I corpi anticonvenzionali di Jenny Saville
Si parla molto del corpo femminile nel dibattito artistico contemporaneo: non solo, dunque, del ruolo della donna in quanto artista nel mondo e nel mercato dell’arte, ma anche in quanto soggetto della rappresentazione.
A portare sotto i riflettori questa tematica furono le Guerrilla Girls negli anni ’80, innescando attraverso le loro opere una riflessione puntuale su qualcosa che era sotto gli occhi di tutti e che veniva, però, dato per scontato acriticamente: Do Women have to be naked to get into the Met. Museum? Ovvero, le donne devono essere nude per entrare al Metropolitan Museum? è un interrogativo e un’opera del 1989 che fa parte ora della prestigiosa collezione della Tate. Cita sempre il poster: Meno del 5% degli artisti nelle sezioni di arte moderna sono donne, ma l’85% dei nudi sono femminili.
Il corpo femminile trattato in maniera stereotipata e ipersessualizzata è una problematica, ahinoi! ancora viva. Ma di spunti per superare questa visione, oltre alle Guerrilla Girls, l’arte contemporanea ne offre molti.
Un esempio: l’ex Young British Artist Jenny Saville.
Chi è Jenny Saville?
Saville nasce a Cambridge, in Inghilterra, nel 1970. Frequenta la Scuola d’Arte di Glasgow per poi trascorrere un periodo all’Università di Cincinnati negli anni Novanta. I suoi interessi si focalizzano da subito sulle “imperfezioni” della carne e sulle loro implicazioni sociali. Attraverso l’osservazione delle pratiche di ricostruzione chirurgica approfondisce lo studio del corpo umano, potendone quindi constatare resilienza e fragilità.
Superare i limiti del corpo
Saville rappresenta il corpo umano e il corpo femminile trascendendo, da una parte, i confini della figurazione tradizionale, e, dall’altra, quelli dell’astrazione moderna. La carne sembra prendere vita sotto i suoi pennelli, la distanza tra corpi vivi e la loro rappresentazione si fa via via più sfumata. Con la sua pittura è riuscita a sollevare importanti interrogativi sulla percezione sociale del corpo, affiancandosi, nella sostanza, al movimento del body positive, che restituisce dignità ai corpi non convenzionali, generalmente mal rappresentati dai media, promuovendone l’accettazione.
I pionieristici dipinti di Saville hanno aiutato a tracciare un nuovo percorso per le donne pittrici e per il nudo femminile in quanto soggetto, mettendo in discussione standard di bellezza codificati in immagini, artistiche o pubblicitarie che siano, a cui le donne sono spesso state costrette a conformarsi. Nelle figure di Saville riecheggiano i corpi classici di maestri quali Rubens, Manet e Tiziano.
Saville in Italia
Ed è proprio l’Italia a fare da palcoscenico alle connessioni tra l’opera della ex Young British Artist e l’arte del passato: la pittrice inglese è attualmente a Firenze con una personale al Museo Novecento curata da Sergio Risaliti. Il progetto espositivo si snoda attraverso un percorso che tocca anche altri musei cittadini, come il Museo di Palazzo Vecchio, il Museo dell’Opera del Duomo, il Museo degli Innocenti e il Museo di Casa Buonarroti, mettendo in correlazione Saville con i maestri del Rinascimento Italiano.
Nei volti sorprendenti, nelle membra confuse e nelle pieghe morbide dei suoi dipinti, si può percepire tutta la potenza del corpo non normato, che troppo spesso durante la seconda metà del Novecento è stato mortificato.
Corpi autonomi, voluminosi, che rifiutano di nascondersi e reclamano il loro posto nel mondo. Lunga vita ai corpi anticonvenzionali di Jenny Saville e a quelli di tutte le donne.