Desideri e tabù
Tutto bene fino a che non si sfiorano argomenti tabù. Uno di questi è certamente la sessualità. Sebbene esistano ormai numerosi libri, articoli, talk show e testimonianze che sostengono l’accettazione sociale dell’erotismo nella Terza Età, la sua rappresentazione è sempre un terreno scivoloso. Qualche anno fa destò scandalo un film che aveva come protagonista il futuro James Bond, ovvero Daniel Craig, nei panni di un rude quarantenne che finisce con l’avere una storia fisica e passionale con la suocera quasi settantenne (The Mother, 2003). Oggi, con l’uscita di Il piacere è tutto mio, si fa un passo avanti. La protagonista, magnificamente interpretata da Emma Thompson, è un’insegnante in pensione, sessualmente frustrata da un matrimonio insoddisfacente, e pronta a esplorare le sue curiosità e i suoi desideri con un giovane terapeuta del sesso, abituato a insegnare l’amore a donne più anziane.
Ovviamente, non si tratta solamente di mettere in scena attrazioni erotiche tra persone di età differente, ma di trovare il modo giusto con cui narrarle. E soprattutto inserendo la questione di genere: nessuno si è mai scandalizzato nel vedere al cinema rapporti tra uomini molto maturi e giovani donne, mentre il contrario – come in società, del resto – crea tuttora “il caso” di cui parlare.
Il cinema come modello di conoscenza
Insomma il cinema, pur in questa sua fase di difficoltà di fronte a rivali sempre più aggressivi (piattaforme streaming, intrattenimenti social, e così via), non rinuncia alla sua funzione culturale, alla sua spinta verso l’emancipazione. E una parte importante la fanno attrici e attori che invecchiano insieme a noi. In fondo, Emma Thompson ha costruito negli anni una credibilità e una fiducia che ormai gli spettatori le riconoscono. Il capitale simbolico lentamente eretto grazie a titoli come Casa Howard, Quel che resta del giorno, Love Actually o The Children Act diviene una garanzia quando si affrontano ruoli un po’ più delicati, ma è proprio attraverso la sensibilità attoriale (affiancata alla capacità di scrittura e di regia), a sostenere storie come queste.
Certo, i media sono sempre un’arma a doppio taglio. Se parliamo di film e serie televisive, infatti, possiamo trovare un innegabile progresso nei confronti dei racconti sulla terza età, mentre non sempre è così quando parliamo di pubblicità o di reality show. Nel primo caso, talvolta, l’eufemismo crea più danni che vantaggi, con anziani appena incanutiti, perfettamente sani e dai denti bianchissimi, alle prese con vite che occultano qualsiasi problema di salute. Nei reality, invece, assistiamo spesso a ex-celebrità ora decadute che cercano disperatamente di rimanere giovani attraverso un lavoro esasperato (chirurgico e di trucco) sulla propria immagine, con dubbi risultati. Tutte questioni che toccano il nervo scoperto di una società che invecchia sempre più ma che sta ancora imparando a comunicare le sue molteplici realtà.