Gli Etruschi dialogano con i contemporanei in un nuovo museo di Milano
Come un viaggio al centro della Terra, si discende nelle profondità del sottosuolo per scoprire una civiltà antica, quella degli Etruschi. Sorprende il visitatore il percorso che lo attende a Milano nel nuovo Museo di Arte Etrusca, appena aperto in un bel palazzo ottocentesco di corso Venezia dalla Fondazione Luigi Rovati. Un luogo tutto da scoprire, dove antico e contemporaneo si incontrano in una esposizione che vuole accendere connessioni interessanti, da vedere gratuitamente fino a fine settembre.
Con una decisione che ha lo spirito di un mecenatismo democratico, la fondazione ha scelto di non inaugurare a porte chiuse il museo con pochi privilegiati, ma di aprirlo gratuitamente ai cittadini per le prime settimane (basta prenotarsi al sito fondazioneluigirovati.org). Il museo occupa tre piani dell’ottocentesco Palazzo Bocconi-Rizzoli-Carraro, al civico 52 del monumentale corso Venezia, proprio di fronte ai giardini pubblici. Una dimora aristocratica in stile neoclassico che sorge dove un tempo c’erano gli orti dell’antico convento dei Cappuccini di Porta Orientale, citato perfino dal Manzoni nei Promessi sposi.
Ora le sue sale sono state restaurate e rivivono con colori accesi e accostamenti eleganti e arditi grazie al progetto firmato dall’architetto Mario Cucinella per la fondazione intitolata a Luigi Rovati (1928-2019), medico, ricercatore e industriale farmaceutico (è stato il fondatore di Rottapharm), nonché appassionato di archeologia e collezionista d’arte. Ma quello che più colpisce, come accennavamo, è lo spazio ipogeo che ha completamente trasformato il piano interrato del palazzo. È qui che la creatività dell’archistar ha lasciato il segno più forte.
Attraverso una scala intagliata nella pietra serena si accede alle tre sale espositive: due sono circolari, un’altra, la più grande e impressionante, è ellittica. La pietra serena le riveste con migliaia di conci digradanti tagliati al laser che formano una sorta di caverna – ispirata alle tombe di Cerveteri – misteriosa e insieme contemporanea, proprio come l’allestimento del museo dove in 250 opere si crea un dialogo tra arte etrusca e arte contemporanea. Nella sala ellissoidale, ad esempio, oggetti di vita quotidiana degli Etruschi sono esposti accanto a un vaso di Picasso che raffigura un antico banchetto, mentre vicino a monili millenari si può ammirare una testina di donna in bronzo dorato di Alberto Giacometti. E ancora opere di Lucio Fontana, Arturo Martini, William Kentridge. Il percorso sale poi al piano nobile, dove gli arredi e le boiserie originali dell’800 sono state conservate e reinterpretate con accostamenti cromatici contrastanti, come sorprendono le relazioni tra i vasi etruschi, la tela di Andy Warhol “The Etruscan Scene: Female Ritual Dance”, realizzata nel 1985, a le Polaroid della serie “Etruschi” scattate da Paolo Gioli negli stessi anni. E poi le creazioni site specific di Luigi Ontani, Giulio Paolini, Francesco Simeti e Sabrina Mezzaqui. «Le diverse componenti dell’allestimento hanno l’obiettivo di creare un continuum narrativo nel dialogo per opposizioni o contiguità fra antico e contemporaneo, dal Piano Ipogeo al Piano Nobile – spiega la presidente della fondazione Giovanna Forlanelli – e di dare specifiche sollecitazioni al visitatore che, come esperienza emozionale, oltre ai reperti e alle opere, visita anche gli spazi architettonici. Anch’essi, nella continua variazione di forme, luce e colori, non sono contenitori ma parti dell’esperienza della visita». Un’esperienza che non si esaurisce negli spazi museali, ma prosegue tra sale studio, auditorium, giardino, caffè, bistrot e ristorante, affidato allo chef stellato Andrea Aprea.